Dire che «è stata un’edizione da record» è scontato, lo si fa dopo ogni evento. E allora eccovi tutti i primati del Festival più boicottato del mondo
Il Festival
di letteratura working class di Campi Bisenzio, realizzato all’interno del
presidio sindacale della fabbrica ex Gkn, è arrivato alla terza edizione e
quest’anno si è svolto dal 4 al 6 aprile 2025. Dire che «è stata un’edizione da
record» è qualcosa che tutti i direttori artistici di un festival devono dire,
anche quando non è vero. Tocca farlo quindi, in maniera scherzosa ma non
troppo, anche a me, che nella neolingua del marketing culturale di questo
festival sono il direttore artistico, ma forse meglio: l’assemblatore del programma.
Solo che, come vedrete presto, i record del nostro festival sono diversi da
tutti gli altri.
Il Festival
di letteratura working class nasce come un progetto folle: parlare di
letteratura operaia dentro a una fabbrica, in una zona industriale mal collegata
dal centro di Firenze e lontana dalle logiche di gentrificazione culturale, con
l’aiuto di un collettivo operaio che lotta da anni contro i licenziamenti.
Tutto questo senza un becco di un quattrino, provando anzi a chiedere un aiuto
economico a sostenitori popolari, invece che a sponsor privati. Eppure è un
progetto riuscito: il Festival ha visto ogni anno aumentare i suoi numeri,
tanto che le persone che hanno partecipato al festival sono aumentate dalle
3.500 del 2023 alle 5.000 del 2024 fino alle 7.000 del 2025. Questo è il primo
record.
Ma c’è di
più: anche in termini numerici tutto questo fa del Festival di letteratura
working class un evento unico al mondo. Sono pochi infatti gli eventi dedicati
a questo tipo di letteratura, e sono raccolti perlopiù solo in ambito
anglosassone o comunque nordeuropeo. C’è stato un bel festival a Bristol nel
2021, il Working Class Writers Festival; c’è un Festival che si svolge in un
giorno solo a Tampere, in Finlandia; ho avuto anche notizia di un evento in Corea
del Sud: ma sono numeri molto più contenuti, che mobilitano al massimo qualche
centinaio scarso di persone. In Italia è successo quello che nessuno si
aspettava: un’affermazione della letteratura working class che passa attraverso
la mobilitazione politica, la creazione di un pubblico letterario che fa a meno
delle vendite di un best-seller creato artificalmente dall’industria del libro.
Apparso come una meteora proveniente da nord nel campo letterario italiano, il
Festival di Campi Bisenzio è diventato ormai il più importante evento di
letteratura Working Class in Europa (ma si può dire anche nel mondo): e
questo è il secondo record.
Si potrebbe
sostenere che è facile diventare il festival di letteratura più importante al
mondo per una corrente letteraria così specifica: in fondo la letteratura
working class è roba di nicchia. Ma la replica è già pronta. C’è qualcosa per
cui questo Festival vince su tutti gli altri festival del Bel Paese, ed è il
terzo record: il nostro è il Festival letterario o culturale più sabotato
d’Italia.
Il Festival
di Letteratura working class infatti è stato ostacolato più volte: nel 2023, la
proprietà dell’ex Gkn ha minacciato denunce per chiunque fosse entrato al
Festival; nel 2024, un sabotaggio ha causato il black-out della fabbrica
obbligando tutti a spostarsi nel piazzale antistante; inoltre i partecipanti al
Festival sono stati spiati per tre giorni da un drone, mentre la proprietà ha
speso parole dure verso alcuni artisti, come Elio Germano, che avevano invitato
il pubblico a partecipare al Festival. Infine quest’anno, poco prima
dell’inizio del Festival, è stata avviata una terza procedura di licenziamento
collettivo nei confronti degli operai dell’ex Gkn, e la coincidenza lascia
intristiti e attoniti. Tutte queste cose non succedono nei festival che si
rivolgono a un pubblico a ricco capitale culturale.
Aggiungiamo
poi, e questo è il quarto record, che tra le tante iniziative promosse dagli
operai del Collettivo di fabbrica ex Gkn nella loro lotta contro i
licenziamenti (manifestazioni, picchetti, volantini, ecc.) il Festival è stato
probabilmente l’iniziativa che più ha fatto incazzare la controparte padronale,
e anche questo è un record. Ve lo immaginate, in un paese idealista e piccolo
borghese come l’Italia, quanto debba turbare il classismo dei ricchi la scena
di un operaio su un palco con un libro in mano?
C’è poi un
quinto record: il Festival di letteratura working class è anche l’unico in cui
gli organizzatori hanno costruito con le proprie mani il palco: il palco
quest’anno è stato infatti costruito dagli operai della ex Gkn con l’aiuto di
alcuni carpentieri teatrali. Anche questo è qualcosa che non vedrete mai nei
festival frequentati dalle belle persone vestite in abiti di lino color
crema.
Ancora, il
sesto record: calcolando che in questa edizione delle 7.000 persone
affluite al festival ben 5mila hanno partecipato al corteo del sabato, e che
sono stati venduti ben 3.000 libri, possiamo allora dire che il festival ha
dato luogo alla manifestazione con più persone con un libro in tasca nella
storia del movimento operaio. È una delle particolarità del festival, che
incrocia letteratura e politica, e fa della letteratura un atto politico.
Infine un
settimo e ultimo record, ma è forse il più importante: gli operai del
Collettivo Gkn sono i protagonisti della lotta più lunga del movimento operaio
italiano (e forse del movimento operaio europeo, avendo superato di gran lunga
i minatori inglesi del 1984). Il giorno di apertura dell’edizione 2025 del
festival coincideva infatti con il giorno 1.367 di assemblea permanente in
fabbrica.
Tutti questi
record sono da un lato il risultato dell’abbraccio di migliaia di persone a una
fabbrica, e dall’altro della convergenza culturale tra un collettivo operaio e
un gruppo di lavoratori della conoscenza. E ci stiamo già preparando per un
nuovo progetto, il primo Polo culturale working class che fa parte del nuovo
piano industriale elaborato dal basso dagli operai ex Gkn e che dovrà diventare
un hub europeo della letteratura e della cultura working class. Ma prima
bisogna che gli operai vincano la loro lotta. Poi potremmo dire di avere un
nuovo record: aver superato Adriano Olivetti nella produzione di ricchezza
sociale e culturale di una fabbrica. Con la differenza che a Ivrea l’attivismo
culturale lo faceva dall’alto un padrone illuminato, e allora tutti a spellarsi
le mani; se invece la stessa cosa la fanno dal basso dei metalmeccanici in
dismissione, apriti cielo. «Che roba contessa…».
Alberto
Prunetti, scrittore e traduttore, è autore tra l’altro di 108 metri. The new working class
hero (Laterza, 2018) e Amianto. Una storia operaia (nuova
edizione Feltrinelli, 2023). Per Alegre dirige la collana di narrativa Working
Class.
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