Julian
Assange è un prigioniero politico che non è stato mai accusato di un crimine.
Che
poche persone sappiano questo e che importanti organi di stampa abbiano
opportunamente ignorato questo fatto, è una messa in stato d’accusa per tutti i
leader politici occidentali che dichiarano di interessarsi dei diritti umani e
delle libertà civili, ma che restano in silenzio o, peggio, riguardo a uno dei
prigionieri di coscienza più famosi del mondo.
Nel
2015, il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione arbitraria
ha scoperto che i governi del Regno Unito e della Svezia avevano detenuto
arbitrariamente Assange. Hanno ordinato il suo rilascio e l’indennizzo.
Di
fatto, è detenuto nell’ambasciata ecuadoriana di Londra, dove il governo
dell’Ecuador gli ha accordato asilo politico. Se cercherà di andarsene, sarà
estradato in Svezia dove è ricercato per un interrogatorio in un caso
penale per il quale non è stata portata nessuna accusa.
Ma
la vera minaccia è che la Svezia lo estraderebbe negli Stati Uniti, dove un
gran giurì è probabile che lo incriminerebbe. In effetti è considerato
probabile che sia stata già preparata un’incriminazione sigillata.
Sarebbe
imprigionato e potrebbe affrontare una condanna all’ergastolo o perfino
la
pena di morte.
Ma
non ha commesso reati. Assange e la sua organizzazione WikiLeaks hanno fatto
azioni giornalistiche, concentrandosi in particolare sulla difesa dei
diritti umani e delle libertà civili. Questo è il motivo per cui ha ricevuto
così tanti premi giornalistici.
Il
vero reato di WikiLeaks è stato quello di rivelare i crimini commessi dal paese
più potente del mondo.
Grazie
a WikiLeaks, milioni di persone hanno potuto vedere il video segreto dei
soldati statunitensi che, nel luglio 2007, uccidevano con colpi di arma
da fuoco 18 persone in Iraq, compresi due impiegati della Reuters, nel luglio
2007.
Nel
luglio 2010, Wikileaks ha pubblicato il Diario della guerra in Afghanistan che
comprendeva più di 75.000 precedenti rapporti delle forze armate americane in
Afghanistan.
Anche
i registri della Guerra in Iraq, dove sono state elencate 66.000 morti di
civili in Iraq, sono stati diffusi da WikiLeaks, rivelando l’esteso uso della
tortura da parte delle forze irachene. I dossier indicano che forse gli Stati
Uniti sapevano della tortura quando affidavano migliaia di prigionieri alla
custodia irachena.
Le
migliaia di cablogrammi diplomatici pubblicati da WikiLeaks nel novembre 2010,
in collaborazione con i più importanti organi di stampa, compresi il New York
Times e il Guardian di Londra, hanno rivelato anche violazioni dei diritti
umani, corruzione e altri crimini compiuti da vari governi.
WikiLeaks
ha anche sviluppato una metodologia per proteggere le “talpe” che rivelano
abusi e crimini. I sostenitori dei diritti umani in tutto il mondo hanno usato
i documenti di WikiLeaks per sfidare i governi e difendere i loro cittadini in
tribunale e nel settore dell’opinione pubblica.
Non
ci sorprende che le persone più potenti del mondo, specialmente negli
Stati Uniti vorrebbero zittire e punire qualcuno che rivela i loro
crimini e le loro atrocità.
Quello
che ci sorprende o che dovrebbe sorprenderci, è che abbiano ottenuto così tanta
aiuto nel farlo.
Mark
Weisbrot è condirettore del Centro per la ricerca economica e politica Research
a Washington, D.C. I lettori possono scrivergli a: CEPR, 1611 Connecticut
Avenue NW, suite 400, Washington, D.C., 20009.
Da:
Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale:
The Sacramento Bee
Traduzione
di Maria Chiara Starace
Traduzione
© 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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