lunedì 9 gennaio 2017

La polizia israeliana spara su teenager palestinese, poi l’arresto dopo la denuncia del padre – Gideon Levy



Ahmad Mahmoud stava andando a comprare un paio di scarpe con sua madre, quando un poliziotto gli spara un proiettile di gomma agli occhi.
E‘ stato ricoverato per una settimana e ha perso la vista ad un occhio. Suo padre ha sporto denuncia agli affari interni. Una settimana dopo arrivano i poliziotti per arrestare il ragazzo.
Un adolescente, con la mamma e la zia camminano insieme felici e spensierati per acquistare un regalo – un paio di scarpe nuove – come premio per la sua eccellente pagella. Appena si addentrano in un vicolo, un gruppo di bambini sfreccia verso di loro. Prima di capire cosa stia succedendo, sentono un colpo e il ragazzo cade a terra davanti allo sguardo inorridito della madre, urlando di dolore e sanguinante da un occhio.
Ahmed Mahmoud, 15 anni, studente delle superiori, studente modello ben curato con i capelli alla moda, è sul punto di svenire. Pensava di aver perso la vista, ora settimane più tardi, ricorda di aver vomitato sangue. La madre, Esrar, era in preda al panico.
E’successo un mese fa, il 5 dicembre intorno alle 3.30 del pomeriggio, sulla strada vicino a casa loro nel villaggio di lssawiya nei dintorni di Gerusalemme.
La zia di Ahmed si precipitò in una casa vicina per chiamare un parente che portò l’adolescente al Makassed Hospital, nella parte orientale della città. Secondo il racconto di suo padre Mohammed, avevano paura di portarlo in un ospedale israeliano, perché avrebbero potuto arrestarlo – com’era successo ad altri bambini del posto. Ma dopo aver constatato che nel Makassed Hospital non era possibile l’intervento, i suoi genitori lo dovettero portare all’Hadassah University Hospital, nel quartiere Ein Karem di Gerusalemme.

I Mahmouds sono una famiglia moderna, affabile. I due genitori hanno 42 anni. La figlia più grande studia come educatrice all’Università Ebraica di Gerusalemme.
E‘ stato lo zio del ragazzo, Jamal Aladin, un architetto che si è laureato presso la Bezalel Academy of Arts and Design e che al momento stava lavorando su un progetto nella città di Modi’in, che ci ha informati del caso di suo nipote.
“Ho deciso di scrivere a voi dopo che il medico dell’ospedale Hadassah ha informato mio nipote che aveva perso la vista da un occhio … [e] un altro ragazzo ha perso un occhio nel villaggio di Isawiyah dopo essere stato colpito da un proiettile di gomma sparato dalla polizia di frontiera,” ha scritto.
I medici dell’Hadassah University Hospital hanno verificato che la retina dell’occhio destro di Ahmed aveva subito vistosi danni irreparabili; quello di sinistra non è stato ferito.
Quando Ahmed è stato ricoverato in ospedale, dove è rimasto per sei giorni, ai suoi genitori è stato chiesto com’era successo e loro hanno raccontato che il loro figlio era stato colpito da un proiettile di gomma sparato da un poliziotto di frontiera. Circa un’ora dopo, due investigatori della polizia sono arrivati al pronto soccorso, a quanto pare a seguito della segnalazione del suo arrivo fatta dall’ospedale, come è richiesto in questi casi.
Il padre ha chiesto ai due ufficiali se fossero della juvenile unit – una domanda che i palestinesi di solito non osano fare. I poliziotti hanno detto di non essere di tale unità e di essere lì per la denuncia del padre, riferendo di non avere informazioni su un incidente in Isawiyah.
Mohammed ha raccontato quello che era successo a suo figlio. Gli ufficiali hanno chiesto alla madre e alla zia di andare il giorno dopo a depositare la loro testimonianza alla stazione di polizia israeliana di Shalem a Gerusalemme Est, e loro lo hanno fatto.
Oltre al sanguinamento della retina, il personale medico ha verificato una frattura nella cavità oculare. La madre di Ahmed reputa che il figlio sia stato colpito da una distanza di circa 20 metri. La gente del villaggio ha detto loro che il poliziotto di frontiera che ha sparato contro Ahmed era nascosto dietro un muro ed era probabilmente un cecchino. Ci sono stati molti recenti casi di sassaiole verso poliziotti, che per qualche motivo spesso vengono a Isawiyah alla fine dell’orario scolastico. Negli ultimi mesi, circa otto bambini e ragazzi del posto sono stati colpiti agli occhi con proiettili di gomma, questo nel villaggio crea il sospetto che i cecchini mirino agli occhi.
Una valutazione completa dei danni permanenti alla vista di Ahmed non è ancora nota; allo stato attuale, può a malapena vedere con l’occhio sinistro.
Il 18 dicembre, una settimana le dimissioni dall’ospedale, il padre di Ahmed ha presentato una denuncia all’unità del Ministero della Giustizia perché si facesse un’indagine sugli agenti di polizia. E’ stato informato che non avevano personale disponibile e che lo avrebbero aggiornato (cosa che devono ancora fare).
In seguito, il 26 dicembre, alle 04:30 (della notte), gli agenti di polizia bussano alla porta della casa di famiglia. Ahmed, ancora convalescente, quella notte dormiva a casa dei suoi nonni. Prima di andare a letto insieme a suo nonno aveva guardato su un canale sportivo della pay-TV una vecchia partita con il Barcellona, la sua squadra di calcio preferita.
Quando il padre di Ahmed apre la porta, si trova davanti quattro poliziotti in abiti civili protetti da sei o sette poliziotti di frontiera mascherati e con le armi in mano. Gli ufficiali chiedono di vedere un suo documento per passare poi all’interrogatorio del figlio. Lui spiega che Ahmed non è in casa. La polizia mostra un mandato e incomincia a cercare negli armadi sequestrando due paia di pantaloni. Un paio di Ahmed; l’altro del fratello di 22 anni. Mohammed cerca spiegazioni, ma la polizia porta via entrambi i pantaloni.
I pantaloni sono apparentemente necessari per l’identificazione, sulla base di fotografie in possesso della polizia. Hanno riferito che Ahmed era ricercato per casi precedenti di sassaiole. Gli agenti sono pronti per andare a casa del nonno per arrestare l’adolescente, ma il padre riesce a persuaderli di lasciarlo stare, dal momento che si stava riprendendo dalle ferite e aveva bisogno di dormire. A Mohammed è allora stato detto di portare il figlio alla stazione di Shalem alle 09:00 del mattino.
Mohammed va a svegliare suo figlio, e per non spaventarlo gli dice che è necessario andare in ospedale per una radiografia. Ma Ahmed sente dal padre, mentre lo spiega al nonno, di essere ricercato per essere interrogato dalla polizia.
Arrivati alla stazione di polizia, Mohammed è subito informato che suo figlio è in arresto. Cerca di protestare: in precedenza avevano dichiarato che il ragazzo era necessario per essere interrogato e non avevano ancora iniziato. Cerca anche di spiegare, inutilmente, che il figlio aveva un appuntamento in ospedale.
“Io non ho fatto niente. Perché dovrei aver paura?” Ha risposto Ahmed, quando gli è stato chiesto se aveva avuto paura durante la sua detenzione. Il giorno dopo, il procuratore della polizia dopo aver cercato di rinviare, avrebbe riferito che giudice della Corte lo accusava di aver tirato pietre contro le forze di sicurezza nel mese di novembre fino all’inizio di dicembre.
Ahmed riferisce di essere stato picchiato durante l’interrogatorio: è stato fatto a giacere sul pavimento e preso a calci per circa 10 minuti per costringerlo ad ammettere di aver lanciato pietre. Dice anche che i poliziotti hanno maledetto sua madre e hanno minacciato di arrestarla se non avesse confessato. Hanno anche minacciato di portarlo davanti al preside della sua scuola se non avesse confessato. Poi gli hanno dato un modulo in lingua ebraica da firmare, ma lui ha rifiutato, così dice.
I poliziotti gli hanno detto di avere una sua fotografia mentre lanciava pietre; ha chiesto di vederla, ma non hanno mostrato nulla.
Il padre Mohammed è convinto che l’arresto sia avvenuto solo perché aveva presentato una denuncia all’unità che indaga sul comportamento degli agenti di polizia.
Ahmed nella notte è stato arrestato, è stato portato con mani e piedi ammanettati all’ospedale Hadassah per ottenere un’autorizzazione medica riguardo al suo stato. Ahmed racconta che è stato per ore senza cibo. La sua famiglia ha cercato di inviare medicine e pomate per il suo occhio, ma la stazione di polizia centrale del Russian Compound di Gerusalemme ha richiesto una prescrizione per avere medicine in prigione. Tuttavia Ahmed dice che, durante i suoi quattro giorni di detenzione, non gli è stato somministrato alcun farmaco. Il padre fa notare lo stato del suo occhio al momento del rilascio: rosso e gonfio.
Dopo essere stato detenuto per due giorni, la polizia ha chiesto di trattenere Ahmed per altri quattro giorni; il giudice ha concesso altri due giorni.
Ahmed è stato rilasciato su cauzione di 1.000 shekel ($ 250) e messo agli arresti domiciliari per una settimana. E’ molto dubbio che sarà portato in giudizio.
Il portavoce del distretto di polizia di Gerusalemme ha dichiarato, in risposta ad una domanda del quotidiano Haaretz: “Il sospetto è stato arrestato e interrogato dalla divisione Kedem [delle forze di Gerusalemme] a causa dei suoi coinvolgimenti in incidenti in cui si metteva a rischio la pace. In questo contesto ha partecipato con altri, ed è stato documentato, a lanci di pietre e bottiglie molotov contro le forze di polizia a Isawiyah. Durante il suo interrogatorio, il giudice ha esteso la sua detenzione ed è rimasto in custodia presso il Russian Compound, sotto la tutela del Prison Service Israele. Al termine delle indagini il suo caso è stato trasferito alla Procura della Repubblica per l’esame e la sentenza. Inoltre, è necessario che ciò che dice il sospettato venga discusso con le autorità competenti“.

Anche se gli arresti domiciliari si sono conclusi alle 08:00 di mercoledì della scorsa settimana, Ahmed non può andare a scuola, per paura di affaticare il suo occhio. La madre lo guarda con preoccupazione e gli aggiusta la maglia che indossa. Ahmed di notte dorme nel letto dei suoi genitori, al posto di suo padre, dice Esrar la mamma, mentre va via.
Questa settimana, sono finalmente arrivate le scarpe che lei stava per acquistare un mese fa, con la zia. Ahmed le calza ora – sono stivali australiani alla moda. Suo zio Jamal cerca di rassicurare i suoi timori di non essere più in grado di vedere con l’occhio destro.
“Guardate Moshe Dayan,” dice al ragazzo, “guarda quello che ha fatto con un occhio.”
(traduzione: Invictapalestina.org)


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