Alla cortese attenzione del Sindaco di Milano, signor Giuseppe
Sala
Egregio signor Sindaco,
le scrivo a seguito della notizia circolata nella rete, che
un’associazione di ebrei legata alla Comunità Ebraica milanese, attraverso il
suo sito www.linformale.eu,
le ha chiesto, non si capisce a quale titolo, di adoperarsi per impedire la
partecipazione alla prossima manifestazione del 25 aprile, festa della
Liberazione, al movimento BDS (Boicotta Disinvesti Sanziona), calunniandolo con
accuse false e infamanti.
Il 25 aprile ricorda e celebra sì la memoria della lotta
contro la barbarie nazifascista, ma irradia anche un insegnamento e un monito
che cammina di generazione in generazione: il dovere di opporsi a ogni
oppressione per liberare ogni popolo oppresso da chiunque ne sia l’oppressore.
Per questa ragione, lo slogan più ripetuto nella
manifestazione dell’antifascismo è “Ora e sempre Resistenza!”; pertanto
chiunque inalberi simboli che richiamano alla libertà e all’indipendenza dei
popoli è legittimo erede dei partigiani.
Signor Sindaco, io non mi permetto di chiederle di prendere
posizione sul BDS, voglio solo sottoporle un’accorata sollecitazione a non
prestarsi a legittimare un uso scellerato e strumentale dall’accusa di
antisemitismo o di terrorismo contro BDS. L’unico scopo di tali falsità e
quello di tappare la bocca, imbavagliare il pensiero e criminalizzare una
militanza sacrosanta, che si batte per i diritti di un popolo oppresso, i cui
territori sono occupati, colonizzati da cinquant’anni, le cui topografie
esistenziali sono devastate, ai cui figli è negato il presente e il futuro, la
cui gente è sottoposta a punizioni collettive e a un autentico apartheid a
causa del quale i palestinesi subiscono un diuturno ed incessante stillicidio
di vessazioni e patiscono la negazione sistematica della dignità sociale e
personale.
Signor Sindaco, questa situazione tragica, violenta e
ingiusta è denunciata con forza anche dalle voci più coraggiose della stampa e
della società israeliana. A titolo di esempio riporto qui alcuni brani del
discorso pronunciato davanti all’assemblea delle Nazioni Unite il 16 ottobre
2016 da Hagai El-Ad, direttore esecutivo del gruppo israeliano per i diritti
umani Bet’Tselem: “Ho parlato alle Nazioni Unite contro
l’occupazione perché sono israeliano. Non ho un altro paese. Non ho un’altra
cittadinanza, né un altro futuro. Sono nato e cresciuto qui e qui sarò sepolto:
mi sta a cuore il destino di questo luogo, il destino del suo popolo e il suo
destino politico, che è anche il mio. E alla luce di tutti questi legami,
l’occupazione è un disastro.
[…] Ho parlato alle Nazioni
Unite contro l’occupazione perché i miei colleghi di B’Tselem ed io, dopo così
tanti anni di lavoro, siamo arrivati a una serie di conclusioni. Eccone una: la
situazione non cambierà se il mondo non interviene. Sospetto che anche il
nostro arrogante governo lo sappia, per cui è impegnato a seminare la paura
contro un simile intervento.
[…] Non ci sono possibilità che
la società israeliana, di sua spontanea volontà e senza alcun aiuto, metta fine
all’incubo. Troppi meccanismi nascondono la violenza che mettiamo in atto per
controllare i palestinesi.
[…] Non capisco cosa il governo
voglia che facciano i palestinesi. Abbiamo dominato la loro vita per circa 50
anni, abbiamo fatto a pezzi la loro terra. Noi esercitiamo il potere militare e
burocratico con grande successo e stiamo bene con noi stessi e con il mondo.
Cosa dovrebbero fare i
palestinesi? Se osano fare manifestazioni, è terrorismo di massa. Se chiedono
sanzioni, è terrorismo economico. Se usano mezzi legali, è terrorismo
giudiziario. Se si rivolgono alle Nazioni Unite, è terrorismo diplomatico.
Risulta che qualunque cosa
faccia un palestinese, a parte alzarsi la mattina e dire “Grazie, Raiss” –
“Grazie, padrone” – è terrorismo. Cosa vuole il governo, una lettera di resa o
che i palestinesi spariscano? Non possono sparire”.
L’antisemitismo, signor Sindaco, è stato ed è uno dei crimini
più odiosi; farne uso di vergognosa propaganda al fine di legittimare politiche
di oppressione contrarie a ogni principio del diritto internazionale è infame.
Proprio in occasione delle recenti polemiche, la comunità
ebraica romana in una sua nota, ne ha rispolverato a pappagallo una versione
inventata dal talento di Bibi Netanyahu: “L’Anpi sceglie di cancellare la
Storia e far sfilare gli eredi del Gran Muftì di Gerusalemme che si alleò con
Hitler con le proprie bandiere…” (la Repubblica 20/04/2016). Ovvero, chi
inalbera la bandiera palestinese, simbolo dell’identità e della dignità di un
popolo oppresso, sarebbe erede del Gran Mufti di Gerusalemme del tempo della
Seconda Guerra Mondiale, noto per le sue simpatie filonaziste. Questo argomento
se non fosse una vigliaccata sarebbe ridicolo e patetico, tanto più se serve
come scusa alle istituzioni della Comunità Ebraica romana per non partecipare
alla manifestazione a cui ha pieno titolo ad esserci, ma non contro
l’aspirazione alla libertà e all’indipendenza del popolo palestinese.
Da ultimo, signor Sindaco, mi permetto di rivolgermi a lei a
titolo personale. Se lei desse legittimità a chi vuole criminalizzare BDS,
metterebbe anche su di me, che ne sostengo il diritto, la libertà e la piena
legittimità, lo stigma del terrorista antisemita. Mi permetto orgogliosamente
di ricordarle che sono ebreo per nascita, cittadino milanese da 68 anni,
militante antifascista dall’età della ragione e che ho dedicato oltre
quarant’anni a far conoscere e a celebrare i valori specifici e universali della
cultura ebraica, rappresentandoli in teatro, scrivendone e parlandone.
In questi ultimi anni per aver sostenuto i diritti del popolo
palestinese ho ricevuto ogni sorta di spietati insulti e maledizioni; ci ho un
po’ fatto il callo, ma se, ancorché indirettamente, l’istituzione della mia
città si unisse al coro, il vulnus colpirebbe non me, ma i valori della
tradizione antifascista e democratica della nostra Milano.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà
rivolgermi
Moni Ovadia
Nessun commento:
Posta un commento