tre
mesi prima di Wael Abdel Zwaiter, assassinato a
Roma,per rappresaglia, dal Mossad, Ghassan
Kanafani viene ammazzato a Beirut, per rappresaglia, dal Mossad.
aveva solo 36 anni e una
testa bellissima, e perciò pericolosa.
diversi suoi libri sono
stati tradotti in italiano, ma molti sono introvabili.
da
“Uomini sotto il sole”, di Ghassan Kanafani,
Tewfik
Saleh
ha tratto un film, nel 1973, un gran bel che ho avuto la fortuna di vedere, un
grande film, sembra proprio un film della scuola
neorealista italiana. Un bianco e nero che racconta più storie che si
incontrare per una morte terribile, quella che capita tutti i giorni ai confini
del nostro paradiso.
Ghassan Kanafani, (Acri, 9 aprile 1936 - Beirut, 8 luglio 1972)
intellettuale, scrittore e giornalista palestinese, ha vissuto una vicenda
umana paradigmatica di quella del suo popolo. Nato ad Acri nel 1936 da una
famiglia della borghesia araba, nel 1948, alla proclamazione dello Stato di
Israele, subì le stesse vicissitudini di migliaia di connazionali. Rifugiatosi
in un primo tempo in Libano con la famiglia, si trasferì più tardi in Siria.
Nel 1953, a Damasco, frequentò l'Università, pubblicò i primi racconti e lavorò
come insegnante per l’UNRWA ( United Nations Relief and Works Agency),
l'agenzia ONU per l'aiuto ai profughi. In questo periodo conobbe George Habash,
leader del Movimento Nazionalista Arabo, successivamente fondatore del
Movimento Popolare di Liberazione palestinese. Nel 1956 si trasferì in Kuwait
per insegnare disegno. Nel 1960 si stabilì a Beirut, dove intraprese una
brillante carriera giornalistica e politica che culminò, nel 1969, con la
direzione di al-Hadaf (L'Obiettivo), organo ufficiale del FPLP. Nel 1961, anno
del suo matrimonio con l'insegnante danese Anni, pubblicò il romanzo breve
"Uomini sotto il sole", storia sempre attuale di tre clandestini
palestinesi che, nascosti in un'autocisterna nel tentativo disperato di
emigrare nel ricco Kuwait, vi moriranno asfissiati sotto il sole del deserto.
Questo romanzo fece dell'ancor molto giovane Kanafani il modello intellettuale
di tutta una generazione, considerato dalla critica araba e occidentale uno dei
massimi scrittori arabi contemporanei. Fu assassinato nel 1972, a Beirut, con
un ordigno esplosivo, insieme alla nipote sedicenne Lamis. L'opinione più
diffusa sostiene che si sia trattato di una ritorsione del Mossad contro un
attentato terroristico in Israele, attribuito al FPLP, di cui Kanafani era
portavoce.
Jaffa: la terra delle arance - Ghassan Kanafani
Quando fummo costretti a lasciare Jaffa per Akka, non avvertivamo alcun
senso di tragedia. Era come andare a trascorrere le vacanze in un'altra citta'.
Le nostre giornate ad Akka non erano insolite: forse e' che, essendo giovane,
provavo gioia per tutto quello che serviva a tenermi lontano da scuola... Poi,
la notte del terribile attacco ad Akka, tutto divenne piu' chiaro. Fu, credo,
una notte crudele, trascorsa tra il silenzio austero degli uomini ed il pianto
delle donne. I miei compagni, tu ed io, eravamo troppo piccoli per capire cio'
che stava accadendo. Pero', da quella notte, certe cose cominciarono a
delinearsi piu' chiaramente di fronte ai nostri occhi. La mattina successiva -
gli ebrei si erano ritirati dopo aver minacciato e fulminato - vidi un grosso
camion che ci attendeva alla porta di casa. Piccole cose di casa, leggere, come
materassi e coperte, venivano stipati all'interno, istericamente.
Mentre ero in piedi, appoggiato con la schiena all'antico muro della
nostra casa, vidi tua madre entrare nel camion, poi tua zia, poi i piu'
piccoli; infine tuo padre comincio' a caricare te ed i tuoi fratelli nella
macchina, al di sopra dei bagagli. Poi mi prese dall'angolo in cui mi ero
cacciato e, portandomi a cavalcioni sulle spalle, mi sistemo' nella gabbia di
ferro della cabina guida, dove mio fratello Riad sedeva tranquillo. Il veicolo
parti' prima che potessi trovare una posizione comoda. Akka spariva poco a poco
tra le pendici delle colline che delimitavano la strada che portava a Ras
al-Naqura (Libano).
Sembrava tutto avvolto nella nebbia, ed un senso di gelo comincio' a
piantarsi all'interno del mio corpo. Riad, con la schiena poggiata sui bagagli
e le gambe che penzolavano dal bordo della cabina di metallo, sedeva con
solennita', mirando in lontananza. Io stavo zitto, con le guance strette tra le
ginocchia, e le braccia avvolte attorno ad esse. Uno dopo l'altro, sparivano i
giardini delle arance: da lontano gli spari ci sembravano saluti di addio.
Ras al-Naqura apparve all'orizzonte, avvolta da una nebbia bluastra. Il
veicolo si fermo' all'improvviso. Le donne scesero e si fermarono presso un
venditore di arance seduto al ciglio della strada. Mentre esse tornavano, con
le arance tra le mani, le sentivamo singhiozzare. Solo in quel momento le
arance mi apparvero oggetti cari e preziosi, ed ognuno di quei frutti tondi e
puliti divenne qualcosa di cui rallegrarsi. Tuo padre, seduto a fianco
dell'autista, prese un'arancia, la fisso' in silenzio, poi inizio' a piangere
come un bambino indifeso.
A Ras al-Naqura il nostro veicolo si fermo' vicino ad altri veicoli
simili. Gli uomini cominciarono a consegnare le loro armi ai poliziotti che
erano li' apposta. Poi venne il nostro turno. Vidi pistole e fucili gettati su
un lungo tavolo, vidi la fila di veicoli entrati in Libano: tutti avevano
lasciato dietro di se' le tortuose strade della terra delle arance, ed allora
anch'io cominciai a piangere amaramente. Tua madre fissava ancora le arance, in
silenzio, e nei suoi occhi brillavano tutti gli alberi d'arance che tuo padre
aveva dovuto lasciare agli ebrei. Era come se tutti quegli alberi, lindi e
sottili, potesse vederli sul suo volto come in uno specchio. E negli occhi di
tuo padre, senza che egli potesse evitare di nasconderle all'ufficiale della
stazione di polizia, brillavano le lacrime.
Quel pomeriggio raggiungemmo Sidone: eravamo diventati profughi.
da quiJohn Berger legge “Letter From Gaza”, di Ghassan Kanafani (qui il testo)
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