…Io sono un conservatore.
Non riesco ad ad accettare i sentieri imboccati dal cambiamento. Molti, almeno.
Il paesaggio urbano che mi circonda. E mi assedia. La plaga immobiliare che
avanza senza regole e senza soste. L'indebolirsi delle relazioni personali e
dei legami comunitari. Il declino dei riferimenti di valore -
perfino di quelli tradizionali. La famiglia ridotta a un centro servizi, a un
bunker sotto assedio. La retorica dell'individualismo esibizionista e
possessivo. Che ci vuole tutti imprenditori - di se stessi. La Rete
come unico "spazio" di comunicazione. Gli smartphone che rimpiazzano
il dialogo fra persone. I tweet al posto delle parole. La relazione senza
empatia. Le persone sparse che parlano - e ridono, imprecano,
mormorano - da sole.
In tanti intorno a un
tavolo, oppure seduti, uno vicino all'altro. Eppure lontani. Ciascuno per conto
proprio, a parlare con altri. In altri luoghi - distanti. Tempi strani, nei
quali tanti si sentono "spaesati", perché il "paese" appare
un residuo del passato. E la "comunità": un fantasma della
tradizione. Il lavoro senza regole e senza continuità. La
flessibilità senza fine e senza un fine. Cioè: la precarietà…
questi sarebbero i "conservatori" di cui abbiamo bisogno.
RispondiEliminaeppure, come diceva un mio prof di storia all'università, i veri rivoluzionari sono coloro che riescono a portare le cose vecchie nei modi e mondi nuovi.
ma anche di questi non se ne vedono
la retorica del nuovo e del cambiamento ammorba.
RispondiEliminase da noi apparisse il subcomandante Marcos il look vecchio del passamontagna sarebbe la cosa più importante:(