Cara
Virginia,
sei tu che,
chiedendo aiuto alla tua bella semplicità, hai detto arrivando in Campidoglio
“Chiamatemi Virginia”.
Certamente
perché tu non vuoi, come tutti, essere prigioniera di un ruolo, vuoi solamente
esercitarlo.
Nessuno
prende in esame il tuo coraggio che consiste nell’aver accettato di consegnare
la tua vita a questa esperienza impossibile:
trasformare
una gestione comunale in agonia in un assetto organizzativo degno di una grande
città.
Infatti ora
tu non sei arrivata al vertice di una realtà comunale che richiede solo di
essere amministrata, magari con prudenza e saggezza. No ti hanno portata in un
terreno paludoso e infetto che, prima di poter essere coltivato, richiede una
bonifica strutturale. Ogni singolo ruolo di coloro che potranno collaborare con
te è stato pesantemente contaminato per anni dai prepotenti plenipotenziari di
questa città che sono riusciti a offrire alleanze economiche tanto preziose da
rendere qualsiasi rifiuto una sorta di insensato disprezzo.
Tutti o
quasi hanno accettato un modo di essere che in questo esausto Paese è ormai in
grado di giustificare qualsiasi nefandezza definendola come “la politica”.
Cara
Virginia, non ti sarà facile evitare la malafede e l’ostilità di quelli che da
sempre hanno appoggiato chi ti ha preceduto.
Non puoi
eliminarli perché sono entrati ormai nel tessuto stesso delle strutture
amministrative, ma puoi tenerli lontani.
Non credo
vadano combattuti, ma lasciati con gentilezza pascere nei loro privilegi e
nelle loro disgrazie tra cui la maggiore è proprio quella di essere come sono.
Io credo
profondamente nella gentilezza come unica arma per domare la malvagità e
l’arroganza.
Come dono
augurale per questo tuo delicato mandato, ti offro la mia fiducia nel fatto che
la femminilità è una realtà talmente grande e abissale che non può essere
capita ma solo assecondata. Così invece di ordini tu darai mandato operativo a
ogni tuo desiderio di rispettare i diritti di ognuno.
Ti guiderà
la determinazione di riuscire là dove nessun uomo sarebbe mai stato capace di
arrivare.
Sii certa
che tutti i cittadini di Roma, magari in segreto, sono al tuo fianco e ti
stimano, perfino quelli che, per via del loro passato saranno costretti a
denigrare il tuo operato a qualsiasi costo.
Mi è parso
di capire che il movimento cui appartieni da sempre guarda avanti. E’ lo
sguardo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza che in una comunità
giusta possono operare e crescere in ognuno fino alla fine dei suoi giorni.
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