Oggi l'Osservatore romano, il giornale ufficiale del Vaticano, apre sulle
condizioni disumane in cui si vive e si muore a Gaza. A Manfredonia il vescovo
ha detto che Gaza è un campo di concentramento. Il patriarca cattolico di
Gerusalemme è intervenuto sulla tv della Chiesa per definire una
"catastrofica vergogna" quello che sta succedendo a Gaza.
Tra le tante cose stranianti di questi giorni c'è il fatto che i cattolici
sembrano rimasti quasi gli unici a denunciare con cocciutaggine una tragedia
umanitaria, sanitaria, sociale, idrica: continuata nel tempo e dovuta non a un
terremoto o a un'inondazione, ma alla mano degli uomini, di un esercito, di uno
Stato.
"Quasi" gli unici perché a denunciare il massacro quotidiano sono
anche i pro-pal, più una parte dell'associazionismo e della sinistra meno
moderata, certo.
Ma quello che sta accadendo non è cosa che dovrebbe appartenere solo ai
filo-palestinesi: riguarda - dovrebbe riguardare - tutti e tutte. Senza
distinzione di partito, di ideologia e nemmeno di visione politica rispetto
alla situazione mediorientale.
Dovrebbe gridare di rabbia - o almeno non nascondersi sotto un tappeto -
anche o soprattutto chi ama la storia del popolo ebraico e il suo diritto a
vivere in sicurezza in Israele.
Dovrebbe gridare, e con la stessa foga, chi con ogni ragione lo ha fatto
dopo il 7 ottobre per le persone innocenti uccise e rapite in quel giorno.
Invece, pro-pal a parte, a gridare sembrano rimasti solo i cattolici.
Chi come me non è cattolico - e ha anche una visione piuttosto equidistante
e molto sfumata sul conflitto israelo-palestinese - è quindi totalmente privo
di rappresentanza e di compagnia di fronte ai massacri, allo sterminio,
all'inferno provocato da esseri umani su altri esseri umani.
Grido quindi qui da solo. Grido contro la disumanità in corso.
Se vi è possibile e se vi sembra giusto, fatelo anche voi.
Nessun commento:
Posta un commento