domenica 3 settembre 2017

gli ultimi anni dell’umanità – bortocal


ma insomma che effetto fa SAPERE di vivere negli ultimi anni dell’umanita`, quella almeno che abbiamo conosciuto? e parlo di umanita` proprio nel doppio senso della parola.
d’altra parte, la fine dell’umanità, intesa come filantropia e solidarietà universale,  e` strettamente legata alla scomparsa imminente del genere umano, o almeno a un suo ridimensionamento cosi` radicale da essere simile ad una scomparsa – pochi aborigeni dispersi nelle stranissime giungle attorno ai circoli polari, ma non per molto.
ecco, ora che l’ho detto, che effetto fa?
ad essere sinceri, uno spaventoso senso di solitudine.
perché si e` abbastanza soli, diciamo la verità, nel vivere questa sensazione che assomiglia molto ad una situazione profonda di depressione.
. . .
d’altra parte, se si conosce anche soltanto un poco la storia delle civilta`, ​con i suoi precedenti locali, e si ha qualche idea anche soltanto vaga di come funziona la bestia umana collettiva, non c’e` proprio nessuna illusione possibile.
non esiste alcun precedente di una civilta` che abbia saputo fermarsi nel consumo delle risorse per salvarsi: tutte hanno proseguito col loro modello di consumi fino a che e` stato possibile, e poi si sono lasciate andare alla catastrofe, che qualche tempo prima si sarebbe ancora potuta evitare soltanto con qualche forma di autocontrollo; e non senza bagni di sangue, con l’attribuzione superstiziosa della colpa della catastrofe a qualche innocente da liquidare.
non si capisce, del resto, perché oggi si dovrebbe fare eccezione, e sono già sotto i nostri occhi le manifestazioni di questo tipo di reazioni, del tutto incontrollabili razionalmente.
. . .
le religioni, la massima espressione irrazionale del bisogno della specie umana di distinguersi in gruppi contrapposti, tornano ad assumere il loro ruolo storico di strumento di divisione e di odio del diverso.
tanto più assurde le convinzioni alle quali chiedono di aderire, tanto più compatto il gruppo: quando Tertulliano scriveva Credo qui absurdum, credo perché è assurdo, coglieva l’essenziale della religione, cioè la sua precisa funzione sociale.
e` l’assurdità della fede quella che compatta il gruppo; per questo quel che la religione chiede di credere deve essere quanto piu` assurdo possibile: mettete una resurrezione dalla morte, la nascita da una vergine, un uomo che e` anche dio e un dio che e` uno e trino e avrete forse il vertice supremo dell’assurdità di una idea di dio, alla quale nessun’altra persona al di fuori di questo gruppo può credere.
non che, del resto,  sia molto meglio un dio che parla arabo, che detta i suoi insegnamenti ad un mezzo brigante analfabeta e che come massima raccomandazione all’essere umano gli vieta di mangiare la carne di maiale e di digiunare dall’alba al tramonto per un mese l’anno.
le religioni come grandi anticipatrici delle fake news e dei diversi tipi di divieti alimentari che servivano ai diversi gruppi umani per distinguersi, mentre qualcosa di simile appare gia` in svolgimento anche oggi e si profila il tramonto delle grandi religioni storiche, oramai inefficaci, e la nascita di nuove religioni, funzionali a nuovi gruppi chiusi, molto piu`ristretti.
anche diventare vegetariani e fuggire sulle montagne appare in alcuni come una scelta religiosa nuova, che crea legami e dipendenze psicologiche fra gli adepti meglio che l’essere Testimoni di Geova o scientologi.
. . .
l’osservatore rassegnato della catastrofe che nulla oramai puo` piu` evitare sa benissimo che gli umani non hanno nessuna intenzione di sentirsela anticipare, preferiscono viverla quasi a loro insaputa o trasferirla su figli e nipoti, che se la cavino loro.
nel frattempo i media adempiono egregiamente alla loro funzione di armi di distrazione di massa, che e` del resto esattamente quello che la massa chiede.
razzismo, stupri, delitti, fatti strani, leggende metropolitane, deliri: tutto serve a non vedere la catastrofe esattamente prevista che passo dopo passo si realizza come previsto.
. . .
a tratti e` l’informazione locale, più vicina al vissuto quotidiano, che informa sui passi successivi dell’incendio che finirà con l’incenerire la vita sul pianeta e renderlo simile a Venere.
Il gran caldo e la mancanza di precipitazioni stanno costringendo gran parte dei malgari lombardi a rientrare in anticipo. A Bagolino si spera nelle piogge settembrine.
in effetti si guarda il cielo coperto da nuvolaglie gia` quasi autunnali, e si spera ancora, per quest’anno.
Caldo, negli alpeggi scatta il “tutti a casa” con dieci giorni di anticipo. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Lombardia sui pascoli di montagna, dove quest’estate le alte temperature senza pioggia hanno tagliato del 20% la produzione di erba per il bestiame.
del resto anche la vendemmia e` stata svolta in agosto, nei luoghi di produzione classica.
Solo alcuni stanno cercando di prolungare il periodo in alpeggio, molto dipenderà se pioverà nei prossimi giorni per il ricaccio dell’erba.
“Per il momento non abbiamo l’intenzione di scendere anche se l’erba adesso manca, siamo in attesa di piogge settembrine per fare in modo che il tappeto erboso si rinvigorisca, se tutto procede in questo modo rientreremo indicativamente con le tempistiche dell’anno scorso o qualche giorno prima verso inizio ottobre”.
La situazione di allerta riguarda circa 600 alpeggi lombardi con oltre 800 malghe  la maggior parte delle quali concentrate in provincia di Sondrio (37%), Brescia (30%), Bergamo (24%), Como (8%), Lecco (8%), ma presenti anche nel Pavese.
In tutta la Lombardia i prati a pascolo superano i 109mila ettari, di cui quasi la metà in provincia Sondrio, 27 mila ettari nel Bresciano, 21 mila ettari nella Bergamasca, quasi 10 mila in provincia di Como, oltre 2.600 nel Lecchese e 500 ettari in provincia di Pavia.
Appezzamenti a pascolo sono presenti anche a Varese (257 ettari), Mantova (146 ettari), Cremona (103 ettari), Milano (42 ettari), Lodi (22 ettari) e Monza Brianza (12 ettari).
. . .
ma qualcosa traspare, in qualche articoletto nascosto qua e là, anche sulla stampa nazionale (in questo caso con la maiuscola).
È stata la seconda più calda della storia in Italia, inferiore per temperature medie solo all’episodio epocale del 2003, e superiore a quelli recentissimi del 2012 e 2015 e verrà ricordata per l’anomala combinazione di calura e siccità straordinarie.
Dalla fine di maggio il dominio degli anticicloni nordafricani e la calura hanno concesso poche ed effimere tregue, fino all’eccezionale periodo canicolare di inizio agosto, quando diverse città, dall’Emilia Romagna al Lazio, hanno visto stabilire nuovi primati termici assoluti di 42-43 °C e in Sardegna e Sicilia si sono toccati i 45 °C.
A Torino la stagione va in archivio con una temperatura media di 25,5°C, in eccesso di 2,2°C rispetto al normale, confermando la seconda posizione in due secoli e mezzo di misure pari merito con l’estate 2015.
Terzo posto a Modena, dove la media stagionale di 27,2°C ha superato la norma di 3°C.
La siccità ha picchiato duro dalla bassa Valpadana al Centro-Sud, in particolare tra Alessandrino, Piacentino e versante tirrenico. Il Po scorre con portate irrisorie, circa 550 metri cubi al secondo verso la foce, nel Ferrarese, metà della norma. La zona d’Italia che sta soffrendo l’aridità più eccezionale rispetto al clima normale è quella tra Maremma toscana e Lazio, dove non si arriva a 100 mm di pioggia da inizio anno e i tre mesi estivi hanno ricevuto meno di 5 millimetri, generando in vegetazione e colture agrarie uno stress eccezionale, aggravato dalla forte evaporazione indotta dal caldo anomalo. Diverse località della Sicilia non vedono pioggia da inizio aprile, la vendemmia nell’isola si annuncia tra le più scarse da decenni e in Sardegna stanno seccando boschi di essenze mediterranee come lecci e sugheri.
per il caldo è in forte diminuzione la produzione di pomodori e di olive.
qualcuno ha mai pensato che effetto serra significa anche carestie?
oppure è qualcosa che si crede riguardi soltanto i migranti che si vorrebbero tener fuori, senza pensare che non troppo tempo passerà prima che siano gli italiani a dover tentare di migrare, a cominciare dalle isole e dal sud?
Sulle Alpi i ghiacciai perdono due metri di spessore: hanno sofferto come raramente avvenuto in passato, soprattutto sulle Alpi centro-orientali, dove già l’inverno era stato avaro di neve. Tra un paio di settimane i glaciologi si apprestano a misurare perdite di ghiaccio paragonabili a quelle estreme del 2003, 2012 e 2015, ma fin da ora possiamo dire che le riduzioni di spessore del ghiaccio saranno di almeno un paio di metri, cioè il doppio della già sfavorevole media degli ultimi vent’anni.
A questo ritmo, entro metà secolo gran parte dei ghiacciai alpini sotto i 3500 metri sarà definitivamente scomparsa.
ma non e` un fatto estetico: morte dei ghiacciai significa sparizione dell’acqua e desertificazione.
. . .
stiamo distruggendo la nostra geografia e la nostra storia.
già oggi si comincia a consumare più energia per rinfrescare le case d’estate che per riscaldarle d’inverno.
ma la diminuzione dell’acqua sulle montagne significa anche diminuzione della produzione di energia idroelettrica.
Ecco cosa significa il riscaldamento globale, ed è solo un assaggio: estati come questa diventeranno sempre più frequenti, e verso il 2100 ci sarnno 5-8°C in più.
al posto dell’Italia in cui viviamo ci sarà un deserto simile al Sahara.
che cosa succederà dopo nessuno ha voglia di pensarlo.
. . .

parliamo di immigrati e di stupri, dai.
. . .
dal commento di Silvano:

732   DI UN CIPRESSO
Pensi davvero di essere
Più utile alla vita di una talpa o di un grillo?
Quali opere puoi vantare
Verso il nido che ti ha accolto
Che non siano danno?
Quali meriti del tuo gran pensare
Ti hanno fatto migliore di un cipresso?


737   SIAMO NOI
Siamo noi il caldo estremo
Con i nostri venti maglioni a testa
Scaldiamo la terra
Che suda e scioglie ogni inverno.
Siamo noi l’alluvione
Che annega ed inonda,
Nostre le nubi di fumo
E le mille strisce bianche nel cielo.
Siamo noi la siccità
Che secca campi e vite
Con i condizionatori
Ed i nostri centri commerciali.
Siamo noi l’estinzione di massa
Che ha svuotato il mondo di rane e farfalle
Con i nostri campi di mais
Ed i mobili lustri di teck.
Siamo noi gli stupidi ingordi
Intontiti dal possesso.

Nessun commento:

Posta un commento