Il caso Enrica
Lexie, dopo due anni, si sta avvicinando alle fasi finali, dopo una serie di
rinvii e complicazioni diplomatiche, mistificazioni e propaganda elettorale
tanto in India quanto in Italia: elementi che hanno aperto la strada alla
“narrazione tossica” della vicenda dei due marò, strapazzata da un’informazione
generalmente superficiale e, in alcune circostanze, platealmente nociva.
Poco più di un anno
fa, su Giap,
pubblicammo due lunghi(ssimi) articoli, molto densi di dati e fonti, che
smontavano punto per punto la ricostruzione offerta da Il Giornale, Libero e Il Sole 24 Ore: una
storia che si basa sulle teorie raffazzonate del sedicente “ingegnere” Luigi Di Stefano, dirigente nazionale di Casapound.
Quei due post si
sono presto trasformati in un’inchiesta collettiva, e hanno avuto un numero
esorbitante di visite e condivisioni sui social media. Il primo dei due è
stato visitato da oltre mezzo milione di IP unici, e ogni giorno continua ad
attirare lettori.
Da quei post è nato
anche un libro, presentato in giro per l’Italia e recensito su
importanti testate nazionali.
Eppure, a distanza
di un anno, la quasi totalità dei media nazionali finge che quello smontaggio non
abbia mai avuto luogo, e continua a raccontare falsità e mezze verità,
stravolgendo completamente l’intera vicenda.
L’impianto
complottista e sciovinista della “ricostruzione Di Stefano” si è anzi
arricchito di nuovi collaboratori, nuovi protagonisti e nuove bufale,
abbracciate con entusiasmo da diverse testate giornalistiche, programmi
televisivi, opinionisti e parlamentari.
Abbiamo individuato
le principali criticità e incomprensioni di massa e qui sotto, per punti,
proveremo a sciogliere la matassa spacciata per verità a una fetta
considerevole dell’opinione pubblica italiana. Per tutte le altre questioni,
rimandiamo ai due post precedenti e, soprattutto, al libro…
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