sabato 5 aprile 2014

Se abolire il Senato tocca la divisione dei poteri - Valentino Larcinese

La Costituzione detta le regole fondamentali del nostro stare insieme. È dunque importante che proposte di cambiamento della carta costituzionale non marginali, quali l’abolizione del Senato, siano il più possibile discussi pubblicamente. L’insofferenza per questo dibattito più volte espresso dal nostro Governo non ha molte giustificazioni, soprattutto in un paese con una storia di dittature e rigurgiti autoritari come l’Italia.
Nel merito della proposta di abolire (o meglio, di trasformare) il Senato cercherò in questo articolo di argomentare i seguenti tre punti:
1. Che l’abolizione del Senato come camera elettiva e la cui fiducia è necessaria per l’esecutivo non reca di per sé alcun danno. Molti paesi hanno sistemi monocamerali che funzionano bene.
2. Che il rafforzamento dell’esecutivo e l’abolizione del Senato è invece un problema se nel contempo si introduce una legge elettorale tale per cui i parlamentari sono di fatto nominati dai candidati a guidare l’esecutivo.
3. Che le riforme costituzionali dovrebbero seguire e non anticipare una soluzione al problema del conflitto d’interessi. I nostri mass media non sono in grado di svolgere la funzione di watchdog che dovrebbero svolgere in una democrazia sana. In un simile contesto rafforzare l‘esecutivo significa aumentare il rischio di una deriva autoritaria…

2 commenti:

  1. bell'articolo, grazie della segnalazione

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    1. mi sembra che si sottovaluti il fatto che le costituzioni siano della architetture complesse, a volte spostare un pilastro, solo perché può dare fastidio a qualcuno, può far crollare la costruzione, se è un pilastro portante.

      nessuno ha le palle per cambiare la costituzione in un colpo solo, e però sarebbe più onesto, più pulito.

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