“Parlami
della Rinascenza, Mentulatus…”
“Oggi no, Cratete…”
“Oggi no, Cratete…”
Mi trovavo in piazza a parlare con Cratete, archimandrita
di Costantinopoli. Eravamo io, Pomponio Mela, Raimondo Lullo, Demetrio di
Calcondila, Demetrio Mentulatus e Cosma Indicopleuste. Insomma un vero e
proprio consorzio di intelligenze, e tra le più sopraffine.
Si parlava di dogmi ed eresie, mentre costeggiavamo la chiassosa via dei bordelli. Cosma era come al solito il più irrequieto tra noi, e si lamentava convulsamente.
“Brutta cosa questi ariani… per non parlare dei nestoriani etc. Queste eresie sono una vera piaga, non fanno che moltiplicarsi. Per un dogma fissato per legge, ecco che ti spunta subito l’eresia corrispondente, che lo contraddice. Ma la mente umana non trova mai la pace? Ma una volta che ti fisso la verità accettala, porco di un cazzo! E che ci vuole?”
“Non è facile e lo sai, Cosma… La mente umana è sempre in movimento, non si contenta delle risposte date, vuole sempre scoprire il perché del perché.” – gli risposi.
“Il vero problema, sapete, è il dogmatismo. E’ una malattia subdola, che può attaccare chiunque, persino le coscienze più avvertite. Si insinua senza far rumore, corrompendo nel silenzio la ragione e accecando le menti. Si può diventare dogmatici in un batter d’occhio…”
“Se il dogma è buono ben venga…” – disse Pomponio, pomposamente come al solito.
“Il dogma non è mai buono, Pomponio, perché non accetta contraddizione, e non si piega neppure di fronte alla controprova dell’esperienza, negando persino ciò che è evidente.”
“L’evidenza empirica non è prova di verità.” – rispose.
“Certo, e allora buttati da questo ponte. Anche se sembra alto non lo è, non lasciarti ingannare dall’esperienza. Ma vaffanculo Pomponio, dai…”
Pomponio rimase zitto per tutto il resto della serata.
“Facci qualche esempio…” – mi chiese l’archimandrita.
“Demetrio, a te…” – dissi, passando la palla all’insigne Mentulatus.
Demetrio Mentulatus, l’unico fra noi che poteva vedere il futuro riflesso alla luce della sua pietra filosofale, ci parlò allora dei dogmi del futuro. Ci parlò di un mondo strano, in cui un’economia distorta, governata da ristrette élites di produttori di merci altamente insalubri e fortemente inquinanti dominavano in mondo, influenzandone stabilmente i governi e l’economia, acquistando un tale potere che persino l’idea di contrastarle veniva derubricata come sciocca.
Se qualcuno avesse provato anche soltanto a discutere sull’assetto di quel mondo sarebbe stato tacciato automaticamente di stoltizia e di insipienza.
“Un atteggiamento che oggi definiremmo dogmatico…” - affermò Demetrio di Calcondila.
“Ma qual era, dunque questo dogma, che cosa predicava?”
“In sostanza, che il mercato è sovrano, e che nessuno può e deve controllarlo.”
“Dunque si propagandava l’anarchia?”
“In effetti hai centrato il nocciolo del problema, anche se il risultato non sarà propriamente l’anarchia bensì il dominio dei forti sui deboli. Se togli le regole, in qualunque campo, ovviamente i forti e i prepotenti spadroneggiano, lo capirebbe anche un bambino… eppure quelle genti accetteranno supinamente questo assunto, come fosse verità sgorgata dal palato di Dio in persona.”
“Forse vedranno qualche vantaggio concreto per loro in questo sistema?”
“No, il fatto strano è proprio questo. Tale sistema in effetti produrrà una disoccupazione mai vista, impoverendo progressivamente la maggior parte di loro…”
“Dunque constateranno coi loro occhi il loro stesso degrado e non si opporranno?”
“No, perché avranno fiducia nel dogma.”
“Forse perché questo sarà propagandato dai dottori più autorevoli di quella materia?” - suggerì il buon Raimondo Lullo.
“No Raimondo, invero i più autorevoli fra loro, i cosiddetti “premi nobel”, si dichiareranno apertamente contrari a tale dogma. Pensa che ci sarà persino qualcuno, un certo Keynes, che sarà capace di dimostrare matematicamente l’instabilità di un sistema economico fondato sul libero mercato…”
“E allora perché obbedivano? Qui da noi la gente si scanna per il colore delle unghie dei piedi di Giuseppe di Arimatea!”
“Vedete, sarà un vero capolavoro di addomesticamento sociale. Roba che pure i più pragmatici Imperatori romani col loro beneamato panem et circenses sembreranno degli scolaretti al confronto. Riusciranno a far passare lo stesso gesto di opporsi al sistema come una cosa stupida. Additeranno come stupido chi proverà a dire di no. Chiunque proverà a collegare i pezzi, chi vedrà il disegno d’insieme, sarà tacciato di qualunquismo. Ogni alternativa a tale sistema, persino la più piccola correzione, verrà liquidata come irrealizzabile e utopistica. Ci sarà persino chi dirà che la complessità non è decifrabile, che il mondo stesso non è decifrabile, se non da pochi addetti ai lavori.”
“E’ orribile.”
“Già, davvero orribile. Roba che il processo ai Templari sarà una bazzecola in confronto a questa impostura…”
“Processo a chi?”
“Niente, avverrà qualche secolo prima. Niente di importante…”
“Dunque il dogmatismo varcherà i secoli? E io che speravo che il definitivo trionfo della mentalità laica avrebbe posto fine ad ogni dogmatismo…” – disse a sorpresa l’archimandrita.
“No, perché il dogmatismo è figlio dell’arbitrio del più forte. Dunque si collega alla legge naturale più antica dell’essere umano: il forte domina il debole. ”
“Non ti seguo, buon Demetrio…” – disse l’archimandrita di Costantinopoli.
“Quello che conta non è la verità, ma la forza di chi la proclama. Se chi la proclama è il più forte, può far passare per vera qualunque cosa…”
“E’ così semplice?”
“Certo. La verità è sempre semplice. Basta sapere dove guardare e avere lo stomaco per farlo.”
“Sei sempre una grande guida per noi, Demetrio Mentulatus.”
“Lo so.” – disse il Mentulatus, col suo sorriso luminoso.
Si parlava di dogmi ed eresie, mentre costeggiavamo la chiassosa via dei bordelli. Cosma era come al solito il più irrequieto tra noi, e si lamentava convulsamente.
“Brutta cosa questi ariani… per non parlare dei nestoriani etc. Queste eresie sono una vera piaga, non fanno che moltiplicarsi. Per un dogma fissato per legge, ecco che ti spunta subito l’eresia corrispondente, che lo contraddice. Ma la mente umana non trova mai la pace? Ma una volta che ti fisso la verità accettala, porco di un cazzo! E che ci vuole?”
“Non è facile e lo sai, Cosma… La mente umana è sempre in movimento, non si contenta delle risposte date, vuole sempre scoprire il perché del perché.” – gli risposi.
“Il vero problema, sapete, è il dogmatismo. E’ una malattia subdola, che può attaccare chiunque, persino le coscienze più avvertite. Si insinua senza far rumore, corrompendo nel silenzio la ragione e accecando le menti. Si può diventare dogmatici in un batter d’occhio…”
“Se il dogma è buono ben venga…” – disse Pomponio, pomposamente come al solito.
“Il dogma non è mai buono, Pomponio, perché non accetta contraddizione, e non si piega neppure di fronte alla controprova dell’esperienza, negando persino ciò che è evidente.”
“L’evidenza empirica non è prova di verità.” – rispose.
“Certo, e allora buttati da questo ponte. Anche se sembra alto non lo è, non lasciarti ingannare dall’esperienza. Ma vaffanculo Pomponio, dai…”
Pomponio rimase zitto per tutto il resto della serata.
“Facci qualche esempio…” – mi chiese l’archimandrita.
“Demetrio, a te…” – dissi, passando la palla all’insigne Mentulatus.
Demetrio Mentulatus, l’unico fra noi che poteva vedere il futuro riflesso alla luce della sua pietra filosofale, ci parlò allora dei dogmi del futuro. Ci parlò di un mondo strano, in cui un’economia distorta, governata da ristrette élites di produttori di merci altamente insalubri e fortemente inquinanti dominavano in mondo, influenzandone stabilmente i governi e l’economia, acquistando un tale potere che persino l’idea di contrastarle veniva derubricata come sciocca.
Se qualcuno avesse provato anche soltanto a discutere sull’assetto di quel mondo sarebbe stato tacciato automaticamente di stoltizia e di insipienza.
“Un atteggiamento che oggi definiremmo dogmatico…” - affermò Demetrio di Calcondila.
“Ma qual era, dunque questo dogma, che cosa predicava?”
“In sostanza, che il mercato è sovrano, e che nessuno può e deve controllarlo.”
“Dunque si propagandava l’anarchia?”
“In effetti hai centrato il nocciolo del problema, anche se il risultato non sarà propriamente l’anarchia bensì il dominio dei forti sui deboli. Se togli le regole, in qualunque campo, ovviamente i forti e i prepotenti spadroneggiano, lo capirebbe anche un bambino… eppure quelle genti accetteranno supinamente questo assunto, come fosse verità sgorgata dal palato di Dio in persona.”
“Forse vedranno qualche vantaggio concreto per loro in questo sistema?”
“No, il fatto strano è proprio questo. Tale sistema in effetti produrrà una disoccupazione mai vista, impoverendo progressivamente la maggior parte di loro…”
“Dunque constateranno coi loro occhi il loro stesso degrado e non si opporranno?”
“No, perché avranno fiducia nel dogma.”
“Forse perché questo sarà propagandato dai dottori più autorevoli di quella materia?” - suggerì il buon Raimondo Lullo.
“No Raimondo, invero i più autorevoli fra loro, i cosiddetti “premi nobel”, si dichiareranno apertamente contrari a tale dogma. Pensa che ci sarà persino qualcuno, un certo Keynes, che sarà capace di dimostrare matematicamente l’instabilità di un sistema economico fondato sul libero mercato…”
“E allora perché obbedivano? Qui da noi la gente si scanna per il colore delle unghie dei piedi di Giuseppe di Arimatea!”
“Vedete, sarà un vero capolavoro di addomesticamento sociale. Roba che pure i più pragmatici Imperatori romani col loro beneamato panem et circenses sembreranno degli scolaretti al confronto. Riusciranno a far passare lo stesso gesto di opporsi al sistema come una cosa stupida. Additeranno come stupido chi proverà a dire di no. Chiunque proverà a collegare i pezzi, chi vedrà il disegno d’insieme, sarà tacciato di qualunquismo. Ogni alternativa a tale sistema, persino la più piccola correzione, verrà liquidata come irrealizzabile e utopistica. Ci sarà persino chi dirà che la complessità non è decifrabile, che il mondo stesso non è decifrabile, se non da pochi addetti ai lavori.”
“E’ orribile.”
“Già, davvero orribile. Roba che il processo ai Templari sarà una bazzecola in confronto a questa impostura…”
“Processo a chi?”
“Niente, avverrà qualche secolo prima. Niente di importante…”
“Dunque il dogmatismo varcherà i secoli? E io che speravo che il definitivo trionfo della mentalità laica avrebbe posto fine ad ogni dogmatismo…” – disse a sorpresa l’archimandrita.
“No, perché il dogmatismo è figlio dell’arbitrio del più forte. Dunque si collega alla legge naturale più antica dell’essere umano: il forte domina il debole. ”
“Non ti seguo, buon Demetrio…” – disse l’archimandrita di Costantinopoli.
“Quello che conta non è la verità, ma la forza di chi la proclama. Se chi la proclama è il più forte, può far passare per vera qualunque cosa…”
“E’ così semplice?”
“Certo. La verità è sempre semplice. Basta sapere dove guardare e avere lo stomaco per farlo.”
“Sei sempre una grande guida per noi, Demetrio Mentulatus.”
“Lo so.” – disse il Mentulatus, col suo sorriso luminoso.
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