lunedì 3 marzo 2014

Il partito della Troika - Andrea Baranes

L’Europa è la posta in gioco. Siamo oppressi dal peso dei sistemi di welfare e dalla protezione dei diritti umani, dei lavoratori e dell’ambiente che ci frenano nella competizione con gli altri grandi player mondiali: USA, China o Bangladesh.
Dal momento che i soldi pubblici sono andati alle banche per sistemare il loro piccolo problema, abbiamo vissuto al di là dei nostri mezzi, godendo di un welfare che non possiamo permetterci. Sarebbe scortese chiedere alle banche di ridare indietro i soldi e non sarebbe cosa buona per i loro futuri profitti, quindi dobbiamo ridurre le nostre spese stravaganti su lussi non necessari come i servizi pubblici essenziali. L’Europa spreca troppo in salute e educazione. Ferie pagate, congedi di malattia e sussidi di disoccupazione non possono esistere se dobbiamo competere con aziende che sfruttano la manodopera e vogliamo vendere i nostri prodotti e servizi in tutto il mondo. Competere fino alla morte è la sola strada per la felicità!...
  
“Vota per noi e non dovrai votare mai più”. È uno degli slogan con cui irrompe sulla scena europea, in vista delle elezioni di maggio, il Partito della Troika. I messaggi sono chiari, There Is No Alternative, non c'è alternativa: l'austerità è l'unica strada, e di fronte a Stati spendaccioni e inefficienti sono Banca Centrale Europea, Fmi e Commissione europea a indicare la via. Istituzioni che oggi finalmente decidono di scendere in campo e di mettersi in gioco, candidandosi alle elezioni per il Parlamento europeo.
La campagna è stata lanciata in contemporanea in molti Paesi europei, tramite il sito troikaparty (http://troikaparty.eu/) dove è possibile trovare materiali, cartoline e analisi sulle posizioni del Partito della Troika e per un'Europa in cui “una competizione fino alla morte con Cina e Bangladesh sul piano del costo del lavoro è l'unica via per la felicità”. Nella propria presentazione, viene sottolineato come “subiamo ancora il peso di sistemi di welfare e di volere proteggere i diritti umani e legislazioni ambientali che non ci consentono di competere come vorremmo. Ora dobbiamo ridurre le spese inutili e stravaganti, come quelle per i servizi pubblici essenziali. L'Europa spreca troppi soldi per la sanità o la scuola, mentre tali risorse servono per finanziare le banche e risolvere i loro piccolissimi problemi”.
Chiariamo: si tratta evidentemente di un'iniziativa goliardica e satirica. Non esiste nessun “Partito della Troika” che si presenta in Europa o altrove. L'idea è nata durante gli incontri dell'Alter Summit ed è stata poi sostenuta e sviluppata da molte organizzazioni e reti europee da tempo impegnate a denunciare gli impatti delle politiche di austerità e delle decisioni delle istituzioni europee e internazionali.
Se l'iniziativa è goliardica, quindi, l'obiettivo è serissimo: mettere in evidenza le assurdità dell'attuale modello europeo. Assurdità tanto nel merito quanto nei processi. Nel merito denunciare come l'austerità sia il problema, non la soluzione. Come in tutti i Paesi che hanno applicato le dottrine imposte dalla Troika, non solo gli impatti sociali sono stati enormi, a partire dall'aumento della disoccupazione, ma anche lo stesso rapporto debito / Pil che si intendeva fare scendere sta continuando a peggiorare. Eppure da parte dei burocrati europei, a oggi, nessun ripensamento, nessuna alternativa. Si continua ad applicare una teoria economica fallimentare con un'ostinazione che rasenta il fanatismo.
Riguardo i processi decisionali in Europa, poi, l'iniziativa mette in luce la debolezza di un Parlamento europeo, unico soggetto democraticamente eletto dai cittadini, che non ha potere legislativo, mentre le decisioni vengono assunte in altri luoghi, e in particolare proprio dalle istituzioni che compongono la Troika. Ecco allora che un “partito della Troika” che si presenta alle elezioni per il Parlamento europeo evidenzia il peccato originale dei meccanismi europei, creando un corto circuito tra le istituzioni del vecchio continente.
Un paradosso, per stimolare una riflessione sui cambiamenti necessari e per la richiesta di un diverso modello europeo. Perché il paradosso maggiore è che oggi il “partito della Troika” non ha bisogno di elezioni per rappresentare e decidere per conto dei cittadini europei.

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