«La manovra? Le do 7. Finalmente in Italia c’è un
governo con le palle». Così Matteo Salvini, vicepremier, ministro dell’interno, leader della
Lega, ha giudicato la prima legge di bilancio della coalizione gialloverde, a
poche ore dalla sua definitiva approvazione al Senato, dopo due mesi di tira e
molla con l’Europa.
E davvero, vorremmo dare ragione a Salvini. Vorremmo
credere che un governo italiano abbia avuto finalmente coraggio di fare quel
che doveva, di affrontare i problemi endemici che il Paese si porta dietro da
decenni, di sfidare il consenso dei gruppi sociali dominanti, di pensare al
futuro anziché al presente, di costruire l’inizio di una visione ambiziosa per
lo sviluppo dell’Italia nel ventunesimo secolo. Questo, è quel che avrebbe
dovuto fare un governo con le palle. Questo, non è quel che ha fatto il governo
Conte-Di Maio-Salvini con la sua prima legge di bilancio.
È una manovra senza palle perché non affronta
nessuno dei problemi cruciali dell’Italia,innanzitutto. Non c’è nulla, in manovra,
per combattere l’inverno demografico di questo Paese, dagli incentivi
all’occupabilità femminile al sostegno alle famiglie con figli. Nulla per
rilanciare la produttività della nostra economia, laddove si dimezza il piano
industria 4.0. Nessun investimento in istruzione, ricerca e innovazione, mentre
vengono tagliate le assunzioni dei ricercatori in università. Non una riga
sulla lotta alla criminalità organizzata. Alcune
questioni, al contrario, vengono addirittura aggravate: la sostenibilità futura
del nostro sistema pensionistico è peggiorata, ad esempio, a causa di quota
100. Così come di certo non si combatte l’evasione fiscale con un
condono - pardon, pace -, né tantomeno il lavoro nero con misure come il
reddito di cittadinanza che sembrano fatte apposta per chi vuole far finta di
essere disoccupato.
È una manovra senza palle
perché non è lungimirante, nemmeno un po’. Il futuro non esiste, per Lega e
Cinque Stelle. Non esistono le tematiche ambientali e il cambiamento climatico,
che imporrebbero seri interventi sul riscaldamento domestico e sulla mobilità.
Non esistono la ricerca, l’innovazione, il sostegno alla capitalizzazione delle
nuove imprese innovative
È una manovra senza palle, perché non sfida il
consenso. Al contrario, favorisce i gruppi sociali in funzione del loro peso
elettorale: i pensionati, prima di tutto, o comunque i baby boomer che non
vedono l’ora di andare in pensione. I disoccupati del Mezzogiorno e le loro
famiglie, cui viene gentilmente concesso un sussidio. Il mondo dei piccoli
professionisti e delle piccole imprese, che si ritrovano un importante sconto
fiscale, laddove la pressione fiscale complessiva aumenta. È quel che serve
all’Italia? Difficile credere che un Paese che invecchia abbia bisogno di nuovi
pensionati, che il sud si risollevi a mancette e che un taglio delle tasse
incondizionato possa far evolvere l’economia italiana. Il
filo rosso di queste politiche è che sono quelle che portano più voti, e basta.
È una manovra senza palle perché non è lungimirante,
nemmeno un po’. Il futuro non esiste, per Lega e Cinque Stelle. Non esistono le tematiche
ambientali e il cambiamento climatico, che imporrebbero seri interventi sul
riscaldamento domestico e sulla mobilità. Non esistono la ricerca,
l’innovazione, il sostegno alla capitalizzazione delle nuove imprese
innovative, la costruzione di un mercato di capitali per le startup sul modello
francese, l’unica cosa che ci permetterebbe di sfruttare la tecnologia a nostro
vantaggio, anziché subirla. Soprattutto,
non esiste un piano per rendere sostenibili i nostri conti pubblici nel
prossimo futuro: al governo, banalmente, non frega nulla di quel che
succederà tra un anno con le clausole di salvaguardia Iva che ha messo a
garanzia dei saldi attuali, figurarsi di quel che succederà alle pensioni tra
il 2030 e il 2045, quando il costo previdenziale raggiungerà il suo picco
massimo.
È una manovra senza palle, infine, perché non
rischia nulla. Volevano lasciare l’Euro e l’Unione Europea per puntare sulla Lira, come
hanno sempre sostenuto Bagnai e Borghi? Volevano bloccare tutte le
infrastrutture ad alto impatto ambientale per puntare sulla mobilità dolce e su
un modello di crescita non più fondato sul Pil? Volevi misure draconiane per
combattere una lotta senza quartiere all’evasione fiscale? Volevano abbattere
la pressione fiscale con una sola aliquota, bassa per giunta, per dare uno
shock violento all’economia? Niente di tutto questo. Gli anti-sistema si sono trasformati in
pallidi democristiani anni ’80, desiderosi solamente di tirare a campare fino
alle europee. Forse le palle di cui parla Salvini sono quelle che
han raccontato sin ora. Forse.
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