giovedì 3 gennaio 2013

tutti i cittadini sono uguali, forse


Anche gli indiani detenuti in Italia hanno famiglia – Marco Boccitto
Sia lodato Shiva. Con la brillante risoluzione natalizia del caso dei due marò, la giustizia indiana, inaffidabile fino a ieri, è diventata improvvisamente un modello. Per la Farnesina è tempo di rimangiarsi le insinuazioni assai poco diplomatiche - e da che pulpito - sulla serietà e i tempi del sistema giudiziario indiano. E la destra militarista italiana può smorzare i toni razzisti con cui pretendeva la liberazione con tante scuse dei «nostri ragazzi», accusati di duplice omicidio. 
Giustizia è fatta, per ora. Previo deposito cauzionale di 828 mila euro, a garanzia del loro ritorno in India al termine delle festività, i nostri connazionali possono andare a casa in licenza premio. Oltre al panettone li aspetta l'affetto del presidente Napolitano, che li ha invitati al Quirinale nel caso dovessero fermarsi per qualche ora a Roma. E ideuzze niente male, come quella dell'ex ministra Adriana Poli Bortone che li vorrebbe eletti in parlamento per "scudarli" con un passaporto diplomatico. Il governo, magnanimo, ha già fatto trovare 300mila euro sotto l'albero ai parenti di Valentine Jelesine e Ajeesh Pink, le vittime, in cambio del ritiro della denuncia (altro esempio di giustizia equa e soldiale). 
Ma l'operazione andata a buon fine è il capolavoro del sottosegretario Staffan de Mistura, che prima difendeva i rifugiati per conto dell'Onu e oggi per conto Terzi tira fuori dai guai i fucilieri spediti da La Russa sui mercantili, in funzione anti-pirati e accidentalmente ammazza-pescatori. Niente da dire, la dignità della persona non ha colore né rango, i bisognosi sono tutti uguali. 
A tal proposito, ci sarebbero un po' di immigrati in attesa di giudizio nelle prigioni italiane che non hanno ucciso nessuno. Anche loro hanno una casa e una famiglia a cui tornare. Sarebbero ben lieti di farlo a natale, a pasqua o in un qualsiasi giorno feriale, senza aspettare (invano) il decreto svuota-carceri. Per i cittadini indiani di religione indù si potrebbe fare un bel libera-tutti nel giorno in cui si festeggia il compleanno di Ganesh, il dio della prosperità, del successo e di quella qualità che la diplomazia italiana venera solo quando gli fa comodo: la prudenza.

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