Ben, che abbiamo conosciuto dalla nascita ne “Il quinto figlio”, è
cresciuto, è solo e ha grandi problemi.
Doris Lessing riesce a farci vedere il mondo con gli occhi di Ben, e
non ci riuscirebbero in molti.
non è una storia che lascia indifferenti, anzi si soffre proprio.
a volte pensiamo di essere nel migliore dei mondi possibili, o comunque
a metà classifica, occorre che qualcuno ci ricordi l’inferno dei viventi, come
dice Calvino, senza che giriamo la faccia.
un gran libro, da leggere dopo “Il quinto figlio”, è un uno-due
tremendo, ma necessario - franz
Ben Lovatt, il bambino che Doris Lessing ci ha
presentato nel suo memorabile romanzo Il quinto figlio, considerato inumano
dalla sua stessa famiglia, è diventato grande. Troppo grande: chi lo incontra
si spaventa e solo raramente suscita curiosità; molto più spesso provoca paura,
fastidio, un certo grado di nervosismo. Nessuno crede che sia ancora solo un
ragazzo, ma in realtà ha da poco raggiunto la maggiore età, momento funesto per
Ben perché significa che più nessuno è obbligato a occuparsi di lui. Non la
famiglia che, dopo essersi spezzata proprio a causa sua, si è faticosamente
ricostruita; non l'assistenza sociale, anche perché lo stesso Ben non è in
grado di farsi aiutare. E' alla mercé di chi incontra, talvolta sono persone
gentili, più spesso profittatori. E così si trova a viaggiare per il sud della
Francia e poi verso il Brasile, coinvolto prima in un traffico di droga e poi
in affari molto più loschi e pericolosi. Fino alla fine, col fiato sospeso, il
lettore è avvinto alle sorti di questo gigante buono, di questo ragazzo
inesorabilmente diverso, sempre in cerca di qualcuno che gli sia simile e che
non lo faccia più sentire così disperatamente solo.
Abbiamo già incontrato Ben, il piccolo mostro nato in una famiglia
borghese, nel breve romanzo di Doris Lessing Il
quinto figlio (1988;
Feltrinelli, 1988): l'abbiamo visto crescere come forza maligna e
incontenibile, capace di distruggere la sua stessa famiglia, e poi sparire
lasciando la madre lacerata dai sensi di colpa. Quel piccolo libro di grande
impatto emotivo - a metà tra l'apologo morale e la favola malefica del genere
Stephen King - aveva fatto molto discutere, sollecitato le più varie
ipotesi interpretative, fino a diventare una sorta di allegoria sociale, la
metafora di un'Europa del benessere a confronto con i diseredati del mondo. Ben
era comunque l'altro, destinato a rompere equilibri di comodo; il diverso
inassimilabile, un essere che non era facile accettare e neppure riconoscere
come proprio simile, con sentimenti, bisogni, desideri come chiunque altro.
Lo ritroviamo oggi nel seguito che Doris Lessing ha da pochi mesi dato alle stampe, Ben nel mondo. Respinto dalla famiglia, emarginato da tutti, incapace di badare a se stesso e persino di provare la sua età, Ben è facilmente preda di imbroglioni e sfruttatori. È proprio dalla sua incerta identità che prende l'avvio il nuovo romanzo, dall'enigma del suo aspetto inquietante e minaccioso: ha diciotto anni ma ne dimostra quaranta per le rughe intorno agli occhi e la corporatura massiccia che mette tutti in allarme, le larghe narici, i lunghi capelli e le ciglia gialli; persino il suo accento "educato", che mal si accorda con gli abiti sporchi e laceri che indossa, ha un effetto spiazzante su chi lo ascolta…
Lo ritroviamo oggi nel seguito che Doris Lessing ha da pochi mesi dato alle stampe, Ben nel mondo. Respinto dalla famiglia, emarginato da tutti, incapace di badare a se stesso e persino di provare la sua età, Ben è facilmente preda di imbroglioni e sfruttatori. È proprio dalla sua incerta identità che prende l'avvio il nuovo romanzo, dall'enigma del suo aspetto inquietante e minaccioso: ha diciotto anni ma ne dimostra quaranta per le rughe intorno agli occhi e la corporatura massiccia che mette tutti in allarme, le larghe narici, i lunghi capelli e le ciglia gialli; persino il suo accento "educato", che mal si accorda con gli abiti sporchi e laceri che indossa, ha un effetto spiazzante su chi lo ascolta…
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