domenica 12 aprile 2020

quanto sono bassi i Paesi Bassi


Rigoristi in fallo: Olanda paradiso fiscale senza vergogna - Ennio Remondino

Peccati caraibici
L’Olanda come le Cayman con furberie caraibiche. Predica austerità e disciplina di bilancio in lungo e in largo, poi ‘lavora sottotraccia’ per attirare le sedi fiscali di multinazionali di mezzo mondo. «Che nella maggior parte sono rappresentate da una cassetta delle lettere o poco più. Neanche fossimo in un qualsiasi arcipelago caraibico», commenta ‘Economia Spiegata Faciile’. Ma sui dettagli tecnici del ‘peccato ‘ e sui sorprendenti ‘peccatori, ci affidiamo alla ‘bibbia’ economica di Confindustria, Il sole 24ore, che non è il sovversivo Manifesto.
Grossi peccatori di casa
«Da Mediaset a Fiat-Chrysler, Olanda paradiso delle holding». Non è soltanto il Fisco, praticamente inesistente per le holding di partecipazioni, ad attirare uomini e capitali, spiega il Sole24.


«Mediaset e Fiat-Chrysler, Rolling Stones e U2. Non importa se ti chiami Berlusconi o Agnelli-Elkann, Mick Jagger o Bono Vox, in Olanda sei comunque il benvenuto. Cantanti e imprenditori, banchieri e finanzieri si affollano numerosi in questi giorni sui canali di Amsterdam, divenuta il crocevia dei vip di due mondi oggi più che mai interconnessi: il business e lo spettacolo. Eccolo, dunque, l’Eden delle multinazionali di ogni tipo. Se hai una holding e cerchi un luogo dove installarla, questo è il posto giusto. Perché Amsterdam è ormai un palcoscenico con una forza di attrattività spaventosa.

Prostituti in vetrina
«Fisco praticamente inesistente per le holding, flessibilità della ‘governance societaria’ (poche regole e vincoli di garanzia), un apparato giudiziario snello e sburocratizzato, un sistema finanziario dove è facile trovare capitali a costi bassi. E poi ci sono loro, i professionisti delle multinazionali: uno stuolo di fiscalisti, commercialisti, notai, avvocati, advisor e amministratori che rendono fluidi e rapidi i meccanismi di creazione e di gestione delle holding».

Un furto da 50 miliardi l’anno
Conti da paura. Su un totale di 4.500 miliardi di euro dei bilanci dekke oltre 15mila società che transitano tra Rotterdam e Eindhoven -oltre 5 volte il Pil dell’Olanda- meno di 200 diventano imponibili ai fini fiscali. Ecco spiegato perché colossi come Ikea, Unilever, Shell, Adidas, Niken (oltre all’italiana Fca, sede legale a Londra, sede fiscale ad Amsterdam) abbiano scelto proprio l’Olanda come domicilio fiscale.

‘L’Ue indaghi sui Paesi che chiedono i coronabond’, bufera sul ministro olandese
Le parole del responsabile delle Finanze dell’Aia, Wopke Hoekstra, hanno fatto scattare la reazione del premier portoghese Costa: “Commenti ripugnanti”. Insulti anche sulla pagina Wikipedia, dove viene definito ‘fascista’ e ‘clown’.
“La Commissione europea dovrebbe indagare sui Paesi che chiedono i coronabond per capire i motivi per cui non hanno abbastanza spazi di bilancio per rispondere all’impatto economico della crisi”, riferisce Dario Prestigiacomo su EuropaToday. Sono le parole che, a quanto fatto trapelare a Bruxelles, il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra avrebbe pronunciato durante l’accesa teleconferenza dell’Eurogruppo del 26 marzo. Le parole di Hoekstra hanno avuto l’effetto di incendiare un dibattito già teso. Tanto che prima il governo portoghese, poi fonti vicine a Spagna e Francia hanno fatto circolare sui media tutta la loro indignazione. Arrivata persino su Wikipedia.
Il primo a reagire pubblicamente è stato il premier del Portogallo, il socialista Antonio Costa, che ha definito “ripugnanti” i commenti del ministro dell’Aia. Il governo francese, avrebbe definito il politico olandese “chatelain”, significato a metà strada tra feudatario e villano. I commenti del ministro olandese hanno scatenato l’indignazione anche di semplici cittadini. E qualcuno si è vendicato su Wikipedia: nella pagina in inglese che racconta la biografia di Hoekstra (economista con un passato nella compagnia petrolifera Shell e nella società di consulenza McKinsey), sono spuntate per alcune ore le parole “fascista” e “clown”
Nessuno ha più tempo da perdere ad ascoltare i ministri olandesi delle Finanze dopo che lo abbiamo fatto nel 2009, 2010, 2011 e anche dopo”, ha sbottato Costa riferendosi proprio alle discussioni sulle politiche post-2008. “L’ultima cosa che un politico responsabile può fare quando vediamo i drammi in Italia, Spagna e in tutti gli altri Paesi, è non capire che la priorità delle priorità è combattere questo virus”, ha concluso il premier di Lisbona.
da qui



Olanda, no agli Eurobond e paradisi fiscali? Quanto ci costano le sue tasse

Il netto rifiuto dei Paesi Bassi alla possibilità di istituire bond comuni per tutta l’Unione Europea (indipendentemente dal nome che poi si voglia dare a questo strumento finanziario, Eurobond o Coronabond) ha riportato in auge tanto in Italia quanto negli altri Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo una vecchia questione: l’Olanda è un paradiso fiscale?
Secondo alcuni analisti, infatti, l’ordinamento tributario olandese è particolarmente favorevole, tanto che potrebbe essere considerato alla stregua di altre nazioni finite nella black list dell’OCSE dei Paradisi Fiscali. A dimostrazione di ciò, sostengono i critici, ci sarebbe la lunga lista di aziende che, di punto in bianco, decidono di spostare la loro sede legale e fiscale dal Paese d’origine proprio in Olanda. Una scelta fatta, solo per rimanere in Italia, da FCA, Exor e Mediaset e che costa ogni anno all’Erario miliardi e miliardi di mancate entrate fiscali.
Dietro la ritrosia olandese alla “condivisione del debito” tramite emissione di bond comunitari (siano essi a tempo determinato come i Coronabond, o a tempo “indeterminato” come gli Eurobond) ci sarebbe la necessità di difendere il proprio sistema fiscale, che potrebbe risentire di un livello differente di indebitamento.
Sistema fiscale olandese: le aliquote
Da un confronto delle aliquote fiscali applicate dall’Italia e dall’Olanda è facile capire come mai sempre più aziende decidono di creare delle holding di diritto olandese e affidare loro il controllo del pacchetto azionario. Partiamo, ad esempio, dall’aliquota ordinaria: nel nostro Paese la tassazione del fatturato è al 24%, mentre nei Paesi Bassi è al 20% fino a 200 mila euro di reddito imponibile e al 25% per cifre superiori. I due dati non sono poi così lontani, ma l’Olanda fa la “differenza”  sul fronte della tassazione delle royalties, dei dividendi e delle plusvalenze.
In particolare, le società di diritto olandese possono godere di una esenzione totale su dividendi e plusvalenze generate da azioni di società controllate. Se una holding olandese ha in portafogli una partecipazione del 100% in un’azienda italiana e quest’ultima genera 1 miliardo di euro di dividendi, il fisco olandese non tasserà questa cifra. In Italia, invece, l’aliquota ordinaria per gli utili da dividendi è del 26% (anche se il nostro ordinamento fiscale prevede esenzioni e riduzioni).
Inoltre, l’Olanda è tra i Paesi europei più attivi sul fronte del Tax Ruling. Questo strumento consente a un Governo di sottoscrivere un accordo con un’azienda o una holding per determinare la base imponibile e altri accordi fiscali. Mediamente, i Paesi Bassi chiudono 250 accordi di Tax Ruling ogni anno, numero che li proietta al terzo posto nell’Unione Europea.
Quanto costano le tasse olandesi all’Erario italiano?
Va da sé che il trasferimento della sede fiscale dall’Italia all’Olanda comporta una perdita per le casse dello Stato di svariati miliardi di euro. Fare un conto preciso, in questo caso, non è possibile, ma alcune stime fatte da diversi economisti possono essere d’aiuto per farci un’idea. Secondo lo studio “The Missing Profits of Nations”, “I profitti perduti delle Nazioni”, realizzato dai ricercatori Thomas Tørsløv e Ludvig Wier dell’Università di Copenaghen e Gabriel Zucman dell’Università di Berkeley, l’Italia perde il 19% di entrate fiscali ogni anno a causa della “concorrenza sleale” di diversi paradisi fiscali in tutto il mondo.
Secondo il report presentato al Fondo Monetario Internazionale, ogni anno il nostro Paese “perde” 8 miliardi di dollari di tasse, frutto di oltre 25 miliardi di imponibile che viene trasferito verso paradisi fiscali tramite alcuni artifici contabili. Di questi 8 miliardi, ben 6 sono indirizzati verso Olanda, Lussemburgo e Irlanda (tutti e tre Paesi membri dell’Unione Europea).

1 commento:

  1. ne parla anche Fulvio Scaglione qui:

    https://www.famigliacristiana.it/articolo/paradiso-degli-evasori-ma-rigorosa-con-i-bilanci-degli-altri-la-doppia-morale-dell-olanda.aspx

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