Il libro ha per titolo “The Wandering Who?”, in italiano letteralmente “L’Errante Chi?” che gioca sul mito del cosiddetto ‘ebreo errante’. Ed è grazie a questo titolo che si può capire quanto il lavoro di Gilad Atzmon sia spiritoso e stimolante. Ma è anche uno scritto importante che ci offe uno studio sugli ebrei, l’ebraicitá e il giudaismo.
L’autore stesso nel presentare il libro spiega che lo scopo è quello di stimolare un dibattito riguardo a molte questioni che il testo propone, a cominciare dal chiedersi cosa si intende con i termini giudaismo, cultura ebraica, ideologia ebraica.
Già dall’introduzione Atzmon sfoggia tutto il suo senso dell’umorismo tipico della tradizione ebraica.
Già dall’introduzione Atzmon sfoggia tutto il suo senso dell’umorismo tipico della tradizione ebraica.
“Mio nonno era un carismatico, poetico, veterano terrorista sionista”.
L’autore stesso ha seguito il tipico cursus honorum di un giovane israeliano nato in quel clima ottimistico suscitato dopo la guerra dei sei giorni. Culminato con il servizio militare nell’IDF, nel Libano meridionale. Poi folgorato nel sentir suonare Charlie Parker decide che la sua vita avrebbe seguito la musica, divenendo un jazzista professionista ma anche un attivista e scrittore che cerca di spezzare quel legame “tribale” ebraico. Alcune affermazioni contenute in questo libro sono forti e sofferte, ma sono allo stesso tempo inequivocabilmente argomentate. Egli decostruisce l’identità sionista con esplorazioni nella psicologia dell’ebraismo e del sionismo. Affermazioni che susciteranno la solita e sempre ripetuta accusa di antisemitismo.
Basandosi sul libro di Shlomo Sand “L’invenzione del popolo ebraico”, Atzmon trarrà queste conclusioni: “ Se dunque gli ebrei non sono una razza ma un insieme di vari popoli ‘cooptati’ da un movimento nazionale basato su miti, e non hanno nulla a che vedere con il semitismo, ne consegue che l’antisemitismo è una parola vuota”. Il che significa che tale accusa dovrebbe essere fatta all’occidente e a Israele stesso poiché avversi ai movimenti di liberazione dei popoli arabi. E ancora che il sionismo è mantenuto in vita dall’antisemitismo e che, secondo Atzmon, l’olocausto fu indirettamente una vittoria sionista così ” se non ci fosse ogni tanto una sinagoga data alle fiamme, il Mossad ne brucerebbe qualcuna da parte sua”.
Secondo l’autore, il sionismo non è un movimento coloniale interessato alla Palestina, perché “risiedere a Sion è soltanto una delle possibilità offerte dall’ideologia sionista”. E anche Israele è solo un mutevole territorio visto che non esiste un centro geografico del sionismo le cui decisioni si possono prendere a Gerusalemme, alla Knesset, nel Mossad o negli uffici di Wall Street. Si tratta piuttosto di un sistema che funziona in modo collettivo, a rete; così i palestinesi sono vittime non “soltanto” dell’occupazione israeliana, ma di una particolare identità politica globale. Per cui gli ebrei di oggi hanno trasformato la Palestina in un “bunker” finalizzato al mantenimento della loro ‘ebraicitá’ supportati dagli eserciti occidentali, in particolare da quello statunitense.
Non c’è dunque un’umanità ebraica perché il giudaismo sorretto da precetti tribali manca di un’etica universale.
Atzmon in questo libro cita anche passi biblici che si possono applicare sia al furto del territorio palestinese nel 1948 sia al massacro di Gaza: “non c’è dubbio tra gli studiosi biblici che la Bibbia ebraica contenga suggerimenti tutt’altro che etici, alcuni dei quali sono in pratica incitamenti al genocidio”. Nena News
Atzmon in questo libro cita anche passi biblici che si possono applicare sia al furto del territorio palestinese nel 1948 sia al massacro di Gaza: “non c’è dubbio tra gli studiosi biblici che la Bibbia ebraica contenga suggerimenti tutt’altro che etici, alcuni dei quali sono in pratica incitamenti al genocidio”. Nena News
*Gilad Atzmon è un sassofonista e compositore di fama internazionale. Membro dei “Blockheads” e leader della Orient House Ensemle. Nato in Israele vive e lavora a Londra.
Cristina Micalusi
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