…chi era il punto di coagulo
dell’opposizione negli anni settanta? Era il PCI, uno strano partito che pur
essendo di massa, a un certo punto decise che non poteva bastare a se stesso, e
perciò alle elezioni presentava candidati indipendenti. Naturalmente questi
condividevano molte idee di quel partito, non andavano certo in campo
avversario, ma avevano biografie autenticamente svincolate ed erano in grado di
rappresentare interessi che il PCI non raggiungeva con le sue sole forze. La
cosiddetta Sinistra Indipendente formava perfino un suo gruppo parlamentare
autonomo, che portò alle Camere voci autorevoli, competenti, oneste, rappresentative,
perfettamente in grado – una volta concluso il mandato – di non impigliarsi per
sempre al “mestiere” politico. Questi parlamentari contribuirono tra l’altro a
scrivere ottime leggi, cosa niente affatto secondaria.
Ebbene, il Movimento Cinque Stelle, lo ripeto, è di fatto il punto di coagulo dell’opposizione dell’oggi e dell’immediato domani, e ha una straordinaria responsabilità storica, che anche in bocca a Beppe Grillo suona con queste esatte parole: «Ma ora come fai a deludere le aspettative di tanta gente?»
Se la sua preoccupazione è questa, allora diventa cruciale, nel brevissimo tempo che rimane da qui alle elezioni, presentare liste migliori di quelle varate con la consultazione infra-partitica delle «parlamentarie». Non c’è tempo per fare una grande selezione di massa. C’è tempo invece per guardarsi intorno fra «rappresentanti di tante liste civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti» (riuso le parole di Beppe). I Cinquestelle li conoscono già: «I No-Tav, quelli dell’acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri referendari.» Scelga Grillo alcune decine di «saggi» indipendenti da presentare in vista delle elezioni in aggiunta al quadro delle liste attuali: alcuni da candidare come parlamentari, altri come possibili ministri, altri come autorevoli garanti. L’esposizione di Grillo sarebbe calibrata e cesserebbe di essere una sovraesposizione. La presenza di parlamentari indipendenti e non trasformisti sarebbe il seme di una nuova democrazia. Diventerebbe il punto di confluenza di una forza popolare in grado di dirigere e riformare profondamente la Repubblica. Troverebbe un’Italia disposta a una reale alternativa. Darebbe una prospettiva a milioni di elettori altrimenti portati ad astenersi…
Ebbene, il Movimento Cinque Stelle, lo ripeto, è di fatto il punto di coagulo dell’opposizione dell’oggi e dell’immediato domani, e ha una straordinaria responsabilità storica, che anche in bocca a Beppe Grillo suona con queste esatte parole: «Ma ora come fai a deludere le aspettative di tanta gente?»
Se la sua preoccupazione è questa, allora diventa cruciale, nel brevissimo tempo che rimane da qui alle elezioni, presentare liste migliori di quelle varate con la consultazione infra-partitica delle «parlamentarie». Non c’è tempo per fare una grande selezione di massa. C’è tempo invece per guardarsi intorno fra «rappresentanti di tante liste civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti» (riuso le parole di Beppe). I Cinquestelle li conoscono già: «I No-Tav, quelli dell’acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri referendari.» Scelga Grillo alcune decine di «saggi» indipendenti da presentare in vista delle elezioni in aggiunta al quadro delle liste attuali: alcuni da candidare come parlamentari, altri come possibili ministri, altri come autorevoli garanti. L’esposizione di Grillo sarebbe calibrata e cesserebbe di essere una sovraesposizione. La presenza di parlamentari indipendenti e non trasformisti sarebbe il seme di una nuova democrazia. Diventerebbe il punto di confluenza di una forza popolare in grado di dirigere e riformare profondamente la Repubblica. Troverebbe un’Italia disposta a una reale alternativa. Darebbe una prospettiva a milioni di elettori altrimenti portati ad astenersi…
lo stesso ragionamento, per chi creda nel PD, varrebbe per il PD stesso. in linea anche con quella che è parte della sua storia
RispondiEliminaanzi, sarebbe fondamentale -oltre alle primarie-.
solo una critica: il M5S sarà anche il baricentro dell'opposizione, ma di certo non è il baricentro dei riformisti. io credo questo resti il PD
vero, sarebbe una stagione da riscoprire, per tutti, quella degli indipendenti (capaci e prestigiosi)
RispondiEliminasul riformismo e sui riformisti a me interessa la direzione della riforma. quella sanitaria del 1978-1980 a me piace molto, quella che faranno fra un po'(promessa/minaccia di Monti)non mi piacerà