venerdì 8 gennaio 2021

La società dello spettacolo - Natalino Balasso

Un furgone come quello dei cibi surgelati, con la pubblicità sul fianco, trasporta il sacro graal. Con la lentezza che serve al camminare della notizia. Manca la gente a genuflettersi lungo la via.

Ci saranno poi esponenti della nobiltà mediatica a iniettarsi la sacra sostanza in diretta.

Il chiacchiericcio proseguirà sugli schermi con la solita prosopopea, i soliti insulti, la solita retorica buffoneria.

L’escluso si porta dietro le telecamere per donare ai poveri pacchi viveri confezionati da altri.

La politica si esprime in ciò che le riesce meglio: la conferenza stampa.

Nei recinti il popolo acclama, insulta, osanna, recalcitra, a seconda del copione.

Chi non vuole sbagliarsi (ma nella vita si sbaglia 1000 volte!) sull’idea che ha della medicina spera che muoia tanta, tanta gente, così da avere ragione. Già questo dovrebbe sottolinearne la cattiveria dell’anima.

La medicina sbaglierà ancora tanto, gli uomini di scienza anche nel futuro si faranno corrompere, perché l’essere umano è corruttibile.

Ma perché non sperare in una piccola risoluzione, una piccola interruzione delle infinite rotture di coglioni che il potere ci riserva? Cosa ci costa sperare che per una volta le cose vadano bene? Intendiamoci, centinaia di migliaia di persone continueranno a morire tutti gli anni in questo paese, senza bollini rossi e senza segnalazioni della Protezione Civile ma anche senza, si spera, quella voglia di allarme che i giornali hanno nell’anima.

Anche se, a dirla tutta, c’è una tendenza sotterranea, un fiume di convenienze, che impedisce il ritorno a una parvenza di vita civile.

Il potere ha bisogno di emergenze e quando ne trova una non la molla finché non ne intravvede un’altra.

da qui

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