martedì 26 settembre 2017

Un parlamento con le mani insanguinate - Tonio Dell’Olio


301 voti contrari e 120 a favore. La Camera dei Deputati ha respinto le richieste rivolte al governo per bloccare la vendita di armi a Paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani come peraltro disposto dalla legge 185/1990 e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi.
Ciò che premeva particolarmente era la richiesta di sospensione di invio delle bombe fabbricate a Domusnovas (leggi anche Uno sporco lavoro e i suoi danni collaterali) verso l’Arabia Saudita che le sta “utilizzando” per bombardare lo Yemen. Il bilancio di quelle operazioni secondo vari organismi internazionali è di oltre diecimila morti, quarantamila feriti, due milioni di bambini in stato di malnutrizione e di una dilagante epidemia di colera.
La carrellata degli interventi contrari (e vincenti) ha del tragicomico. A cominciare dai deputati del Partito democratico, i cui colleghi del parlamento europeo solo qualche giorno prima (13 settembre) avevano votato a favore di un embargo di armi ai danni dell’Arabia Saudita da parte dei governi dell’Unione. Ci sono poi stati quelli che hanno vantato il progetto di cooperazione internazionale di dieci milioni di euro da parte dell’Italia per aiutare la popolazione yemenita. Come dire che con una mano vi distruggiamo e con l’altra facciamo finta di aiutarvi. E, infine, coloro che hanno provato a giustificare la strategia militare dei sauditi con l’intento di arginare l’influenza iraniana dilagante nella regione.
A tutti loro andrebbe ricordato che, come hanno dichiarato autorevoli rappresentanti tedeschi, quelle bombe vengono costruite dall’azienda tedesca RWM in Italia perché secondo la loro legislazione non sarebbe possibile esportarli verso un Paese in guerra. Per la verità anche da noi. Solo che noi, in nome del dio denaro, diventiamo più disponibili. E intanto in Yemen si muore.

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