venerdì 2 novembre 2018

I sardi in rivolta. L’assessore alla sanità è solo - Claudia Zuncheddu


E’ un’ingiustizia morire politicamente da solo, visto che i complici degli stravolgimenti nella Sanità sarda li conosciamo tutti.
Lo lasciano solo ad inabissarsi con quel centro-sinistra che ha prodotto il peggio del centro destra. A fine legislatura tutti fuggono alla ricerca di zattere di salvataggio, ma il comandante Arru non può abbandonare la nave e tra una bugia e l’altra sogna un’altra legislatura “per completare le cose”, dice. E’ solo anche a credere che la Sanità sarda stia migliorando. Parla di indicatori precisi dell’Agenzia Agenas (ministeriale), ma un assessore alla Sanità della Sardegna non può attendere che le notizie sullo stato di salute della Sanità sarda arrivino d’oltremare. Ci sono anche Osservatori italiani indipendenti che sulla nostra Sanità forniscono dati inquietanti ma reali.
Dichiara che non verranno chiusi ospedali per poi si smentirsi nel dire che la chiusura dell’ospedale Marino di Cagliari è per questioni di Sicurezza e che “le specialità finiscono al Brotzu o al Policlinico”, in quei grandi ospedali divenuti contenitori caotici e incontrollabili. E’ con l’alibi della Sicurezza che la Politica chiude servizi territoriali, reparti ed ospedali ovunque.
Se nei territori disagiati hanno scatenato l’inferno con i tagli, è ora che si dica qualche verità nascosta anche su Cagliari. Il Centro di Medicina Iperbarica dell’ospedale Marino, con oltre 16.000 trattamenti annui più le urgenze di tutta l’Isola, è il più importante Centro di medicina iperbarica pubblico d’Italia e la sua Sicurezza si garantisce con gli interventi di ordinaria manutenzione che hanno sospeso.
Un respiratore polmonare iperbarico ormai obsoleto è stato dismesso e da oltre due anni manca l’impegno di spesa per acquistarne uno nuovo. Un silos antincendio è fuori uso, c’è carenza di medici, un calo di 3000 trattamenti, eppure si garantiscono urgenze che in pochi fanno in Italia, grazie all’abnegazione del personale sanitario ridotto all’osso. Trasferire il Centro è tecnicamente impossibile. Implica la progettazione di una struttura complessa e realizzabile in anni. Il trasferimento di cui parla l’assessore è l’alibi per chiudere il grande ospedale ortopedico al servizio di tutta la Sardegna.
Al Santissima Trinità mancano bende elastiche, ferri chirurgici, siringhe da insulina, farmaci e persino i cerotti. Le sacche diuresi e i deflussori si rompono, chissà chi li fornisce e quanto costano. Pare che gli oss li impieghino come necrofori o vigilanti in psichiatria. Si sono registrate carenze nella sostituzione dei gruppi elettrogeni nelle sale operatorie, con tutti i rischi in caso di black out. Il Brotzu è allo sbando e nella via del declassamento.
Al Binaghi chiude persino il Centro Sclerosi Multipla con 4000 pazienti allo sbaraglio. I tagli alla chirurgia hanno messo in ginocchio l’Oncologico. Ora crollano anche i muri del Microcitemico, sul San Giovanni di Dio di fatto è già calato il sipario. Multinazionale della Sanità già rilevano cliniche private convenzionate e numerosi laboratori di analisi, in attesa dell’imminente crollo del Pubblico. Il personale sanitario è sotto minaccia di licenziamento. Le Compagnie di assicurazione bussano. La mannaia colpisce la Sanità sarda. La mobilitazione popolare cresce sino ad occupare gli ospedali: La Maddalena, Tempio, Ghilarza. Da Sorgono a Ozieri, a Muravera, a Isili, a Lanusei, a Iglesias, a Bosa, a Oristano, a Olbia… è ovunque caos.
Arru avrebbe il fiato del Ministero sul collo, ma a Roma dicono il contrario “la Specialità per la Sanità sarda c’è ma non si vede… Nel 2006 con il Patto Prodi/Soru si decise l’autofinanziamento, quindi l’autogestione… ma la classe politica sarda insiste con troppi l’ha detto Roma”.
L’assessore è rimasto solo a difendere gli atti che decretano la chiusura degli ospedali pubblici sardi. Un sogno del centro destra oggi concretizzato dal centro-sinistra ed in primis da quelli che a fine legislatura fuggono invocano verginità. L’assessore non merita la solitudine. E’ per dovere morale e politico che chiudiamo le osservazioni rendendo pubblico un atto istituzionale da noi sventato a suo tempo, con cui si parla di cambi d’uso di grandi ospedali e di nuovi affaires con la richiesta del coinvolgimento della Città Metropolitana di Cagliari… insomma probabili affari di famiglia.
Emendamento aggiuntivo 779 – Finanziaria – 29 luglio 2017 Testo integrale: “…all’ultimo punto del paragrafo, dopo le parole ‘Binaghi di Cagliari’ è aggiunto il seguente periodo: Per questi stabilimenti, come per l’Ospedale Marino di Cagliari, la possibile destinazione extra sanitaria verrà stabilita d’intesa con la Città Metropolitana di Cagliari”Seguono le firme di consiglieri del Partito Socialista Italiano, ex Comunisti Italiani, Partito dei Sardi, PD, ex Sel – oggi Art 1. Dall’analisi, alla protesta e alla proposta. Restituite ai sardi i propri ospedali.
(Claudia Zuncheddu è la portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica)
da qui

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