Perché i non credenti hanno amato papa Francesco - Alessandro Gilioli
C’è un
motivo semplice per cui oggi Bergoglio sembra pianto dai non credenti o dagli
incerti più che dai credenti certi e decisi: questo è stato il papa dell’etica
cristiana e non della metafisica cristiana. Almeno nella comunicazione, che
oggi è tutto o quasi. Ma anche in un paio di encicliche, specie la Laudato si’.
L’etica
cristiana è quella semplice di base: i poveri, gli ultimi, i fragili, la pace,
la natura. Poca metafisica, pochissima teologia, pochissimi dogmi, rarissimi i
divieti che tanto piacevano al suo predecessore.
Noi non
credenti e laici, nello sfacelo etico dei valori non agganciati ontologicamente
con cui faticavamo fin dall’illuminismo e che oggi vediamo devastati dalla
contemporaneità magico-carismatica, ci siamo così attaccati a questo profeta
dell’etica cristiana, che facevamo nostra spogliandola dal suo corredo
ontologico e teologico – alla quale per agnosticismo o ateismo o razionalismo
non potevamo aderire.
Detta
più semplicemente: noi non credenti ci siamo avvicinati a questo papa (alle sue
parole) perché abbiamo avvertito un’interiore empatia “politica” ai messaggi
etici del cristianesimo senza bisogno senza la necessità di fare nostra la
metafisica e la teologia cattolica.
Questo
ha prodotto peraltro una certa avversione verso questo papa in due categorie
diverse.
La prima
è quella composta dai cattolici metafisici per i quali il centro del
cristianesimo è mistico, teologico e perfino miracolistico molto prima che
etico, sociale e ambientale (per semplicità e banalizzazione: i ratzingeriani).
La
seconda categoria a cui questo avvicinamento dei laici al papa ha dato fastidio
è quella dei laicisti, di cui il pezzo di Cinzia Sciuto è
lucido esemplare, timorosi di una subornazione del pensiero laico a Santa
Romana Chiesa.
È
curiosa questa pur occasionale alleanza di opposti, ratzingeriani e laicisti,
che per provocazione scherzosa e affettuosa chiamerei asse Viganó-Sciuto.
Personalmente
sì, sono tra i laici che hanno apprezzato il messaggio sociale, pacifista e
ambientalista di Bergoglio. Lo rivendico, lontano da ogni possibile
conversione. Ma forse è solo perché da ragazzo non credente ascoltavo il
cristianesimo laico di Fabrizio De André studiando quello teologico di
Sant’Anselmo, preferendo decisamente il primo.
Il saluto di un non credente
materialista - Stefano Risso (Attac
Torino)
Benché io sia non credente e la mia
intuizione del mondo sia totalmente e serenamente materialistica, ho provato un
grande senso di tristezza e di solitudine per la scomparsa del Pontefice Papa
Francesco.
Non ci ha lasciato solo la più eminente
figura, a livello mondiale, di questo XXI secolo.
Secolo ancora giovane certo, ma non più
in fasce; e non si vedono ancora all’orizzonte figure in grado di eguagliarne
la statura.
Una perdita grandissima per i movimenti
sociali di tutto il pianeta.
Ho avuto la fortuna di essere presente
al terzo incontro del Pontefice con i movimenti sociali, in sala Nervi nel
2016. Mai, in questo secolo, da una posizione così eminente, si è sentita una
così dura condanna dell’ingiustizia sociale, sia che si manifesti sul piano
economico che su quello ecologico.
L’analisi della causa dell’ingiustizia
e delle modalità concrete del suo operare, fu chiarissima, come la denuncia
delle responsabilità. In quella sala il numero di non credenti era, per il
luogo, insolitamente alto. Ed eravamo, tutti noi non credenti,
meravigliosamente stupefatti (e credo anche commossi) dalla piena
compatibilità, per non dire coincidenza, con le nostre analisi.
Una sala piena di attivisti di
movimenti sociali e sindacalisti di ogni parte del mondo; credenti e non.
Era presente anche l’ex presidente
dell’Uruguay José Mujica (ricordiamolo: ateo e già guerrigliero di inspirazione
marxista) che, in quell’occasione il Pontefice chiamò: “il mio amico Pepe
Mujica”!
Grande assente: l’intellettualità
italiana. Assenza che palesa una decadenza di importanza storica.
Rimasi colpito anche dal profondo
rispetto mostrato dal Pontefice per i non credenti. Il suo discorso si concluse
così: “Vi chiedo per favore di pregare per me, e quelli che non possono
pregare, lo sapete, pensatemi bene e mandatemi una buona onda. Grazie.”
Un distacco, da chi strumentalizza la
Fede come elemento identitario per fini di potere, totalmente implicito; ma che
non poteva essere più completo ed elegante.
Non avremmo dovuto essere sorpresi. Già
all’inizio del pontificato, nella Evangelii Gaudim c’è l’affermazione: “questa
economia uccide”.
Non l’economia in senso lato, come una
dimensione, tra le tante, delle relazioni tra esseri umani; ma questa economia,
con questa forma che ha assunto in questo momento storico con queste relazioni
tra queste classi sociali nell’uso di queste risorse.
Per condannare i danni (forse
bisognerebbe scomodare la parola “male”) di “questa economia” fu scelta
l’epitome di ogni danno: “uccide”.
Per un Pontefice, anche se non solo per
lui, l’uccisione è sempre l’uccisione del fratello.
Un altro aspetto di importanza storica
che non ci deve sfuggire è il profondo rispetto per la libertà di pensiero per
tutti, compresi i non credenti. Il Pontefice che ci ha appena lasciato ha
portato la più grande autorità dell’Islam sunnita Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam
dell’Università Islamica di Al-Azhar, a firmare la dichiarazione di Abu Dhabi
il 4 febbraio del 2019 in cui si afferma:
“questa Dichiarazione sia un invito
alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti
e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà”.
Per la prima volta un’autorità
religiosa islamica riconosce il principio della libertà religiosa non solo come
diritto di credere in un’altra religione; ma anche di non credere in alcuna
religione.
Se il cosiddetto “Occidente” non sono
solo le cannoniere della Regina Vittoria, Gran Madre del Liberalismo, che hanno
imposto con la violenza il consumo dell’oppio al popolo cinese; nessun leader
del cosiddetto “Occidente” ha fatto di più per l’affermazione universale dei
principi “occidentali”.
La dichiarazione di Abu Dhabi riflette
anche la comune preoccupazione delle due alte personalità, rappresentative
delle due confessioni religiose più praticate al mondo, sul tema del pace e
della “terza guerra mondiale a pezzi”.
Occorre sempre tenere a mente che
quest’espressione, condivisa anche dal Grande Iman di Al-Azhar, è di molto
precedente sia il 24 febbraio 2022 che il 7 ottobre 2023.
La scomparsa di Papa Francesco si fa
particolarmente sentire, anche perché avviene nel momento in cui i pezzi del
mosaico delle varie guerre potrebbero comporsi rapidamente in un unico, non
voluto da nessuno ma progressivamente inevitabile, vortice di un’unica grande
guerra.
Al dolore della sua scomparsa si
aggiunge un elemento di profonda preoccupazione per il subitaneo venir meno
dell’unico interlocutore rispettato da tutte le parti in causa nelle guerre in
atto.
Il pensiero non può non correre al
fatto che un altro Pontefice morì il 20 agosto del 1914 quando iniziava la grande
“inutile strage”.
Un condolente saluto a tutti
scrive Angelo Inglese
…e mentre versano viscidissime lacrime, e le loro pompose dichiarazioni
offuscano, con putrido incenso, la scena d’un tragico teatrino, preparano
l'undicesimo pacchetto di armi…
Poi, però, con volti pii e cristiane cere incipriate, assisteranno al
mondano rito funebre di Piazza San Pietro…
«Serve il coraggio della bandiera bianca: il negoziato non è mai una resa.»
«Indagare se a Gaza c’è un genocidio.» «Disarmare le parole per disarmare
le menti e la Terra.»
«Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza di difesa non
può trasformarsi in corsa generale al riarmo.»«Forse l'abbaiare della Nato alla
porta della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire…»
A NOI CI PIACE RICORDARLO COSI'!
Nel 2021 Papa Francesco incontrò i portuali di Genova in
sciopero per bloccare le armi in transito verso l'Ucraina.
Nella foto si vede uno dei lavoratori del CALP, il Collettivo
Autonomo Lavoratori Portuali, porgergli la loro maglietta!
In quei giorni i Camalli genovesi erano sotto inchiesta della
polizia e rischiavano il licenziamento.
Il Papa li volle incontrare e dopo avergli manifestato il
proprio sostegno gli disse: “Bravi! Continuate così!”
scrive
Roberto Vallepiano
Trovo mille volte più anticonformista l'accoglienza della Pachamama in Vaticano e la celebrazione del culto della Madre Terra nei giardini vaticani, in omaggio alle culture ancestrali indigene e amazzoniche, che il lugubre nichilismo liberal che vuole soltanto atomizzare e frammentare qualsiasi entità collettiva per celebrare il dogma individualista del Dio denaro e il culto tossico del libero mercato.

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