Un altro inquietante libro del
romanziere giapponese, pubblicato nel 1999, incentrato sul personaggio di Sumire, la aspirante scrittrice che la vita la vuole descrivere e poi ci cade
letteralmente dentro, la sua amata Myũ che invece la vita sensuale l'aveva
rifiutata da tempo, ed il giovane e anonimo maestro ed io narrante, che pare orientato a
guardare la vita degli altri, entrandovi solo occasionalmente.
La vicenda è semplice e ruota
attorno a due eventi ai limiti della comprensione razionale, e ad un elemento
insolito (l'innamoramento per un'altra donna da parte di Sumire che mai aveva
avuto queste inclinazioni), e si può suddividere in sei fasi…
…L'idea,
dunque, è davvero ottima. Azzeccatissime risultano le immagini scelte ed
efficace la cura psicologica dei personaggi.
Tuttavia, mi viene difficile giudicarlo un buon romanzo, a causa di una serie di scelte narrativi che mi sono sembrate assolutamente sbagliate, fuori luogo, insensate e fondamentalmente inefficaci.
Il romanzo è breve, ma la lettura è affaticata da una narrazione lenta e noiosa, almeno per tutta la prima parte. Improvvisamente, poi, il ritmo accelera, la narrazione cambia tono, e il lettore spaesato si ritrova a viaggiare fino in Grecia: e mentre il surreale avanza - ma in queste atmosfere, tipiche di Murakami, c'è qualcosa di troppo macchinoso ed artificioso - il lettore si sta ancora interrogando sulla plausibilità dei primi eventi descritti, sul colpo di fulmine di Sumire, sul rapporto incomprensibile che improvvisamente nasce con la donna matura. Finché tutto diventa troppo assurdo, e le trovate surreali finiscono addirittura con l'apparire più plausibili del comportamento dei personaggi.
Mi dispiace, ma questa volta Murakami non mi ha proprio convinto.
Tuttavia, mi viene difficile giudicarlo un buon romanzo, a causa di una serie di scelte narrativi che mi sono sembrate assolutamente sbagliate, fuori luogo, insensate e fondamentalmente inefficaci.
Il romanzo è breve, ma la lettura è affaticata da una narrazione lenta e noiosa, almeno per tutta la prima parte. Improvvisamente, poi, il ritmo accelera, la narrazione cambia tono, e il lettore spaesato si ritrova a viaggiare fino in Grecia: e mentre il surreale avanza - ma in queste atmosfere, tipiche di Murakami, c'è qualcosa di troppo macchinoso ed artificioso - il lettore si sta ancora interrogando sulla plausibilità dei primi eventi descritti, sul colpo di fulmine di Sumire, sul rapporto incomprensibile che improvvisamente nasce con la donna matura. Finché tutto diventa troppo assurdo, e le trovate surreali finiscono addirittura con l'apparire più plausibili del comportamento dei personaggi.
Mi dispiace, ma questa volta Murakami non mi ha proprio convinto.
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