Se passasse il ddl scuola, e magari anche con il ricattatorio
voto di fiducia chiesto al Senato, ci troveremmo davanti a un atto vessatorio
fatto ai danni di tutti gli insegnanti italiani. Sarebbe un’onta che gli
insegnanti non dimenticheranno mai, un tale disonore da segnare profondamente
le distanze politiche tra chi ha un’idea di scuola altamente formativa e
democratica, e chi invece pensa la scuola come un’azienda che deve produrre
macchine umane da lavoro e profitti per il libero mercato. Sta di fatto che con
questo ddl scuola, gli insegnanti da dipendenti di Stato passeranno ad essere
dipendenti del proprio dirigente scolastico. Si sta confezionando una scuola di
tipo verticistico, in cui il dirigente scolastico potrà assumere chi vuole e si
presume che potrà fare altrettanto per licenziare. Infatti se, come è stato più
volte detto dal Senatore Pietro Ichino, il Jobs Act valesse anche per la
pubblica Amministrazione, il dirigente scolastico potrebbe avviare il
procedimento di licenziamento per gli insegnanti che non sono utili al suo
progetto. Si tratta di una scuola che orbiterà intorno alla centralità del suo
dirigente scolastico, che potrà di fatto decidere nella più assoluta autonomia,
senza avere regole contrattuali ostative. Potrà organizzare gli organici,
assegnare i docenti alle classi e ai plessi, e preparare ampi piani delle
attività annuali, che tengano impegnati gli insegnanti per tutto l’anno
scolastico. Gli insegnanti saranno orfani dei contratti collettivi nazionali,
molto probabilmente non ci saranno più nemmeno i contratti integrativi
d’Istituto, e saranno condizionati e condizionabili dal grande potere del
dirigente scolastico. Ma cosa potrebbe comportare questa situazione, così tanto
voluta dal partito democratico? Sicuramente assisteremo in alcuni casi ad una
totale sudditanza psicologica nei confronti del proprio capo, in altri casi ad
un inasprimento della conflittualità tra docente e dirigente. Solo coloro che
nel “regno del DS”, troveranno un ruolo nello staff di direzione e condivideranno
le linee dirigenziali, si potranno considerare meritevoli e potranno vivere
l’ambiente con una certa tranquillità. In buona sostanza si intravede
all’orizzonte una scuola gerarchica che prenderà il posto della scuola
democratica. Non si tratta più di una scuola della “Repubblica”, ma di migliaia
di scuole dei “dirigenti scolastici”. Si passerà da una scuola del “noi”
ad una scuola dell’ ”Io”, dove gli egoismi e i tradimenti fatti tra colleghi,
saranno all’ordine del giorno. Una scuola che esalterà l’idea del “ homo homini
lupus”, in cui i docenti mediocri e vili saranno i kapò di turno. Ma almeno
tutto questo servirà a migliorare la scuola italiana? Bisogna sperimentare per
giudicare la realtà di questi fenomeni e vedere se sarà una scuola migliore.
Tuttavia c’è molto scetticismo, anche perché in un’ Italia intrisa di
corruzione e clientelismo, come è possibile poter pensare che una tale riforma
della scuola possa funzionare?
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