giovedì 17 aprile 2014

Siria e Ucraina: schizofrenie mediatiche a confronto - Enrico Galoppini

Ascoltando le ultime (contraffatte) notizie provenienti dall’Ucraina riferite dai media occidentali, non si può non fare mente locale a quanto accade in Siria da tre anni. Nello specifico, a come essi hanno presentato le parti in gioco nel paese arabo mediorientale, valutando il livello di patente contraddizione nel quale sono caduti adesso che, in Ucraina, il governo nuovo di zecca emerso dal recente “golpe” fronteggia l’azione dei filo-russi e degli altri ucraini che non hanno accettato il colpo di mano.
Al governo siriano, sin dall’inizio, è stata negata ogni legittimità, ogni diritto alla difesa dello Stato, con tutta la simpatia e le ragioni attribuite a senso unico alla parte dei “ribelli”. I quali – sempre i soliti media ce l’assicurano – non sarebbero altro che il logico e consequenziale sviluppo degli ex “pacifici manifestanti” oggetto della repressione del “regime” e, perciò, “radicalizzatisi” ed armatisi fino ai denti per difendersi da quello.
Per comprendere il due e pesi e due misure nel modo di trattare gli ultimissimi fatti ucraini quando l’Occidente si scandalizza per la longa manus russa, è opportuno ricordare che tra le fila dei “ribelli siriani” si contano non pochi stranieri, provenienti dai più svariati paesi arabi fornitori di “jihadisti” alla bisogna. E non mancano naturalmente agenti mercenari (“contractors”) ed “istruttori militari” di varie potenze occidentali, col beneplacito dei rispettivi governi. Un fatto ormai acclarato ed ammesso dai medesimi diretti interessati alla sovversione del governo siriano.
Nessuno, tranne quest’ultimo ed i suoi importanti alleati e protettori internazionali (Russia, Cina, Iran), s’è permesso di chiamare “terroristi” gli insorti che dal 2010 hanno ridotto il paese alla pressoché totale rovina. Anzi, tutte le colpe e le nefandezze sono state attribuite a Bashar al-Asad ed ai suoi collaboratori: infanticidi, uso di gas, bombardamenti indiscriminati, “violazioni dei diritti umani” eccetera.
Ma che cosa vogliono i “ribelli siriani”? Solo la caduta del regime?
Non pare così, effettivamente, perché se l’Iraq – nel quale scorazzano milizie “islamiste” d’ogni tipo – rappresenta un istruttivo precedente, c’è da ritenere che dell’unità del territorio della Repubblica Araba di Siria ai loro omologhi “siriani” non interessi assolutamente nulla. Ma per la “secessione” e la subitanea unione alla Russia della Crimea si sono sentite elevare alte grida e lamentazioni in nome della “sovranità” violata dell’Ucraina.
Dunque, ricapitoliamo. In Siria, abbiamo un’insurrezione violenta, appoggiata dall’esterno (petromonarchi e occidentali), che non disdegna di dividere il paese secondo “cantoni” etnico-confessionali (operazione, questa, già tentata alla metà degli anni Venti del secolo scorso e gradita ad Israele da almeno una trentina d’anni). Ma il “mostro” è solo e sempre il governo, peraltro legittimo perché riconfermato anche nelle ultime tornate elettorali che le televisioni ed i giornali americani ed europei (si fa per dire) giudicano farsesche mentre non battono ciglio quando a Kiev o altrove riescono ad insediare, con raggiri e violenze, uomini fedeli agli interessi occidentali.

Che cosa sia il “nuovo governo ucraino” è presto detto: il risultato di una manovra di palazzo, architettata dall’esterno e supportata dalla messinscena barricadiera di Maydan. Un’accolita di prezzolati appoggiati in piazza da energumeni professionisti al cui confronto il “presidente” georgiano che già tentò nel 2008 una spericolata provocazione contro la Russia fa la figura del sincero e disinteressato patriota del suo paese.
Adesso, questo “nuovo governo”, che ha immediatamente ricevuto l’investitura dei “mercati” e delle cancellerie europee, oltre che l’incondizionato sostegno dell’America e di Israele, afferma di combattere il “terrorismo” nelle regioni orientali dell’Ucraina, legate alla Russia per ragioni storiche, culturali ed economiche.
A dire il vero, è l’intera Ucraina ad essere dipendente dalla Russia dal punto di vista economico, a meno che i suoi attuali “dirigenti” pensino che l’Unione Europea – che non riesce più a convincere i suoi stessi sudd… ops, cittadini, di avere una qualche ragion d’essere – sia capace di sostenere gli ucraini, garantendo loro pace e benessere (cioè: l’euro, il pareggio di bilancio, il Fiscal Compact e il MES, le “riforme strutturali” più varie ed eventuali, tra cui un “debito pubblico” inestinguibile ed il “commissariamento” dell’Unione sine die)...

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