dietro c'è tanto lavoro, preparazione, studio, nulla, o quasi, è lasciato al caso.
Günter Wallraff è un eroe, per il giornalismo e per noi, non è tipo che alla sua scrivania fa il copia-incolla delle notizie d'agenzia, lui le notizie le provoca, le crea, le misura.
qui ci sono cinque reportages, in prima persona, di pochi giornalisti puoi dire che quello che scrive è vero, lui racconta il mondo com'è, non come qualcuno vorrebbe farci credere.
ci sono diversi libri in italiano, iniziate da dove volete, ma non privatevene, poi capirete perché - franz
Günter Wallraff è un'icona del giornalismo internazionale,
celebre per il suo impegno politico e per le sue inchieste nei più disparati
ambienti sociali. Nato nel 1942 a Burscheid, in Renania, nel cuore di uno dei
più importanti distretti industriali e minerari tedeschi, dopo il diploma
intraprende la formazione come libraio, conclusasi nel 1962. In seguito lavora
come operaio in varie industrie metallurgiche ed estrattive. Dal reiterato
contatto con le asprezze e le ingiustizie del mondo del lavoro, nel 1966 nasce
una prima serie di reportage, "Wir brauchen dich. Als Arbeiter in
deutschen Industriebetrieben", a cui fa seguito, nel 1969, la raccolta dal
titolo "13 unerwünschte Reportagen" ("Tredici reportage
scomodi"). Il suo principio investigativo consiste nell'esperire in prima
persona la realtà che intende mettere in luce, lavorando il più possibile sotto
copertura. Il metodo diventa talmente popolare che il Dizionario dell'Accademia
di Svezia introduce tra le proprie voci il lemma «wallraffa», proprio con il
significato di «condurre un'inchiesta giornalistica sotto falsa identità». Nel
corso degli anni Settanta firma popolarissimi reportage sui senza tetto, sugli
immigrati e gli extracomunitari, fino all'inchiesta-scandalo sui metodi
giornalistici praticati dalla "Bild Zeitung", uno dei quotidiani più
letti della Germania. Nel 1985 mette a segno un altro servizio epocale
spacciandosi per Ali, un operaio turco dell'industria pensante, e denunciando i
soprusi subiti dai lavoratori immigrati ("Faccia da turco"). Nei
decenni successivi seguono ulteriori inchieste, sia in patria che all'estero.
"Germania anni Dieci" raccoglie alcuni dei suoi ultimi contributi
dedicati al tema del lavoro.
Nel suo ultimo libro, Germania
anni dieci (L’orma editore, 13 euro, 198 pagine) in uscita il
5 settembre, il cronista, ospite sabato 7 settembre al Festivaletteratura di Mantova (ore 17, teatro
Ariston), ha raccolto cinque storie di lavoro contemporaneo nella ricca
Germania. Storie diordinario sfruttamento, di sistematica
negazione dei diritti e di normale precarietà. Si è fatto assumere, nell’amena regione renana
dell’Hunsrück, da un panificio industriale totalmente
assuefatto alle politiche “antisindacali e di sfruttamento”, si legge nel
libro, imposte da Lidl, il colosso tedesco dei discount molto diffusi anche
in Italia.
Wallraff ha lavorato nel panificio Weizheimer come addetto allo
smistamento dei panini prodotti esclusivamente per Lidl. Ha potuto constatare
ritmi di lavoro disumani, stipendi da fame (6 euro l’ora) nessuna
tutela sindacale dei lavoratori, precarie condizioni igieniche e scarsissime misure di sicurezza. Lui
stesso si è spesso ustionato con
teglie roventi che si staccavano dal forno e volavano, letteralmente, in mezzo
agli operai poiché la catena di distribuzione aveva un difetto meccanico mai
riparato dai proprietari. “Tutti gli operai con cui ho parlato – scrive il
giornalista autore anche di libri-inchiesta di successo quali Faccia da turco e Notizie dal migliore dei mondi –
sono d’accordo: le condizioni di lavoro e il clima generale sono drasticamente
peggiorati da quando Weinzheimer ha cominciato a fornire esclusivamente Lidl.
Il panificio si è consegnato mani e piedi a quest’unico grande committente.
Quando Lidl aumenta le ordinazioni, capita che si lavori di fila per due o tre
settimane, senza nemmeno un giorno di riposo. Una volta i miei colleghi si sono
spaccati la schiena per 420 ore in un mese”.
Lidl è diventato leader mondiale dei discount, facendo del basso
prezzo un cavallo di battaglia. E a spiegare questo risultato e fatturati di
quasi 60 miliardi di euro (nel 2008) possono concorrere politiche come quelle
applicate nei confronti del panificio del Basso Reno: “Il sistema Lidl verso i
fornitori – scrive Wallraff – è di oppressione totale. Una confezione di dieci
panini costa al colosso dei discount
49 centesimi, comprese le spese di spedizione a carico del panificio, e viene poi venduta al pubblico a 1,05 euro. In questa
filiera gli unici a guadagnarci sono i proprietari di Lidl. Tutti gli altri ci
rimettono”. E del sistema Lidl, scrive sempre il giornalista tedesco, fa parte
anche la sistematica soppressione dei consigli aziendali. “La grande
multinazionale dei supermercati – prosegue – è riuscita a far sì che solo sette
delle sue 3250 filiali tedesche abbiano un consiglio aziendale”. Nel panificio
dove Wallraff ha lavorato sotto copertura, il proprietario ha minacciato
“licenziamenti indiscriminati e la cessazione dell’attività per fomentare
malumori contro le elezioni del consiglio della società”.
Ma il giornalista ha anche scandagliato altri fondali
dell’inquinato mare del mondo del lavoro in Germania. Ha raccolto le
testimonianze dei baristas (così
sono chiamati coloro che servono al banco) di Starbucks in
Germania, la catena di caffè sparsi in tutto il mondo dove lavorare 14 ore al giorno per poco più di mille euro mensili è
la regola. Si è addentrato nelle logiche di mobbing di
grandi aziende come quella ferroviaria fedesca, la Deutsche Bahn,
registrando le confidenze dimanager sull’orlo del suicidio.
Ha messo in risalto, sempre supportato da prove documentali e testimonianze,
l’avvento di una nuova figura di avvocati: quelli che lavorano per le
multinazionali e le grandi aziende “capaci – si legge nel libro – di dare
dall’alto un giro di vite alla lotta di classe. Con determinazione, senza
scrupoli e mantenendo una parvenza di legalità”. Pagati lautamente, questi
uomini di legge hanno il compito di far apparire legale lo smantellamento
continuo dei diritti dei lavoratori che si cela dietro a parole magiche come
flessibilità e deregolamentazione.
Infine, Wallraff, con parrucca e baffi si è fatto assumere da uno
dei più grandi corrieri espressi europei, Gls, dove gli autisti e i
fattorini si sobbarcano turni di lavoro dalle 12 alle 15 ore giornaliere. Senza pause, quando le
normative sui tempi di guida e le soste prevedono una sosta di tre quarti d’ora
ogni 4,5 ore al volante. Condizioni disumane, con autisti che per tenere botta
si imbottiscono di energy drink e
medicine contro il mal di stomaco. Il tutto per stipendi tra i mille e i
milleduecento euro. Un’impresa redditizia, però, per la Gls che vede aumentare
il proprio fatturato ogni anno e diminuire i rischi. Questo grazie al fatto che
autisti e fattorini sono assunti in outsourcing, da ditte esterne, le quali si
sobbarcano tutti i rischi d’impresa.
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