domenica 21 agosto 2016

L'angelo sul tetto - Russell Banks

un libro che racconta i perdenti, e dentro trovi (almeno io l'ho trovato) l'eco di James Joyce (Il moro), di Mark Twain (Il pescatore), di Raymond Carver (Regina per un giorno), fra gli altri.
i racconti minori sono davvero belli, gli altri perfetti.
già le prime pagine, dal titolo A mo' di introduzione, sono un capolavoro di leggerezza e profondità, senza imbrogli.
tutte le parole sono quelle giuste, non ti viene voglia di saltarne qualcuna per arrivare alla fine, le attraversi tutte, una a una.
e spesso devi rallentare o fermarti e riprendere, per assorbire tutto quello che Russell Banks (ti) scrive.
vuoiti bene, leggi questo libro di Russell Banks (e tutti gli altri, naturalmente) - franz




Niente è come sembra nemmeno nel più candido ed elegiaco degli scenari.
Tutto questo materiale magmatico ed infinito viene trattato da Banks con una messa in scena elegante, poetica,dolorosa e coinvolgente, piena di intrecci narrativi, che portano a ricordi ed a salti temporali avanti e indietro nel tempo, costituendo lo scheletro di un libro indimenticabile perchè bellissimo ed agghiacciante allo stesso tempo.
Suadente ipnotica anatomia emotiva di un " America " sommersa e smarrita.

…Il talento di Banks lo cogli sin dalle prime frasi e ne rimani invischiato perché, per quanto questi antieroi americani possano non piacere, le loro storie, il loro modo d’essere è unico e assolutamente affascinante; per quanto sconfitti e spesso falliti, i personaggi sono sempre “reali”, tangibili e mentre leggi sai che continueranno a vivere anche dopo che tu avrai chiuso il libro e sarai passato oltre.
Non ci sono vincitori e ogni storia lascia un retrogusto amaro di cui è difficile liberarsi. Eppure, racconti come Le pianure di Abramo o Regina per un giorno sono belli proprio per questo motivo: senza amarezza avremmo perso il significato di quelle vite, di quelle esistenze che alla fine si rivelano più vicine alle nostre di quanto non avremmo pensato per il semplice fatto che, come afferma lo stesso Banks nella prefazione, c’è una cosa sola che tutti desideriamo e che ci rende, nel bene e nel male, le persone che siamo...

Il sogno americano non abita qui. Questo potrebbe essere il sottotitolo dei bei racconti di Russell Banks (L’angelo sul tetto, traduzione di Norman Gobetti, Einaudi stile libero, p. 223, e. 10,00). Ne sono protagonisti uomini e donne che vivono alla periferia degradata dell’american dream. Qui non si parla di successo, di belle donne, di competizione esasperata, di guerre e bombe intelligenti. Qui c’è solo diperazione e malinconia. Amarezza e piccole gioie sospese sulla banalità del vivere. Quelle che descrive Banks sono case dozzinali, macchine dozzinali, vestiti dozzinali. E piccoli sogni, anch’essi dozzinali (come quelli della madre dello scrittore) che servono alla gente per continuare a portare il peso di una vita che non è andata proprio come ci si aspettava. Se volete un consiglio, leggete questi racconti mettendo sullo stereo Nebraska di Bruce Springsteen. È tutta un’altra America.

Semplici scene di famiglie: uomini, donne, giovani e vecchi. Semplicemente la bravura di usare le parole giuste, non una di più, nel modo migliore per costruire un’atmosfera, una sensazione.

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