mercoledì 12 dicembre 2018

Regno Unito, migranti deportati. Voli segreti di Theresa May - Alessandro Fioroni




I quindici di Stansted
Regno Unito. Era il 28 marzo del 2017 quando quindici attivisti di diversi gruppi pro migranti decisero di ostacolare il rimpatrio di immigrati che stavano per essere messi su un aereo diretto in Nigeria. I quindici circondarono il velivolo fermo sulla pista dell’aeroporto di Stansted e ne impedirono il decollo. L’azione, dal loro punto di vista, si rivelò un successo: undici migranti riuscirono a rimanere in terra inglese per poter aspettare che la loro domanda di asilo venisse riesaminata, e due di loro hanno visto accolta la loro richiesta. Sebbene si sia trattato di un atto non violento, né creato pericolo alcuno per le operazioni di atterraggio e volo di altri aerei, gli attivisti ora rischiano una pesantissima condanna. In virtù della legislazione antiterrorismo potrebbero vedersi comminata persino alla pena dell’ergastolo. Lo scorso marzo è iniziato il processo presso il tribunale di Clemsford Crown.

Campagna di solidarietà
Fin da subito si è messa in moto una campagna in difesa degli attivisti, da Amnesty International allo stesso vescovo della località dove si sta svolgendo il processo. Oltre 50 personalità, tra cui la leader dei Verdi Caroline Lucas, la scrittrice e giornalista Naomi Klein, il regista Ken Loach e l’attrice Emma Thompson hanno firmato un appello nel quale si chiede il ritiro delle accuse e la fine dei voli segreti di deportazione. “I voli segreti di espulsione strappano migliaia di persone dalle nostre comunità ogni anno – si può leggere nella lettera-appello. Genitori, amici e vicini di casa sono mirati in base alla nazionalità per riempire voli noleggiati dal Ministero dell’Interno. Molti critici hanno sostenuto che, come il “divieto anti musulmano” di Trump, queste deportazioni sono ingiuste e razziste. Violenza e abusi da parte di contractors della sicurezza sono stati documentati su questi voli.

Voli segreti e deportazioni illegali
Al di là della vicenda che riguarda quelli che ormai sono conosciuti come “i quindici di Stansted”, sta emergendo il vero volto della politica del governo britannico in tema di immigrazione. Dapprima in maniera nascosta e ora alla luce del sole, le testimonianze che riguardano vere e proprie deportazioni (rendition) illegali si stanno moltiplicando. Quest’anno, grazie ad un’inchiesta giornalistica, è scoppiato il caso della cosiddetta Windrush Generation, immigrati caraibici giunti in Inghilterra nell’immediato dopoguerra.

Il caso Windrush
The Guardian, ha rivelato come in un memoriale del 2017, indirizzato al Ministero dell’Interno si parlava esplicitamente di una quota minima di 12000 immigrati, considerati illegali e da espellere. La maggioranza dei migranti caraibici non avevano passaporto in quanto arrivati bambini, ciò ha dato luogo negli anni anche alla negazione di diritti fondamentali come l’assistenza medica. Nella stragrande maggioranza dei casi in mancanza di documenti era difficile provare il proprio status e il rischio di essere rimandati in una terra ormai sconosciuta è diventato realtà. Dopo numerose proteste, il caso però è esploso e a farne le spese è stata la ministra degli Interni Amber Rudd, costretta alle dimissioni dopo giorni di feroci discussioni in Parlamento.

L’ambiente ostile voluto da Theresa May
Ma a quanto sembra questa pratica non è stata abbandonata. Addirittura c’è il sospetto che il ministro abbia distrutto, in alcuni casi, i documenti che provavano date di arrivo, residenza, diritti. Non è ancora chiaro quante persone siano state detenute o deportate, ma quello che emerge con evidenza è un deteriorarsi della situazione a partire dal 2010, quando il ministero degli Interni, guidato all’epoca da Theresa May ha implementato esplicitamente pratiche e procedure tali da creare un “hostile environment” (ambiente ostile) per gli immigrati.

Il business delle deportazioni
Per questo gli attivisti di End Deportations denunciano da anni le misure violente e brutali messe in piedi dal governo inglese ben prima della Brexit. Violenze che le persone subirebbero anche sugli stessi voli. In passato, quando le deportazioni avvenivano usando aerei di linea, si sono registrate proteste e denunce degli altri passeggeri. Le rendition quindi sono state passate a privati che garantiscono la sicurezza a bordo e sul cui comportamento non è facile indagare. Secondo un’inchiesta dell’agenzia Corporate Watch,i migranti vengono imbarcati su voli commerciali, così come su voli charter dedicati, ogni due mesi. In questa maniera possono essere espulse più persone possibile I profitti di questo “lavoro” vanno alla Titan Airways, una compagnia che fa base proprio all’aeroporto di Stansted.

Un affare lucroso
Le deportazioni sono così divenute un vero e proprio business e l’interesse a non terminare questa pratica è alto. Come nel caso della società di outsourcing Mitie che dal maggio di quest’anno ha stipulato un contratto con il governo per gestire i migranti espulsi. Mitie va a sostituire un’altra società, la Tascor. Il contratto non riguarda solo la scorta a bordo degli aerei ma anche i centri di detenzione e la sicurezza durante gli spostamenti. Un appalto lucroso della durata di 10 anni che ammonta a circa 525 milioni di sterline
Tutte le società impiegate in questo campo utilizzano lo stesso modello di business che comporta la riduzione dei costi con salari bassi e salvaguardie minime. Gli scandali quindi si susseguono ad  intervalli regolari. La società coinvolta può essere rimpiazzata ma può ancora essere utilizzata per altri appalti governativi. Oppure può fare un’offerta per lo stesso contratto pochi anni dopo, una volta calmatesi le acque. Il personale semplicemente si trasferisce sotto un nuovo padrone quando gli appalti cambiano di mano, ma rimangono intatte le stesse condizioni e la stessa cultura.
da qui      

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