Nei giorni
scorsi ho scritto privatamente a Neil Young (una volta) e a Scarlett Johanson [sic] (un paio di volte). Quelle lettere rimarranno
private.
Purtroppo,
non ho ricevuto risposta. E quindi, essendo un po’ disorientato, ho deciso di
scrivere questa nota sulla mia pagina Facebook.
Neil?
Penserò a lungo a questo fatto. Noi non ci conosciamo molto, ma tu sei sempre
stato uno dei miei eroi. Sono confuso.
Scarlett?
Oh, Scarlett. Ho conosciuto Scarlett qualche anno fa, credo alla reunion dei
Cream al Madison Square Garden [era il 2005]. Ricordo che all’epoca era fieramente
contraria ai neo conservatori, e disgustata da Blackwater (l’esercito privato
di Dick Cheney in Iraq); potevi a ragione pensare che fosse una giovane donna
forte e indipendente che credeva nella verità, nei diritti umani, nella legge e
nell’amore. Confesso che mi presi una specie di cotta. Non c’è peggior scemo
che un vecchio scemo.
Anni dopo,
la scelta di Scarlett di stare con SodaStream anziché con Oxfam [Johansson ha
da poco lasciato il
suo ruolo di ambasciatrice dell'associazione per i diritti umani filo
palestinese, che ricopriva dal 2005] è un atto intellettuale, politico e civile
così notevole che è difficile da razionalizzare, per le persone cui stanno a
cuore gli oppressi, quelli che vivono un’occupazione esterna e che sono
trattati da cittadini di serie B.
Vorrei fare
alla Scarlett di qualche anno fa una domanda o due. Scarlett, giusto per fare
un esempio, sei consapevole che il governo israeliano ha raso al suolo 63 volte
un villaggio beduino nel deserto del Negev, nel sud di Israele, l’ultima volta
il 26 dicembre 2013? Quel villaggio è abitato da beduini, che – senza dubbio –
sono cittadini israeliani protetti da tutti i diritti che vengono dalla loro
cittadinanza. Beh, in realtà non proprio tutti: nell’Israele “democratico” ci
sono cinquanta leggi che discriminano i cittadini non ebrei.
Non voglio
fare una lista di tutte queste leggi (le trovi nei registri del parlamento
israeliano), né elencare i gravi abusi dei diritti umani compiuti da Israele
sia in politica interna sia in politica estera. Non mi basterebbe lo spazio. Ma
torniamo alla mia amica Scarlett Johanson.
Scarlett,
ho letto le tue giustificazioni: dici che i lavoratori palestinesi di
SodaStream della fabbrica in Cisgiordania hanno la stessa paga di quelli
israeliani, oltre alle stesse opportunità e gli “stessi diritti”. Davvero? Gli
stessi diritti?
Hanno per
caso il diritto di votare?
Hanno
libero accesso a ogni strada?
Possono
andare al lavoro senza aspettare ore per superare i controlli delle forze
militari dell’occupazione?
Dispongono
di acqua potabile?
Hanno a
disposizione dei servizi igienici?
Hanno la
cittadinanza?
Hanno il
diritto di non assistere al rapimento dei propri figli nel cuore della notte –
problema piuttosto comune?
Hanno il
diritto di appellarsi contro imprigionamenti arbitrari e senza un preciso
termine?
Hanno il
diritto di ri-occupare le proprietà e le case che possedevano prima del 1948?
Hanno il
diritto di vivere una normale e onesta vita famigliare?
Possiedono
il diritto all’auto-determinazione?
Hanno la
possibilità di continuare a sviluppare una vita culturale dalle radici antiche
e profonde?
Se non sei
sicura di come rispondere a queste domande, te lo suggerisco io. La risposta a
tutte queste domande è NO.
I
lavoratori di SodaStream non possiedono nessuno di questi diritti.
Di
conseguenza, queli sono gli “stessi diritti” di cui parlavi?
Scarlett,
sei innegabilmente carina, ma se pensi che SodaStream stia costruendo dei ponti
per la pace, stai innegabilmente prestando poca attenzione.
Con affetto
R.
La classe non è... acqua.
RispondiEliminaScommetto che questa lettera non ha avuto l'attenzione dei media mainstream...
ti piace vincere facile...
RispondiElimina