L’aggettivo fascista
Da più parti si stigmatizza l’uso a
sproposito dell’aggettivo fascista, appiccicato come un insulto o come un
giudizio politico denigratorio alla forma dell’attuale governo. Non si potrebbe
che essere d’accordo se il termine fascista spingesse ad accostamenti
automatici con la storia passata ed evocasse sistemi (torture, omicidi
politici, deportazioni, leggi razziali etc) ovviamente sconosciuti oggi e non
previsti, almeno in Italia.
Se tuttavia si analizzano in profondità la cultura politica che anima i leader del Movimento 5 Stelle e della Lega, i comportamenti, le dichiarazioni, il rapporto con gli elettori e il presupposto agire “in nome del popolo”, considerandone soltanto una parte, ovvero quella forse pentita che li ha votati, allora il termine “fascista può essere utilizzato per l’analisi della cultura che anima e ispira, anche inconsapevolmente, la leadership attuale.
Se tuttavia si analizzano in profondità la cultura politica che anima i leader del Movimento 5 Stelle e della Lega, i comportamenti, le dichiarazioni, il rapporto con gli elettori e il presupposto agire “in nome del popolo”, considerandone soltanto una parte, ovvero quella forse pentita che li ha votati, allora il termine “fascista può essere utilizzato per l’analisi della cultura che anima e ispira, anche inconsapevolmente, la leadership attuale.
Beninteso, anche a scanso di querele, non
mi riferisco alle persone, né ai simboli, ma appunto al modo di rapportarsi
all’elettorato, alla formazione delle decisioni, allo schema propagandistico
organizzativo utilizzato per attuarle o spiegarne la mancata attuazione.
Mentre si diradano le assicurazioni su reddito di cittadinanza, legge Fornero, controllo dell’immigrazione, si vendono al popolo condoni edilizi e fiscali e fantomatiche congiure dei mercati e al tempo stesso si approfitta della posizione di maggioranza (o meglio di patto post elettorale) per occupare spazi di potere, promuovere amici degli amici, per lo più con dubbie qualità professionali.
Il tutto ammantato di grottesco materiale buono per le caricature e le comiche finali di Crozza, come l’ormai virale controllo a “370 gradi”.
Mentre si diradano le assicurazioni su reddito di cittadinanza, legge Fornero, controllo dell’immigrazione, si vendono al popolo condoni edilizi e fiscali e fantomatiche congiure dei mercati e al tempo stesso si approfitta della posizione di maggioranza (o meglio di patto post elettorale) per occupare spazi di potere, promuovere amici degli amici, per lo più con dubbie qualità professionali.
Il tutto ammantato di grottesco materiale buono per le caricature e le comiche finali di Crozza, come l’ormai virale controllo a “370 gradi”.
Basta rileggere
Einaudi, Gramsci, Gobetti, Flaiano, Eco, e altri padri nobili della cultura
liberista, cattolico popolare, socialista del Paese per chiedersi cosa ne
rimanga nella forma di governo attuale e nel suo modo di procedere.
Un piccolo
elenco fattuale di ciò a cui assistiamo:
·
ricerca del consenso con promesse elettorali non rispettate e non
rispettabili.
·
violazione di trattati internazionali e del dettato costituzionale.
·
distruzione consapevole di finanze pubbliche e risparmio privato.
·
occupazione di spazi televisivi, manipolazione dell’opinione pubblica,
ossessiva denuncia di complotti internazionali e di “nemici del popolo”.
·
criminalizzazione di categorie professionali e sociali considerate
fastidiose e disfattiste, come giornalisti, magistrati, banchieri,
intellettuali, stranieri immigrati, omosessuali. (Mancano i finanzieri ebrei,
ma ci arriveremo).
·
tradimento dei patti fra alleati di governo e criminalizzazione dei
dissidenti interni.
·
assolutismo della parola del capo, delegittimazione del rappresentante
ufficiale (in questo caso l’inesistente premier Conte)
·
inesistente ruolo dei ministri economici piegati alla volontà dei leader.
·
non trasparenza delle forme organizzative di movimento e partito, essendo
indiscussa la parola di uno (Salvini per la Lega) ed eterodiretta da un’oscura
piattaforma online (la Casaleggio e C.) quella dell’altro (Di Maio).
Linguaggio ai limiti della volgarità,
riassumibile in slogan e affermazioni che hanno il solo scopo di alimentare
consenso, sobillare sentimenti e nervi scoperti della popolazione, dirottare su
altri obbiettivi il conto dei fallimenti e delle promesse non mantenute. È la
logica del “me ne frego”, del “non arretreremo di un millimetro”, della ricerca
del capro espiatorio.
A questo si sommano banalità e indifferenza della maggioranza, il carburante dell’assolutismo di cui parlava Hannah Arendt.
A questo si sommano banalità e indifferenza della maggioranza, il carburante dell’assolutismo di cui parlava Hannah Arendt.
Grazie. A te e a Massimo Nava. Lo rilancio nel mio blog.
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