Quanto stiamo diventando cattivi? Come quelli che
prendevano il caffè alla stazione quando partivano i treni pieni di ebrei e
zingari? Come
quelli che erano contenti dell’impero. Quando l’Amba Aradam era sinonimo di
confusione?
Ecco, noi siamo cattivi come Salvini. Un signore che ci parla dal suo telefonino. Si
riprende. Dice che è un papà. Vuole un po’ di ordine nelle nostre città. Conta
i “like” sulla sua pagina facebook e imposta
la politica del suo partito seguendo le indicazioni dei followers. Non è un
politico. No. È un contatore.
Più ci penso e più credo che non serve molto parlare
di immigrati, di stranieri. Dobbiamo parlare di noi. Dell’umanità che ci stiamo
perdendo per strada.
Con lo sgombero dei poveri cristi del Baobab – una ferita per la città perché era una risorsa vera
per i disperati di Roma – s’è toccato un
fondo che non era facile toccare.
Solo con
questi personaggi disumani potevamo toccarlo. Con questi che si circondano di
mostri per essere sempre più mostruosi. Quanti
like mi mettono se porto un mazzo di fiori per una sedicenne stuprata? E se ce
ne aveva tredici?
Viviamo
in una città nella quale bisognerebbe riparare le strade piene di buche,dare un alloggio a chi non lo ha, migliorare il trasposto pubblico e
le scuole, la sanità, eccetera. Ma si prendono voti con questi argomenti? No,
cari elettori. Allora arrivano i blindati “l’avevamo promesso, lo stiamo
facendo. E non è finita qui. Dalle parole ai fatti” dice il mostro di Riace, quello che ha
trattato come un malfattore il sindaco Mimmo Lucano che ha dato una casa ai
migranti e un paese ai suoi paesani. Il ministro che sta facendo a pezzi le
nostre barricate di civiltà.
E noi?
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