lunedì 10 dicembre 2018

SCHIZZO FRENIA (silenzio d’oro, parole di cacca) - Gian Luigi Deiana



considerare d’oro il silenzio del presidente del consiglio, come lui propone, è la condizione di un giochino da scuola materna, utile a mascherare cose ostiche da dire; considerare di cacca le parole con le quali il suo capo-premier salvini ha messo subito in pratica questa regola aurea, inondando il world web del suo fetore, è la riprova del senso del gioco: sussiego e merda;
dovendo trascurare il garbo futile del presidente, i personaggi del giorno sono tre, e con essi tre stili e soprattutto tre istituzioni tenute a operare in stretto limite di giurisdizione: una procura della repubblica, un corpo di polizia, e un ministero dell’interno; cioè il procuratore spataro, il capo della polizia gabrielli e il ministro salvini;
come è noto il ministro salvini ha annunciato e rivendicato via twitter la realizzazione di un’operazione di polizia ordinata dal procuratore spataro, mentre essa era ancora in corso, ne ha declamato l’arresto di quindici nigeriani e ha praticamente dato a vedere che non c’è nemmeno da perdere tempo con gli accertamenti e un regolare processo;
il procuratore spataro ha reagito aprendo nei confronti del ministro uno scontro istituzionale senza precedenti, appellandosi appunto alle prerogative della giurisdizione; e salvini ha controreplicato, in modo vile, scaricando sul capo della polizia il via libera alla divulgazione propagandistica della notizia;
il capo della polizia è gabrielli, il quale non molto tempo fa aveva denunciato come totalmente errata e illegale la conduzione delle operazioni di polizia al g8 di genova, proprio per la presenza diretta dei ministri di riferimento, fini e castelli, sul luogo di comando delle operazioni: è quindi legittimo aspettarsi ora una chiarificazione da parte di gabrielli sulla vicenda spataro-salvini;
come è noto salvini ha replicato secondo il suo linguaggio istituzionale preferito, quello da fogna, riferendosi alla presunta stanchezza senile di spataro e indicandogli la strada della pensione, cioè mandandolo a fare in culo;
dalla vicenda si possono trarre diverse istruttive indicazioni:
prima indicazione: se vi capita di avere a che fare con un giudice, potete tranquillamente mandarlo a farsi fottere, in aula o in facebook, perché tanto il ministro dell’interno lo ha fatto su twitter e in tv prima di voi;
seconda indicazione: immaginate di essere a lezione in una scuola e di dover spiegare che razza d regime è quello in cui le operazioni di polizia giudiziaria sono orientate dal ministro dell’interno, a prescindere dai relativi accertamenti ed eventuali iter processuali, e cioè a prescindere dalla legge, specie quando le persone oggetto delle indagini sono stigmatizzate e messe alla gogna in quanto il ministro stesso ne sottolinea l’appartenenza a specifici gruppi razziali;
terza indicazione: poiché il garante del corretto rapporto tra le istituzioni, e soprattutto il garante dell’autonomia della magistratura dal potere esecutivo è il presidente della repubblica, io sottoscritto g.l.d. mi aspetto legittimamente che il capo dello stato dica al suo ministro di smettere di scacazzare fuori dal suo water, oppure di mettersi a pannolone, trovarsi una badante rigorosamente lumbard e mettersi in pensione col suo giocattolino di twitter

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