martedì 10 ottobre 2017

Felipe, cállate! - Lanfranco Caminiti




In sei minuti sei di messaggio televisivo Felipe de Borbón y Borbón-Dos Sicilias (il che, come dire, ci dà tutto il diritto di dire la nostra) ha sciorinato una serie di banalità senza riuscire a trovare una parola una di condanna della violenza poliziesca contro cittadini inermi che volevano esercitare il diritto al voto.
Ha speso parole per lo stato di diritto e la democrazia, per l’unità della nazione, e ha rassicurato “il popolo spagnolo” che non ci sarà alcuno strappo, anche se “alcune istituzioni catalane” (che sono, in sostanza, colpevoli della situazione che si è creata) stanno facendo precipitare le cose.
Sembra una dichiarazione preventiva della possibilità di richiamare l’articolo 155 della Costituzione spagnola che sospende l’autonomia regionale. E, in ogni caso, suona come un avallo, al massimo grado dato che Felipe è il capo dello Stato, del comportamento della Guardia civil e della Polizia nazionale.
Così, da oggi ci sono cittadini spagnoli di serie A – quelli che seguono alla lettera le indicazioni del governo – e cittadini spagnoli di serie B, quelli che invece vogliono pensare con la propria testa. Senza tenere conto che proprio questo clima rovente ha impedito anche a chi avrebbe voluto votare NO o astenersi di esprimere la propria opinione. Ora è Felipe che pensa per loro.
È la prima volta che Felipe pronuncia un discorso alla nazione, a parte gli auguri cerimoniosi per le festività. E subito la mente è corsa alla notte – 23 febbraio 1981 – in cui il padre, Juan Carlos, mentre il colonnello Tejero teneva in ostaggio le Cortes aspettando una qualche mossa dei generaloni dell’esercito, apparve in televisione a “garantire” la democrazia; i generaloni capirono che per portare avanti il golpe avrebbero dovuto buttarla giù, la monarchia, fosse stata complice o consapevole o all’oscuro delle minacce che si stavano preparando, e anche per una genia di reazionari come la loro questo era forse troppo. Tejero fu abbandonato al suo destino. Quindi, emergenza per emergenza: i catalani stanno realizzando un golpe?
Felipe si è schiacciato sul governo Rajoy, ha difeso l’indifendibile, la vergogna, proprio mentre da più parti – anche dalla Catalogna, come a esempio il sindaco di Barcellona Ada Colau – si levano voci per trovare mediazioni, soluzioni, per rimettere la politica al primo posto.
Sarebbe stato meglio, per tutti, che Felipe avesse taciuto. Sarebbe meglio, per tutti, che stesse zitto.
#Cállate, Felipe.

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