giovedì 30 giugno 2016

Esportare armi, importare profughi...

 il circolo vizioso fra Italia e Yemen
della redazione di terrelibere.org (*) con un link a Opal Brescia (**)


A Lampedusa sono arrivati alcuni profughi dallo Yemen. L’Italia esporta armi verso l’Arabia Saudita, che bombarda lo Yemen. Si completa così il circolo vizioso tra export di armamenti e “import” di profughi. Eppure, nei discorsi da bar e in quelli politici, si dice che “non possiamo farci carico dei problemi degli altri”. Come se fossimo innocenti
All’inizio di maggio a Lampedusa è avvenuta l’ennesima protesta contro le impronte digitali. Rifugiati di tante nazionalità rifiutavano l’atto che li avrebbe inchiodati in Italia. Accade da anni, perché non siamo un Paese ambito.
Ma questa volta c’era una novità. Tra i migranti che non volevano restarec’erano alcuni yemeniti. La notizia non è stata registrata, meno che mai la presenza di profughi di una guerra dimenticata.
Purtroppo, in questo conflitto siamo coinvolti in modo diretto. Lo scorso gennaio la Rete Disarmo ha presentato in diverse procure italiane un esposto per chiedere di indagare sulle spedizioni di bombe dall’Italia all’Arabia Saudita.
Da aeroporti sardi, infatti, sono partiti carichi di bombe per rifornire l’aviazione saudita: era la sesta spedizione italiana in pochi mesi.
Tecnicamente, si tratta della violazione dell’articolo 1 della legge 185/90 che vieta l’esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto armato. L’Arabia Saudita, infatti, è alla guida di una coalizione che sta bombardando lo Yemen, colpendo in particolare scuole e obiettivi “illegali”.
Renzi ha confermato una partnership articolata con Ryad: dalla costruzione della metropolitana alla vendita di armamenti.
La politica italiana ha completato un circolo vizioso: si esportano guerre, si importano profughi. Che peraltro preferiscono protestare platealmente pur di non restare. Le idee da bar secondo cui “non possiamo ospitarli”, “dobbiamo aiutarli a casa loro” e così via trovano una dura smentita dalla realtà.
(*) Ripreso da www.terrelibere.org con la foto che mostra una delle barche dei migranti arrivati a Lampedusa.
(**) Se nulla sapete delle armi italiane usate in Yemen – “grazie” all’Arabia Saudita – che fra l’altro è un ottimo sponsor dell’Isis – cominciate a dare un’occhiata al link qui sotto di OPAL, l’«Osservatorio permanente delle armi leggere» di Brescia, che io recupero da «Comune info». (db)

LE DIVISE ALITALIA E IL MASSACRO YEMENITA
Da 450 giorni la gente dello Yemen viene sterminata da una guerra che non interessa (quasi) nessuno. Ha già ucciso almeno tremila civili, molti dei quali bambini, ma anche questa non è una novità. Secondo l’Onu, sono le milizie sunnite, sostenute dai bombardieri di una coalizione guidata Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, a causare gran parte delle vittime civili. I colossi mediatici italiani si stracciano le vesti un paio di volte l’anno, quando va bene, quasi sempre quando ricevono le anteprime di un Rapporto annuale della Amnesty di turno. Scattano con puntualità e tanto di titoloni razzisti, invece, se si tratta di far del sarcasmo sullo stile “saudita” delle nuove divise delle hostess della compagnia nazionale venduta agli emiri miliardari. Le bombe italiane ed europee che alimentano la macelleria yemenita, un traffico ben più indecente di quello dei migranti, per loro non fanno notizia. Peggio: sono notizie “vecchie”, scadute. D’altra parte “è tutto regolare”, dicono i ministri Gentiloni e Pinotti. La denuncia di Opal, Osservatorio permanente delle armi leggere
OPAL BRESCIA

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