Mario, nelle campagne di Lu Nibareddu ai
confini con Mureu, fa pascolare il bestiame.
C'è una strada che immagino polverosa
che costeggia quelle proprietà.
E' il 1945, la guerra è appena finita. A
Bortigiadas la guerra non si saprebbe nemmeno che cosa sia se non fosse per
quei figli, fratelli o mariti partiti e mai ritornati, tornati e mutilati,
tenuti prigionieri in Russia. O prima ancora sulle montagne del Carso, nella
Guerra del 15/18.
La strada polverosa, ricordatevela.
Macchine ne passavano davvero poche che
si stava settimane intere senza vederle.
Carri, magari, a trafficare grano e
carbone con l'Anglona.
Arriva da Sassari una macchina e alla
vista di Mario si ferma. Ne scende un uomo alto, elegante. Di una eleganza e
una bellezza d'altri tempi, una specie di Cavaliere.
Lo chiama a sè, il ragazzino.
Come ti chiami, gli domanda.
Mario, risponde quello impaurito.
Mario come, gli dice il Cavaliere.
Passaghe, risponde Mario.
Avevo un attendente che si chiamava
Passaghe, durante la guerra. Io sono Emilio Lussu.
Era mio zio, risponde pronto il
ragazzino.
Anche in quelle campagne sperdute di
Gallura l'eco di quel nome e di quelle gesta era arrivato, anche a Lu Nibareddu.
Estremo confine del mondo allora conosciuto. Solo la guerra li aveva portati
altrove, le migrazioni non erano ancora venute, l'onda delle migrazioni a
riportarseli via.
Meglio la miseria, meglio la fame.
E poi quel Cavaliere che nel frattempo,
leggendo i libri di storia, è diventato Ministro dell'assistenza postbellica
chide a Mario come si chiamano i posti, quante famiglie li abitino, quanti
bambini ci siano e se frequentino la scuola.
Non ce n'è di scuola, risponde Mario.
Poi se ne parte quell'uomo, il
Cavaliere, sulla macchina: lascia una scia di polvere e di vento nella strada
che si arrampica verso Tempio.
Si lascia Mario, dietro le bestie.
Poi arriva l'anno dopo e il Sindaco del
paese incontrando gli abitanti di Nibareddu si complimenta per l'istanza
avanzata per avere la scuola.
Noi non abbiamo fatto nessuna domanda,
rispondono quelli.
Più semplicemente Emilio Lussu era
intervenuto e fatto aprire la scuola a Lu Nibareddu, infinitesima frazione del
Comune di Bortigiadas.
Una scuola con i banchi, il maestro e
tutto quanto.
Una scuola dove in molti impararono a
leggere e a scrivere.
Prima era la politica che andava
incontro ai problemi, alle esigenze, alle aspirazioni - ancorchè segrete -
della gente. Ora è il bisogno che si mostra alla politica ed essa si nasconde,
gira il capo dall'altra parte. O sfruttandolo, il bisogno.
Ora è lo Stato che interviene a chiudere
le scuole, prima ero lo Stato che interveniva ad aprirle, a portare
l'isitruzione dove non c'era, a portare una speranza dove speranza non
esisteva.
Gli alunni di Nibareddu scrissero una
lettera a Lussu e quello, subito rispose…
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