Ai Genitori
(…) Il coraggio con cui voi
affrontate la realtà e la vostra fiducia nell’avvenire mi danno molto coraggio.
A volte, fra me e me, mi dispiaccio di darvi tanta preoccupazione. Poi, mi
accorgo che si tratta di un’altra cosa, cioè del desiderio naturale che tutti
abbiamo di ottenere la libertà.
Ma che cos’è la libertà? Ecco una domanda
che mi pongo frequentemente. C’è la libertà garantita dal denaro e dal lavoro
altrui; c’è la libertà dell’uomo che trova se stesso nell’atto di donarsi, del
servizio. Saranno stati liberi i grandi uomini come Cesare o Napoleone, solo
perché non dovevano obbedienza a nessuno? Gesù Cristo e Francesco d’Assisi, che
scelsero il cammino del sacrificio, del servizio al prossimo, dell’obbedienza
totale, furono liberi? Il filosofo Marcuse, in uno studio sulla libertà nel
mondo attuale, afferma che negli Stati Uniti, Paese considerato nell’Occidente
come prototipo della libertà, quasi non esistono uomini liberi. L’alto livello di
organizzazione sociale, raggiunto attraverso uno sviluppo tecnico spaventoso,
dove l’uomo è condizionato dalla macchina, fa sì che il sistema industriale e
statale eserciti un potente controllo su ogni individuo. Le scelte che
l’americano medio deve fare sono molto ridotte. Sceglie un tipo di automobile,
un orario di viaggio, un film o una cassetta di birra. Ma ha poche possibilità
di scegliere un’altra maniera di vivere al di fuori dell’”American way of
life”. E’ carente specialmente di contenuto spirituale (benché possieda
abitudini e sentimenti religiosi ben radicati) e di obiettività filosofica. Non
si interroga circa la sua esistenza e molto meno cerca di modificare il suo
status, anzi si preoccupa di propagarlo. Il risultato della libertà
americana lo conosciamo dai giornali: la persistenza di un contagio che si
estende ne Sud-est asiatico (Vietnam, Laos, Cambogia, per non parlare del Medio
Oriente); il record mondiale nel consumo di tossici; l’erotismo sfrenato; le
produzioni artistiche sprovviste di qualunque messaggio costruttivo (vedi i
film di Hollywood dove si insegna solo a bere Coca Cola); la disintegrazione
razziale ecc. Questa libertà tecnologica è stata molto ben criticata da Aldous Huxley
nel suo libro Brave New World.
Molto meno ancora si può parlare di
libertà nei regimi personificati da un Hitler o da uno Stalin dove tutto il
potere emana dallo stato ed è esercitato esclusivamente in suo nome. Dove il
popolo è collocato al margine del processo politico, e i dissidenti sono
spediti in prigione, banditi dalla società o uccisi dalla polizia.
La gravità di questi fenomeni risiede nel
fatto che lo stato può togliere o restringere la libertà; non può mai darla.
Perché la libertà è qualcosa che si conquista e per la quale
gli uomini dovranno sempre lottare, anche a prezzo della vita.
Credo che la libertà, come conquista
sociale, non è ancora nata. Esistono momenti di libertà, spazi di liberta e
uomini liberi. La libertà come status storico non è ancora stata raggiunta. La
schiavitù ufficiale è stata abolita solo un secolo fa. Ma gli uomini continuano
a creare nuovi miti che compensino le loro frustrazioni, nuove forme di
soggezione come il colonialismo e l’imperialismo. La stessa struttura sociale
in cui viviamo è fondamentalmente coercitiva: fin dai primi mesi di vita
abbiamo imparato “ciò che non dobbiamo fare”, siamo soggetti a leggi
repressive, vediamo in ogni angolo di strada un agente di polizia. La
situazione è talmente aggravata dalla struttura sociale che molti uomini, pur
avendo la possibilità di essere liberi, non sanno cosa farsene della libertà.
Un secolo fa l’uomo cominciò a scoprire se
stesso per mezzo della psicologia, della sociologia e della biologia. Siamo
ancora troppo protesi “al di fuori”. La ricchezza psichica e spirituale che esiste
nell’uomo è stata finora molto poco sfruttata. Credo che arriveremo alla vera
libertà solo quando arriveremo a quella tappa dell’evoluzione che Teilhard De
Chardin chiama “noosfera”, la sfera dello spirito. Certamente lo spirito sarà
l’ultima grande scoperta dell’umanità. Allora saremo liberi, perché la
libertà esisterà soprattutto dentro di noi.
La testimonianza degli uomini liberi ci fa
credere nella libertà e desiderarla. Una libertà che sboccia e si irradia dal
di dentro. Nessun carcere è capace di distruggerla. Questa testimonianza io
l’ho avuta dai compagni di prigione, dai bambini, dai poeti, dai santi e dai
poveri. Sono persone che le sbarre non riescono a imprigionare. Parlano con gli
occhi, comunicano col silenzio, si impongono con la serenità. Sono i profeti
dello spirito che sanno captare le rotte della Storia. Questi sono gli uomini
veramente pericolosi, che devono essere temuti da tutti coloto che non vogliono
ascoltare la parola libertà, e molto meno ammettere che esista.
E’ molto naturale che io, nella mia
condizione di prigioniero, parli di libertà. Proprio perché ogni giorno
la scopro dentro di me, tra i miei compagni, e ne percepisco il prezzo (…).
“…Così come la malattia ci porta a
riconoscere il valore della salute, la prigione ci rivela il valore della
libertà”.
“…Il borghese può capire il cristianesimo
solo come morale individualista perché gli interessa mantenere lo status quo
(che egli, fra l’altro, chiama cristiano), come se il cristianesimo costituisse
una forza di resistenza alla dinamica della Storia. Il povero invece, per la
struttura della sua mentalità, è il più idoneo a ricevere e vivere il Vangelo,
perché nulla lo lega al “qui, adesso”. Egli è pieno di speranza, di attesa, di
volontà di cambiare, ed è capace come nessun altro di sacrificio, servizio e
amore, proprio a causa della sua libertà interiore. Dobbiamo però presentargli
un cristianesimo che sia “prassi” e non corpo di dottrine e di abitudini
liturgiche. Chi si converte non può continuare ad agire alla maniera di prima”.
Carcere di S Paolo, 23/03/1970
Carlo Alberto Libânio Christo, Frei Betto
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