venerdì 4 gennaio 2013

Se non lavora per l’eguaglianza, a che serve la politica? - Pietro Modiano

...L’Italia è e un caso a sé: ha un livello di immobilità sociale molto elevato (e questo ce lo confermava l’Istat nel suo ultimo rapporto), uguale a quello delle maglie nere, Usa e Regno Unito, mentre ha una struttura di spese, entrate pubbliche, welfare tipica dell’Europa continentale. Nel nostro continente, l’asserita pesantezza degli stati si ripaga più o meno ovunque con un sovrappiù di equità nella distribuzione delle opportunità. In Italia, lo stato è insieme pesante e incapace di creare le condizioni dell’ uguaglianza. Questo è il dramma della nostra politica. E allora l’obiettivo, il primo obiettivo da perseguire in ordine di tempo, pare essere non quello di smantellare lo stato o di ridurne il peso (un peso non diverso in Italia dalle medie dell’Europa continentale), ma quello di aumentarne l’efficacia (che è quanto ci divide dell’Europa migliore). Un obiettivo che suscita minori passioni ideologiche di quanto non sia quello della riduzione quantitativa delle spese pubbliche come strumento per ridurre le tasse, e che è anche meno facile da perseguire.
Perché se il problema non è più quello delle dimensioni dello stato, ma è quello della sua efficacia come produttore di opportunità, allora si tratta di agire con una revisione completa e radicale, certosina, dei capitoli di spesa. Il che significa pensare a una difficile transizione, in cui – per esempio - la mobilità all’interno dell’ impiego pubblico andrà sostenuta con ammortizzatori sociali costosi, e da finanziare con strumenti, anche straordinari, adatti. E si tratta di affrontare di petto la questione dell’istruzione, senza pregiudizi. Magari pensando (ma esco dal seminato) all’estensione dell’obbligo a tutto il percorso fino al diploma, e a un investimento forte sulla scuola pubblica, che deve garantire, fino al diploma appunto, l’equa distribuzione delle opportunità, senza lasciare (come negli Usa) alle sole classi meno avvantaggiate l’interesse alla sua qualità formativa. Argomenti su cui ragionare, magari per ribaltarli, ovviamente, ma a partire da una visione comune della realtà e dei problemi, meno viziata da idee a priori e dal culto di ortodossie superate.

Nessun commento:

Posta un commento