E’ un’ingiustizia morire politicamente da solo, visto
che i complici degli stravolgimenti nella Sanità sarda li conosciamo tutti.
Lo lasciano solo ad inabissarsi con quel
centro-sinistra che ha prodotto il peggio del centro destra. A fine legislatura
tutti fuggono alla ricerca di zattere di salvataggio, ma il comandante Arru non
può abbandonare la nave e tra una bugia e l’altra sogna un’altra legislatura
“per completare le cose”, dice. E’ solo anche a credere che la Sanità
sarda stia migliorando. Parla di indicatori precisi dell’Agenzia Agenas
(ministeriale), ma un assessore alla Sanità della Sardegna non può attendere
che le notizie sullo stato di salute della Sanità sarda arrivino d’oltremare.
Ci sono anche Osservatori italiani indipendenti che sulla nostra Sanità forniscono
dati inquietanti ma reali.
Dichiara che non verranno chiusi ospedali per poi si
smentirsi nel dire che la chiusura dell’ospedale Marino di Cagliari è per
questioni di Sicurezza e che “le specialità finiscono al Brotzu o al
Policlinico”, in quei grandi ospedali divenuti contenitori caotici e
incontrollabili. E’ con l’alibi della Sicurezza che la Politica chiude servizi
territoriali, reparti ed ospedali ovunque.
Se nei territori disagiati hanno scatenato l’inferno
con i tagli, è ora che si dica qualche verità nascosta anche su Cagliari. Il
Centro di Medicina Iperbarica dell’ospedale Marino, con oltre 16.000
trattamenti annui più le urgenze di tutta l’Isola, è il più importante Centro
di medicina iperbarica pubblico d’Italia e la sua Sicurezza si garantisce con
gli interventi di ordinaria manutenzione che hanno sospeso.
Un respiratore polmonare iperbarico ormai obsoleto è
stato dismesso e da oltre due anni manca l’impegno di spesa per acquistarne uno
nuovo. Un silos antincendio è fuori uso, c’è carenza di medici, un calo di 3000
trattamenti, eppure si garantiscono urgenze che in pochi fanno in Italia,
grazie all’abnegazione del personale sanitario ridotto all’osso. Trasferire il
Centro è tecnicamente impossibile. Implica la progettazione di una struttura
complessa e realizzabile in anni. Il trasferimento di cui parla l’assessore è
l’alibi per chiudere il grande ospedale ortopedico al servizio di tutta la
Sardegna.
Al Santissima Trinità mancano bende elastiche, ferri
chirurgici, siringhe da insulina, farmaci e persino i cerotti. Le sacche
diuresi e i deflussori si rompono, chissà chi li fornisce e quanto costano.
Pare che gli oss li impieghino come necrofori o vigilanti in psichiatria. Si
sono registrate carenze nella sostituzione dei gruppi elettrogeni nelle sale
operatorie, con tutti i rischi in caso di black out. Il Brotzu è allo sbando e
nella via del declassamento.
Al Binaghi chiude persino il Centro Sclerosi Multipla
con 4000 pazienti allo sbaraglio. I tagli alla chirurgia hanno messo in
ginocchio l’Oncologico. Ora crollano anche i muri del Microcitemico, sul San
Giovanni di Dio di fatto è già calato il sipario. Multinazionale della
Sanità già rilevano cliniche private convenzionate e numerosi laboratori di
analisi, in attesa dell’imminente crollo del Pubblico. Il personale sanitario è
sotto minaccia di licenziamento. Le Compagnie di assicurazione bussano. La
mannaia colpisce la Sanità sarda. La mobilitazione popolare cresce sino ad
occupare gli ospedali: La Maddalena, Tempio, Ghilarza. Da Sorgono a Ozieri, a Muravera,
a Isili, a Lanusei, a Iglesias, a Bosa, a Oristano, a Olbia… è ovunque caos.
Arru avrebbe il fiato del Ministero sul collo, ma a
Roma dicono il contrario “la Specialità per la Sanità sarda c’è ma non
si vede… Nel 2006 con il Patto Prodi/Soru si decise l’autofinanziamento, quindi
l’autogestione… ma la classe politica sarda insiste con troppi l’ha detto
Roma”.
L’assessore è rimasto solo a difendere gli atti che
decretano la chiusura degli ospedali pubblici sardi. Un sogno del centro destra
oggi concretizzato dal centro-sinistra ed in primis da quelli che a fine
legislatura fuggono invocano verginità. L’assessore non merita la solitudine.
E’ per dovere morale e politico che chiudiamo le osservazioni rendendo
pubblico un atto istituzionale da noi sventato a suo tempo, con cui si parla di
cambi d’uso di grandi ospedali e di nuovi affaires con la
richiesta del coinvolgimento della Città Metropolitana di Cagliari… insomma
probabili affari di famiglia.
Emendamento aggiuntivo 779 – Finanziaria – 29 luglio
2017 Testo integrale: “…all’ultimo punto del paragrafo, dopo le parole ‘Binaghi
di Cagliari’ è aggiunto il seguente periodo: Per questi
stabilimenti, come per l’Ospedale Marino di Cagliari, la possibile destinazione
extra sanitaria verrà stabilita d’intesa con la Città Metropolitana di
Cagliari”. Seguono le firme di consiglieri del Partito Socialista
Italiano, ex Comunisti Italiani, Partito dei Sardi, PD, ex Sel – oggi Art
1. Dall’analisi, alla protesta e alla proposta. Restituite ai sardi i
propri ospedali.
(Claudia Zuncheddu è la portavoce della Rete Sarda
Difesa Sanità Pubblica)
da qui
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