mercoledì 24 giugno 2015

Insegnanti: da dipendenti di Stato a dipendenti del DS - Lucio Ficara

Se passasse il ddl scuola, e magari anche con il ricattatorio voto di fiducia chiesto al Senato, ci troveremmo davanti a un atto vessatorio fatto ai danni di tutti gli insegnanti italiani. Sarebbe un’onta che gli insegnanti non dimenticheranno mai, un tale disonore da segnare profondamente le distanze politiche tra chi ha un’idea di scuola altamente formativa e democratica, e chi invece pensa la scuola come un’azienda che deve produrre macchine umane da lavoro e profitti per il libero mercato. Sta di fatto che con questo ddl scuola, gli insegnanti da dipendenti di Stato passeranno ad essere dipendenti del proprio dirigente scolastico. Si sta confezionando una scuola di tipo verticistico, in cui il dirigente scolastico potrà assumere chi vuole e si presume che potrà fare altrettanto per licenziare. Infatti se, come è stato più volte detto dal Senatore Pietro Ichino, il Jobs Act valesse anche per la pubblica  Amministrazione, il dirigente scolastico potrebbe avviare il procedimento di licenziamento per gli insegnanti che non sono utili al suo progetto. Si tratta di una scuola che orbiterà intorno alla centralità del suo dirigente scolastico, che potrà di fatto decidere nella più assoluta autonomia, senza avere regole contrattuali ostative. Potrà organizzare gli organici, assegnare i docenti alle classi e ai plessi, e preparare ampi piani delle attività annuali, che tengano impegnati gli insegnanti per tutto l’anno scolastico. Gli insegnanti saranno orfani dei contratti collettivi nazionali, molto probabilmente non ci saranno più nemmeno i contratti integrativi d’Istituto, e saranno condizionati e condizionabili dal grande potere del dirigente scolastico. Ma cosa potrebbe comportare questa situazione, così tanto voluta dal partito democratico? Sicuramente assisteremo in alcuni casi ad una totale sudditanza psicologica nei confronti del proprio capo, in altri casi ad un inasprimento della conflittualità tra docente e dirigente. Solo coloro che nel “regno del DS”, troveranno un ruolo nello staff di direzione e condivideranno le linee dirigenziali, si potranno considerare meritevoli e potranno vivere l’ambiente con una certa tranquillità. In buona sostanza si intravede all’orizzonte una scuola gerarchica che prenderà il posto della scuola democratica. Non si tratta più di una scuola della “Repubblica”, ma di migliaia di scuole dei “dirigenti scolastici”. Si passerà  da una scuola del “noi” ad una scuola dell’ ”Io”, dove gli egoismi e i tradimenti fatti tra colleghi, saranno all’ordine del giorno. Una scuola che esalterà l’idea del “ homo homini lupus”, in cui i docenti mediocri e vili saranno i kapò di turno. Ma almeno tutto questo servirà a migliorare la scuola italiana? Bisogna sperimentare per giudicare la realtà di questi  fenomeni e vedere se sarà una scuola migliore. Tuttavia c’è molto scetticismo, anche perché in un’ Italia intrisa di corruzione e clientelismo, come è possibile poter pensare che una tale riforma della scuola possa funzionare?

Nessun commento:

Posta un commento