martedì 10 marzo 2015

Il discorso - Uri Avnery

Improvvisamente mi ha ricordato qualcosa.

Stavo guardando Il Discorso di Binyamin Netanyahu davanti al Congresso degli Stati Uniti. Una serie di  file di uomini in giacca e cravatta (e ogni tanto una donna) che si alzavano e si sedevano di scatto, applaudendo  come pazzi, e urlando la loro approvazione.

Sono stati gli urli che mi hanno fatto ricordare. Dove  li avevo sentiti prima?

E  poi mi è tornato in mente. Era un altro parlamento, a metà degli anni ’30. Il Capo stava  parlando. Una serie di file di membri del Reichstag ascoltavano  estasiati.  A intervalli di pochi minuti si alzavano di scatto e urlavano la loro approvazione.

Naturalmente, il Congresso degli Stati Uniti non è il Reichstag . I suoi membri indossano completi scuri, non camicie marroni. Non urlano “Heil”, ma qualcosa di incomprensibile. Tuttavia il suono degli urli faceva lo stesso effetto. Molto sconvolgente.
Ma sono tornato al presente. Quello che si vedeva non era terrificante,  ma ridicolo. C’erano qui  i membri del parlamento più potente del mondo che si comportavano come un mucchio  di stupidi.

Niente di simile sarebbe potuto accadere alla Knesset. Non ho un’altissima opinione del nostro parlamento, ma paragonato a questa assemblea, la Knesset è la realizzazione del sogno di Platone. Abba Eban una volta aveva paragonato un discorso di Menachem Begin a un soufflé francese: un sacco di aria e molta poca pasta.

La stessa cosa si potrebbe dire riguardo al Discorso.

Che cosa conteneva? L’Olocausto, naturalmente, con quell’impostore morale, Elie Wiesel, seduto nella galleria, proprio accanto a Sarah’le, che chiaramente si gustava    il trionfo di suo marito. (Pochi giorni prima, aveva urlato alla moglie di un sindaco a Israele: “Il tuo uomo non arriva neanche alle caviglie del mio uomo!”)

Il Discorso citava il Libro di Esther che parla degli Ebrei persiani scampati al malefico ministro persiano Haman, che intendeva eliminarli.  Nessuno sa in che modo questa dubbia composizione sia arrivata a essere inclusa nella Bibbia. Dio non vi  è citato, non ha nulla a che fare con la Terra Santa, e la stessa Esther sembra più una prostituta che un’eroina. Il libro si conclude con il massacro commesso dagli ebrei contro i Persiani.

Il Discorso, come tutti i discorsi che fa Netanyahu parlava molto delle sofferenze degli Ebrei nel corso dei secoli, e delle intenzioni dei malvagi Iraniani, i Nuovi Nazisti, di annientarci. Questo, però, non avverrà, perché questa volta abbiamo Binyamin Netanyahu che ci protegge. E, naturalmente, i Repubblicani degli Stati Uniti.

E’ stato bel discorso. Non si può fare un discorso brutto quando centinaia di ammiratori  pendono dalle sue labbra  e applaudono ogni secondo. Ma non entrerà   in un’antologia dei Più Grandi Discorsi del mondo.

Netanyahu si considera un secondo Churchill. E, in effetti, Churchill è stato l’unico leader straniero prima di Netanyahu a parlare per tre volte a entrambe le Camere del Congresso. Churchill, però, era venuto per cementare la sua alleanza con il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, che ha svolto una grossa parte nello sforzo bellico britannico, mentre Netanyahu è venuto a sputare in faccia all’attuale presidente.

Che cosa non conteneva il Discorso?

Non una parla sulla Palestina e i palestinesi. Non una parola sulla pace, la soluzione con i due stati, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, Gerusalemme. Non una parola sull’apartheid, sull’occupazione, sugli insediamenti. Non una parola sulle potenzialità  nucleari di Israele.

Non una parola, naturalmente, sull’idea di una regione priva di armi nucleari, con reciproche ispezioni.

In effetti, non c’è stata affatto alcuna proposta concreta. Dopo aver denunciato il brutto patto in preparazione e insinuare  che Barack Obama e John Kerry sono creduloni  e idioti, non ha offerto alcuna alternativa.

Perché? Suppongo che il testo originale del Discorso contenesse molto altro. Nuove devastanti sanzioni contro l’Iran. Una richiesta di totale demolizione di tutte le installazioni nucleari iraniane. E la conclusione inevitabile: un attacco militare israelo-statunitense.

Tutto questo è stato lasciato fuori.  E’ stato avvertito dalle persone vicine a Obama senza mezzi termini che la rivelazione dei dettagli dei negoziati sarebbe stata considerata un tradimento della fiducia. E’ stato avvertito dai Repubblicani che lo hanno ospitato che  il pubblico americano non era nello stato d’animo di sentir parlare ancora di un’altra guerra.

Che cosa restava? Un’ uggiosa  esposizione  dei ben noti fatti sui negoziati. E’ stata la sola parte noiosa del discorso. Per vari minuti  nessuno è saltato in piedi, nessuno ha urlato la propria approvazione. Hanno fatto vedere [lo scrittore] Elie Wiesel che dormiva. La persona più importante nella sala,  Sheldon Adelson, [ricchissimo imprenditore americano, n.d.t.] ,il padrone dei Repubblicani del Congresso e di Netanyahu non è stato affatto mostrato. Ma era lì, a tenere sotto stretta sorveglianza i suoi servi.

A proposito, che fine ha fatto la guerra di Netanyahu?

Ricordate quando le Forze di Difesa Israeliane stavano per bombardare l’Iran e ridurlo in frantumi?  Quando la potenza israeliana stava per  “far fuori” tutte le installazioni nucleari iraniane?

I lettori di questa rubrica forse si ricordano che anni fa avevo assicurato  loro che non ci sarebbe stata nessuna guerra. Senza se e senza ma. Nessuna porta socchiusa  per una ritirata. Ho affermato che non ci sarebbe stata nessuna guerra. Punto.

Molto tempo dopo, tutti gli ex capi militari e dell’intelligence israeliani  si sono pronunciati contro la guerra. Il Capo di stato maggiore dell’esercito,  Benny Gantz, che ha finito il suo mandato questa settimana, ha rivelato che nessuna bozza ordine   di operazione per attaccare gli impianti  nucleari iraniani era stata mai  compilata.

Perché? Perché un’operazione del genere avrebbe causato una catastrofe in tutto il mondo. L’Iran avrebbe immediatamente chiuso lo Stretto di Hormuz, largo soltanto    30 km. attraverso il quale deve passare il 35% del petrolio trasportato via mare. Significherebbe un immediato crollo economico in tutto il mondo.

Per aprire lo Stretto e per tenerlo aperto, una gran parte dell’Iran si sarebbe dovuta occupare con una guerra terrestre, con truppe di terra. Perfino i Repubblicani hanno i brividi al pensiero.

Le capacità militari di Israele  sono inadeguate per una tale avventura. E, naturalmente, Israele non può sognarsi di iniziare una guerra senza l’espresso consenso americano.

Questa è la realtà. Non i lunghi discorsi. Perfino i senatori  americani sono in grado di vedere la differenza.

Il  clou del Discorso è stata la demonizzazione dell’Iran. L’Iran è il diavolo in persona.  I suoi leader sono mostri subumani. In tutto il mondo i terroristi iraniani sono all’opera per preparare azioni violente  mostruose. Costruiscono missili balistici intercontinentali per distruggere gli Stati Uniti. Immediatamente dopo avere ottenuto testate nucleari – adesso o fra dieci anni – annienteranno  Israele.

In realtà, la capacità di Israele di sopravvivere a un attacco e di contrattaccare, basata  sui sottomarini forniti dalla Germania, annienterebbe l’Iran nel giro di minuti. Una delle più antiche civiltà nella storia del mondo finirebbe in maniera repentina. Gli ayatollah  dovrebbero essere stati clinicamente folli  per fare una cosa del genere.

Netanyahu finge di credere che lo siano. Tuttavia, oramai da anni, Israele conduce un’amabile mediazione con il governo iraniano riguardo all’oleodotto di Eilat-Ashkelon  attraverso  Israele, costruito da un consorzio iraniano-israeliano. Prima della rivoluzione islamica, l’Iran era l’alleato più  solido  di Israele  nella regione. Molto dopo la rivoluzione, Israele ha fornito all’Iran armi allo scopo di combattere contro l’Iraq di Saddam Hussein (il famoso Irangate). E se si torna a Esther e al suo tentativo sessuale di salvare gli Ebrei, perché non nominare Ciro il Grande, che aveva permesso ai prigionieri giudei di tornare a Gerusalemme?

A giudicare dal suo comportamento, l’attuale leadership iraniana ha perduto parte del suo iniziale fervore religioso. Si comporta (ma non parla spesso) in maniera molto razionale conducendo negoziati difficili come ci si aspetterebbe da Persiani consapevoli della loro immensa eredità culturale, anche più antica del giudaismo. Netanyahu ha ragione di dire che non bisognerebbe dargli fiducia a occhi chiusi, ma demonizzarli come fa lui,  è ridicolo.

In un contesto complessivo, Israele e l’Iran sono già alleati indiretti. Per entrambi lo Stato Islamico (ISIS) è il nemico mortale. Secondo me, per Israele, l’ISIS è molto  più pericoloso, nel lungo termine, dell’Iran. Immagino che per Teheran, l’ISIS sia un nemico molto più pericoloso che Israele.

(L’unica frase memorabile del Discorso è stata: “  il nemico del mio nemico è mio nemico”.)

Nella peggiore delle circostanze, l’Iran alla fine avrà la sua bomba. E allora?

Forse sono un israeliano arrogante, ma mi rifiuto di avere paura. Vivo a un chilometro e mezzo circa dall’alto comando dell’esercito israeliano nel centro di Tel Aviv, e se ci fosse uno scontro nucleare mi volatilizzerei. Tuttavia mi sento molto sicuro.

Gli Stati Uniti sono stati esposti per decenni (e lo sono ancora) a migliaia di bombe nucleari russe che potrebbero cancellare milioni di persone nel giro di minuti. Si sentono sicuri sotto l’ombrello dello “equilibrio del terrore”. Tra noi (israeliani)  e l’Iran, nella situazione peggiore, avrà effetto lo stesso equilibrio.

Quale è l’alternativa  di Netanyahu alla politica di Obama?  Come Obama ha fatto presto notare, non ne ha offerta nessuna.
Sarà raggiunto  l’accordo migliore possibile. Il pericolo verrà rimandato di dieci anni o più. E, come Chaim Weizman ha detto una volta: “Il futuro arriverà e si prenderà cura del futuro.”

Nel giro di dieci anni, accadranno molte cose. I regimi cambieranno, le inimicizie si trasformeranno in alleanze e viceversa. Qualsiasi cosa è possibile.


Perfino – se Dio e gli elettori israeliani lo vogliono – la pace tra Israele e Palestina che tirerebbe fuori il pungiglione dalle relazioni israelo-musulmane.

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