qualcuno che ferisce e ammazza quelli che crede essere stranieri, la polizia ci mette molto a capire cosa sta succedendo, noi che leggiamo lo sappiamo prima degli investigatori.
non era facile, ma alla fine (quasi) tutto ha una risposta.
qui sta nell'infanzia e gioventù di Wolfgang Ausonius, uno come noi.
non spaventatevi per le 500 pagine, si leggono volando, i capitoli sono brevi e il ritmo è serrato.
buona lettura, allora - franz
qui la postfazione di Goffredo Fofi
“Avrei voluto scriverlo io.” Così Stieg Larsson ha accolto questo libro, che non è un romanzo ma un’inquietante storia vera: quella personale di un serial killer e insieme della Svezia contemporanea. Per un anno, nel 1991, John Ausonius, armato di un fucile a mirino laser, semina il panico a Stoccolma con attentati a cittadini di origine straniera, impegnando polizia e servizi segreti in una lotta contro il tempo nella più vasta caccia all’uomo dall’omicidio del premier Olof Palme. In un monumentale racconto-reportage che segue in presa diretta l’indagine dalla prospettiva dei protagonisti, Gellert Tamas ricostruisce un caso emblematico della deriva xenofoba nell’odierna società multiculturale così come il terreno fertile che lo ha prodotto: la grande crisi economica che ha cambiato volto al paese, l’ascesa lampo dell’estrema destra e dei movimenti neonazisti, la discriminazione razziale e l’escalation di violenza tollerate dalle autorità. E rielaborando la mole di fonti, a partire da interviste esclusive, dà corpo, voce e anima a un personaggio straordinario, da studente modello a barbone, da yuppie rampante a rapinatore e assassino seriale. Un uomo solo, vittima e carnefice, incompreso e fanatico, goffo eppure pieno di risorse, che il caso, la malattia e il clima politico trasformano in un Forrest Gump del male.
da qui
La vasta (per alcuni troppo vasta) opera di Gellert Tamas non è una semplice indagine giornalistica, con un montaggio narrativo-cinematografico: l'autore mescola racconto sociale, antropologico, true crime e, senza ostentarli troppo, i tratti del romanzo di denuncia. A partire dall'estate 1991 fino alla primavera del 1992, la Svezia fu scossa da una serie di attentati contro persone di origine straniera, ma, spesso, cresciute e vissute in Svezia come il ricercatore di Uppsala Erik Bongcam. I primi tentativi di omicidio furono attuati con un fucile Erma dotato di un mirino laser, da qui il nome dato al criminale. In tutto vi furono dieci feriti, di cui uno particolarmente grave, e un morto. Dopo l'attentato a Olof Palme (avvenuto nel 1986 mentre tornava verso casa con la moglie, in seguito a una serata al cinemaGrand), questa fu la più grande caccia all'uomo condotta dalla polizia svedese...
...Tamas spiega molto bene la metamorfosi del razzismo in politica, contraddistinta prima dalla sostituzione del termine "razza" con quello di cultura - al solo scopo di distinguere tra culture "primitive" ed "evolute" - poi dal ricorso al fondamentalismo culturale: "Nel mondo dei fondamentalisti culturali tutte le culture venivano reputate di pari valore. Nessuna cultura era migliore delle altre, ma le diverse culture non avrebbero dovuto mischiarsi, onde evitare inesorabili conflitti. Una persona della cultura A semplicemente non poteva vivere accanto a una persona della cultura B". In buona sostanza, il razzismo moderno nelle sue forme più variegate rinuncia alla presunzione di superiorità di ariana memoria, ma pretende un drastico separatismo degno delle leggi di Norimberga. E quando la tanto agognata apartheid risulta inapplicabile, ecco che la paura del diverso da sé, della contaminazione dovuta alla permeabilità dei confini sociali spinge alla violenza, al conflitto parossistico, all'eliminazione del nemico. Anche a casaccio, come dimostrano le imprese dell'Uomo Laser.
L'analisi di Tamas è arguta, oltre che ben documentata, e offre una chiave di lettura per i tanti fenomeni xenofobi che la nostra Europa in affanno ha visto (ri)nascere negli ultimi anni, sia nei Paesi più ricchi e democratici (l'area iperborea, per l'appunto), sia in quelli più provati (come l'Ungheria, attualmente divorata da un cancro ultranazionalista). A dimostrazione che la paura dell'Altro dà risultati analoghi anche quando innescata da situazioni socio-economiche molto differenti. Il grilletto può partire per difendere il proprio giardino fiorito con tanto di staccionata, o per incolpare i barbari alle porte dell'inselvatichimento del giardino medesimo. E i proiettili uccidono a prescindere dall'astio che li ha generati, sia esso preventivo, ultraconservatore e diffidente o l'ultimo stadio di una disperazione causata dai brutti scherzi dell'economia. Sono proiettili, oltre che criminosi, vigliacchi, sintomo di uno scaricabarile di responsabilità assurdo e vergognoso...
...Un’inchiesta che lascia con il fiato sospeso dentro una forma narrativa e una scrittura che vanno dritte nel segno. Avrei voluto scriverlo io disse Stig Larsson quando vide il contenuto di questo libro in cui si sente tutta l’eco della frattura sprofondata nel cuore dell’Europa. Quale messaggio vuole trasmetterci questo libro oltre al piacere di una straordinaria lettura? Sta al lettore scoprirlo pagina dopo pagina in una narrazione che lo terrà sospeso fino all’ultima riga.
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