Avete provato a leggere il comunicato
del G7? Un testo di 36 pagine, pieno di copia e incolla da altri documenti, una
lingua burocratica che esprime il pensiero bivalente coniato da Orwell in 1984 : l’affermazione illogica di tesi opposte. Si
esprime sull’intero mondo: dalla Libia al Venezuela al Sahel. In Libia, dopo
l’attacco anglo-francese sostenuto dagli Stati Uniti che ha rovesciato il
regime di Gheddafi e dato origine allo Stato fallito odierno, si afferma di
sostenere la stabilità del Paese. Un esempio della tipica illogicità che
secondo Orwell era uno dei pilastri della dittatura.
Con grande scontento di Federico
Rampini, per il quale l’esproprio finanziario dei 300 miliardi russi contrario
al diritto internazionale e richiesto dagli americani andava eseguito “in nome
della libertà e della vita”, il comunicato stabilisce che gli interessi sulla
somma congelata siano la garanzia per un prestito di 50 miliardi all’Ucraina:
altro pensiero logico ed economicamente coerente. Viene poi ribadita la
solidarietà a Israele che deve tuttavia difendersi a Gaza adempiendo alle
regole del diritto internazionale (una macabra risata seppellirà il G7 e il
mondo, Nietzsche docet), ma si fa riferimento alla
soluzione dei due Stati (altra risata). E così di seguito si manifestano le
miserie di un foro che prima, come G8 e in complementarietà con il G20, era uno
dei capisaldi del multilateralismo. Lì oggi si autocelebra il potere di un
gruppo di Stati che si basa principalmente sulla supremazia militare. Si richiamano
i diritti umani in Cina, in Iran e negli altri Paesi nemici, ma non certo in
Arabia Saudita o nei Paesi del Golfo, mentre si tortura il prigioniero del
secolo Assange nel cuore dell’Europa. I Paesi del Sud globale presenti alla
conferenza di Lucerna sull’Ucraina (dall’Algeria all’India all’Indonesia al Sud
Africa) non hanno firmato il testo. C’è da meravigliarsi se gli emergenti
restano un tantino perplessi dinanzi agli anglo-americani che a Kiev realizzano
un colpo di Stato, armano e si appropriano economicamente di un Paese che perde
la sua esigua democrazia abolendo le opposizioni e poi le elezioni e combatte
una guerra suicida per interessi americani? Tutto in ossequio al Diritto
Internazionale?
La “conferenza di pace” ha raggiunto il
grande obiettivo politico di avere una settantina di Paesi che, sotto ricatto
politico ed economico, sponsorizzano il “piano di pace” dell’Ucraina sconfitta
in assenza del Paese vincitore sul campo: la Russia. Vogliono distruggere la
realtà e la verità. È l’altro parametro del mondo distopico descritto da
Orwell. I soldi e le armi dell’Occidente non cambieranno la situazione
militare. Kiev ha bisogno di uomini e munizioni garantiti solo da uno scontro
diretto fra truppe Nato e Russia, che risponderebbe con il nucleare tattico.
Questa è la verità. Lo confermerebbe ogni stratega militare onesto
intellettualmente. Neanche il terrorismo ucraino che ha come obiettivo i civili
in territorio russo, neanche l’autorizzazione a utilizzare le armi top secret
Usa (manovrate ovviamente da americani) per colpire siti militari in Russia
cambierà le sorti del conflitto. Se ne esce soltanto riconoscendo gli interessi
di Mosca: innanzitutto la neutralità dell’Ucraina e dando parola alla
diplomazia in una conferenza di pace su tutti gli altri spinosi problemi:
territori occupati, sanzioni, autonomia delle regioni russofone, architettura
di sicurezza europea. Mosca ha presentato un “piano di pace” provocatorio in
risposta alla provocazione di Lucerna. Bisogna tuttavia rendersi conto che il
compromesso del marzo 2022, dopo due anni di guerra e di lutti, non è più
possibile. Lavrov ha nel contempo ospitato a Nishni Novgorod la ministeriale
dei Brics che ha dedicato all’Ucraina pochissimo spazio, concentrandosi sulle
nuove regole della cooperazione tra i 5 fondatori dei Brics e un Sud globale
importante e partecipe, rafforzando il progetto multipolare di un nuovo ordine
internazionale che si richiama alla stabilizzazione delle aree internazionali
sulla base dei principi della Carta dell’Onu senza doppi standard e rifiuta il
potere unipolare Usa (che non è più “egemonia” in quanto ha perso
l’autorevolezza politico-economica e culturale).
Il ministro degli Esteri dell’Arabia
Saudita era presente con quello iraniano. Riad non ha rinnovato con Washington
l’accordo sui petrodollari. L’esigenza di una de-dollarizzazione è sentita dal
Sud globale al fine di evitare i ricatti occidentali (sanzioni ed espropri
finanziari). Si riflette su nuovi meccanismi di scambio monetari e si
incentivano il commercio e gli investimenti in ambito Brics in moneta locale.
Noi escludiamo gli atleti russi dai giochi olimpici estivi a Parigi, proprio
mentre dichiariamo lo sport strumento di pace (altra perla del pensiero
bivalente del comunicato G7), quelli mirano con strategie ponderate a liberarsi
dalla tirannia del dollaro.
Nessun commento:
Posta un commento