potrebbe essere Jill Stein, candidata presidente per il Green
Party (qui).
Gore Vidal descriveva il sistema politico Usa come un’aquila
con due ali, entrambe destre.
Secondo
i sondaggi Jill Stein potrebbe prendere il 13% dei voti dei sostenitori di
Bernie Sanders, che evidentemente non vogliono scegliere fra due terribili
candidati presidenti che sono Donald Trump e Hillary Clinton, ma preferiscono
Jill Stein, e potrebbe raggiungere il 5% dei voti.
La
pubblicazione di altre mail di Hillary Clinton da parte di Wikileaks (come dice Julian Assange)
potrebbe creare seri problemi alla candidata Clinton.
Se
potesse la Clinton farebbe ad Assange, quello che hanno fatto a Osama Bin Laden
(secondo Zero Dark Thirty), ma andare a Londra, in un
ambasciata straniera, con i Navy Seals non dev’essere facile (chissà un caffè
come per Sindona), o almeno gli farebbe subire quello che subisce Chelsea Manning.
Jill Stein ha sostenuto OccupyWallStreet, e nel 2012, erano
con lei Noam Chomsky e Clifford Stoll, fra gli altri.
Dimenticavo
di aggiungere che Jill Stein dice
che se diventasse presidente Edward Snowden lo nominerebbe ministro e secondo Jill
Julian Assange è un eroe.
Io la
voterei, sicuro (l'ottimismo della volontà).
ecco
cosa dice Jill Stein (la traduzione è la mia, perdonate le imperfezioni):
George
Orwell ha detto: "Nel tempo della menzogna universale, dire la verità è un
atto rivoluzionario". Grazie a Wikileaks, sappiamo che istituzioni potenti
hanno abusato del loro potere, e mentito alla gente. Ad esempio, le
comunicazioni del Dipartimento di Stato pubblicati da Wikileaks hanno rivelato
che il Segretario Clinton ha identificato l'Arabia Saudita come la prima fonte
di finanziamento per i gruppi terroristici proprio nel periodo nel quale che
(la Clinton) ha approvato un enorme contratto di 29 miliardi di dollari
per la fornitura di armi alla dittatura saudita.
Le
rivelazioni stupefacenti di WikiLeaks su come alti ufficiali del Comitato
Nazionale Democratico abbiano cospirato per sabotare la campagna presidenziale
di Bernie Sanders, in collusione con i media, ha mandato in frantumi
l'illusione di un processo elettorale equo, e hanno confermato ciò che
milioni di americani già sapevano nel loro intimo: viviamo sotto un truccato
sistema politico.
Quello
che WikiLeaks fa-in realtà - ai partiti politici, ai militari, e ad altri
potenti-è tirare indietro la tenda della censura, della cospitazione, e
dell'inganno per mostrare al pubblico ciò che sta realmente accadendo. A
differenza degli esperti dei media mainstream, Wikileaks non ci dice cosa pensare.
Ci invitano a leggere le e-mail, guardare i filmati, e decidere noi stessi.
Mentre
innumerevoli servizi dei media mettono in evidenza le accuse contro
Assange, la maggior parte delle persone non hanno mai sentito che un rapporto
ufficiale delle Nazioni Unite ha dichiarato che le accuse contro Assange sono
infondate. Tre indagini sono state portate a termine senza aver mai
portato ad accuse. E il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione
arbitraria ha dichiarato che Assange è stato arrestato illegalmente e dovrebbe
essere rilasciato. Alla luce di questi fatti, sembra che le accuse contro
Assange siano un falso pretesto usato da chi vuole dargli il trattamento, o
Bradley Manning peggio.
Come
candidato presidenziale di un partito che ha mantenuto le critiche di principio
nei confronti di potenti istituzioni politiche, militari e aziendali, ho potuto
toccare con mano come l’Establishment attacca le persone che sfidano lo
status quo. Questi attacchi sono destinati a marchiare i loro obiettivi come
paria e stigmatizzare chiunque osi sfidare lo status quo. La verità è una
vittima frequente di vendette politiche…
…la Stein attinge a piene mani da coloro che si
autodefiniscono i Never-Hillary, ovvero da una parte minoritaria del movimento
di Bernie Sanders rimasta orfana dopo la sconfitta alle primarie e il
successivo endorsement del senatore del Vermont alla Clinton.
Al grido di “Jill not Hill”, molti di loro si sono
ritrovati alla Convention di Houston a supportare la nominata dei verdi. Ad
abbandonare il campo sanderiano sono stati anche personaggi di un certo rilievo
fino a poco fa nel team di Bernie, come Cornel West, intellettuale
afroamericano e personalità rispettata tra i progressisti americani.
A sintetizzare il sentimento imperante di una parte
dell’universo della sinistra a stelle e strisce ci ha pensato proprio West,
nella dichiarazione a con cui a metà luglio ha reso ufficialmente
noto il proprio appoggio alla Stein: “A novembre abbiamo bisogno di cambiare.
Eppure siamo legati a una scelta tra Trump, che sarebbe una catastrofe
neofascista, e Clinton, un disastro neoliberista. Ecco perché sto sostenendo
Jill Stein. Sono con lei – l’unica donna progressista in gara – perché abbiamo
dobbiamo uscire da questo vicolo cieco. Nutro un profondo amore per il
‘fratello’ Bernie Sanders , ma non sono d’accordo con lui su Hillary Clinton.
Non credo che sarebbe un ‘presidente eccezionale’ (come affermato da
Bernie ndr)”.
A sentire le parole di West e le opinioni dei suoi emuli,
il voto alla Stein è giustificato da una presunta equivalenza tra il tycoon e
la ex Segretaria di Stato, dipinti (seppure con parole diverse) come
incorreggibili reazionari.
Ma per quale motivo una frazione dei fan di Sanders è
migrata proprio nel partito della Stein? È presto detto. Il Green Party of the United
States ha un programma politico vicino alle posizioni del movimento di
Bernie. I punti programmatici su cui batte Jill sono identici a quelli che
hanno caratterizzato la campagna del senatore del Vermont: il contrasto al
cambiamento climatico attraverso una conversione delle fonti energetiche,
l’avversione allo strapotere della finanza e delle grandi banche, la riforma
del finanziamento ai partiti, l’appoggio a politiche ultra-liberal su temi come
aborto e diritti dei gay, l’espansione dello stato sociale, tanto per citare i
più noti. Sull’economia, i verdi hanno coniato l’espressione “Green New Deal”
(un richiamo al grande programma riformatore di Franklin Delano Roosevelt) per
riassumere massicce politiche pubbliche di investimento basate su nuovi sistemi
energetici “puliti”.
Se i temi sono gli stessi, le soluzioni proposte dal Green
Party sono sicuramente molto più radicali. In materia di istruzione, ad
esempio, i verdi chiedono la cancellazione di tutti i debiti studenteschi tout
court; in politica estera e di difesa propongono un taglio drastico delle
spese militari pari al 50% e la chiusura delle basi statunitensi nel mondo,
mentre sulla questione palestinese si attestano su posizioni ferocemente ostili
a Israele, mettendo in aperta discussione la storica alleanza tra Washington e
Tel Aviv…
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