domenica 4 agosto 2019

scrivendo a Julian Assange



Viaggio a Belmarsh, il carcere di Julian Assange

Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks arrestato nei giorni scorsi, è stato portato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, soprannominato la Guantanamo britannica. La notizia è stata data da Vaughan Smith, amico dell’attivista, e confermata da sua madre, Christine Assange, su Twitter.


L’istituto penitenziario di Belmarsh si trova in una zona nel sud-est di Londra ed è finito sotto la lente d’ingrandimento nel 2001 quando, a seguito degli attacchi terroristici alle torri gemelle, il governo decise di rinchiudere al suo interno nove stranieri sospettati di terrorismo. Come riporta la Bbc, queste persone pur non essendo formalmente indagate, erano costrette a rimanere in celle molto piccole per 22 ore al giorno, non avevano ricevuto adeguata assistenza legale o sanitaria e non potevano pregare. Una condizione che Amnesty International aveva definito “inumana, crudele e degradante”, simile a quella dei detenuti di Guantanamo, il carcere statunitense statunitense aperto dall’amministrazione Bush nel 2001 a Cuba per internare i sospettati di terrorismo catturati in Pakistan e Afghanistan, e spesso paragonato a un campo di prigionia anche a causa di testimonianzedi uso della tortura per estorcere confessioni.
Qualcuno su Twitter ha sostenuto che le due strutture, Belmarsh e Guantanamo, non sarebbero in realtà paragonabili. Come riporta Business Insider, alcuni di loro hanno fatto notare che a Londra i detenuti possono usare la biblioteca, partecipare a seminari, sedute terapeutiche e anche fare ginnastica.

Com’è la situazione oggi
Secondo un report del 2018 del centro amministrativo che si occupa di ispezionare le carceri, la situazione dai report è molto migliorata e il carcere, nel complesso, è “gestito bene“. Rimangono, però, alcuni punti critici. L’istituto è sovraffollato, le attività di rieducazione sono considerate “scarse” e i detenuti continuano a passare la maggior parte del loro tempo all’interno della cella. Alcuni si sono lamentati di essere trattati senza rispetto e di non essere mai messi in grado di avere colloqui con dottori e infermieri (queste ultime affermazioni tuttavia sono state in parte smentite dal report, che evidenzia che all’interno dell’istituto c’è personale a sufficienza e l’assistenza medica viene garantita).
A complicare la vita di tutti i giorni all’interno di Belmarsh è anche la presenza – peraltro comune a gran parte delle strutture di massima sicurezza – di ergastolani, di persone con necessità particolari, di stranieri che non sempre parlano o capiscono la lingua inglese, e di detenuti che hanno bisogno di una qualche forma di protezione a causa del crimine che hanno commesso. “Soddisfare le esigenze di questi gruppi resta un compito molto complicato“, si legge nel report.

Gli altri detenuti di alto profilo
Julian Assange non è il primo detenuto famoso a essere stato rinchiuso all’interno di Belmarsh. In passato, hanno scontato la loro pena nell’istituto anche Ronnie Bigs, un cantante britannico che suonò coi Sex Pistols alla fine degli anni Settanta, il predicatore radicale Abu Hamza, il braccio destro di Osama Bin Laden in Europa Abu Qatada e il romanziere Jeffrey Archer. Quest’ultimo venne condannato per falsa testimonianza e ha raccontato la sua esperienza in un libro che riprende la struttura della Divina Commedia di Dante. La prima parte si intitola “Belmarsh Hell” (l’inferno di Belmarsh).



Julian Assange scrive una lettera da Belmarsh prison

(Published by The Canary, dated 13 May 2019, to independent journalist Gordon Dimmack)

Thanks Gordon. You are a good man.
I have been isolated from all ability to prepare to defend myself: no laptop, no internet, ever, no computer, no library, so far, but even if I get access it will be just for half an hour, with everyone else, once a week. Just two visits a month and it takes weeks to get someone on the call list and a Catch-22 in getting their details to be security screened. Then all calls except lawyers, are recorded and calls are max 10 minutes and in a limited 30-min window each day in which all prisoners compete for the phone. And credit? Just a few pounds a week and no one can call in.
The other side? A superpower that has been preparing for 9 years with hundreds of people and untold millions spent on the case. I am defenseless and am counting on you and others of good character to save my life.
I am unbroken, albeit literally surrounded by murderers, but the days when I could read and speak and organize to defend myself, my ideals, and my people are over until I am free! Everyone else must take my place.
The US government, or rather, those regrettable elements in it that hate truth liberty and justice, want to cheat their way into my extradition and death, rather than letting the public hear the truth, for which I have won the highest awards in journalism and have been nominated 7 times for the Nobel Peace Prize.
Truth, ultimately, is all we have.
J.P.A.

un'intervista del 2010:

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