Matteo Salvini arriva in Sardegna e per lui è, come dicono i giornalisti,
“un bagno di folla”. Sorprendente? Anche no. Il centrodestra è sempre alla
ricerca di un capo e il segretario della Lega, se uno si accontenta,
indubbiamente mostra di esserlo.
E con le offese ai meridionali come la mettiamo? Semplice: i sardi non si
sentono meridionali, e anzi spesso nutrono verso gli italiani del sud un
malcelato fastidio. Quindi nessuna controindicazione. Piuttosto, in Sardegna la
Lega può rispolverare i suoi vecchi arnesi ideologici dell’autonomia e del
rispetto delle comunità locali, nel resto d’Italia messi in soffitta in cambio
delle parole d’ordine contro i migranti, ma da noi buoni da ritirare fuori alla
bisogna (i sardisti bisognerà pure gratificarli).
Se la Sardegna che guarda a destra trova dunque in Salvini l’ennesimo capo
cui affidarsi, che cosa cerca invece la Lega in Sardegna? Su quali temi batterà
maggiormente per provare a vincere le regionali di febbraio?
Di sicuro nell’isola non faranno presa più di tanto le parole contro i
migranti (in Sardegna non c’è alcuna emergenza in tal senso), né la Lega potrà
strizzare l’occhio alla borghesia produttiva che da noi semplicemente non
esiste. Ma per la Lega, chiamata ad esprimere il candidato presidente dello
schieramento di centrodestra, le regionali sarde sono ugualmente importanti per
due motivi.
Se il primo è semplice (provare a battere i 5 Stelle in una regione dove
appena lo scorso 4 marzo il Movimento aveva eletto ben 16 parlamentari su 25),
il secondo è sicuramente più sostanzioso e non è di poco conto: aprire alle
imprese private lombarde il mercato della sanità.
Già qualche settimana fa il coordinatore regionale della Lega in Sardegna
Zoffili aveva infatti dichiarato: “In caso di vittoria, vogliamo la sanità”
(ecco il pezzo di Sardinia Post per
rinfrescarvi la memoria).
La sanità sarda vale tre miliardi e 400 milioni di euro l’anno, di cui
appena 100 destinati alle cliniche private convenzionate. Posto che con
l’apertura del Mater Olbia bisognerà mettere sul piatto almeno altri 60 milioni
all’anno, è chiaro che i margini di crescita per il privato in Sardegna sono
enormi, tenuto conto che ormai negli ultimi anni le grandi famiglie della
sanità sarde stanno lentamente lasciando il campo a grandi gruppi continentali
(basti vedere la crisi del Policlinico Sassarese, in procinto di passare ai
Rusconi, come ha raccontato La Nuova
Sardegna).
La Lega in questo modo importerebbe in Sardegna il modello lombardo, che
prevede ingenti investimenti a favore dei privati, soprattutto nell’ambito
dell’emergenza-urgenza. Una operazione quantomeno dichiarata e che sarà
difficile da contrastare, visto il modo servile in cui il Pd ha assecondato
l’incredibile operazione Mater Olbia. Con quale coraggio il centrosinistra
potrà lamentarsi se la Lega al governo della Regione favorirà la sanità
privata?
Per il resto, Salvini non ha nulla da dire e da dare alla Sardegna, se non
promettere che tutto resterà come prima, ovvero che non ci sarà nessun nuovo
modello di sviluppo ma si potrà continuare col vecchio. E quindi avanti col
metano (cavallo di battaglia di Pigliaru, del Pd, della Cgil e di Confindustria
messi assieme), con le grandi infrastrutture (quali, poi?), fino (c’è da
aspettarselo) con la prosecuzione della farsa Portovesme.
Avete letto l’intervista del leader della Lega sulla Nuova Sardegna di
ieri? Con le sue rassicuranti parole di continuità con il nulla attuale,
Salvini dà semplicemente una rispolverata al vecchissimo centrodestra sardo e
nulla più.
Per cui, state tranquilli: tranne un po’ più di soldi alla sanità privata,
con Salvini alla guida della Regione non cambierà proprio niente. Grazie ad un
neoautonomismo di maniera, si continuerà a navigare a vista, con le solite
briciole spacciate per cambiamento epocale, i soliti accordi trasversali tra
schieramenti solo fintamente contrapposti, e avanti finché dura.
Tutto questo, ovviamente, con gran sollievo anche degli establishment
sindacale, del centrosinistra e del Pd, spaventati più che dalla batosta
elettorale prossima ventura, dalla prospettiva che la Sardegna possa veramente
cambiare rotta.
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