"Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie..."
è una lettera, un riconoscimento e un abbraccio a Dorine, che c'è sempre stata e non poteva non esserci, come se non fosse stato possibile il contrario.
un'amore di quelli che esistono davvero, per fortuna - franz
Gérard Horst, questo il suo vero nome, viennese, incontra
Dorine, giovane attrice inglese, nel 1947 in Svizzera dove lui si era rifugiato
e dove lei faceva teatro. Da quel momento non si sono più lasciati.
Cinquantotto anni dopo ripercorre gli anni della giovinezza e della militanza,
dai primi incerti inizi parigini dove Gorz inizia la carriera di traduttore, di
giornalista, poi di filosofo. E' una confessione senza veli, in cui Gorz
ammette di non aver sempre tenuto la moglie nella giusta considerazione, salvo
poi riconoscere come l'intera sua opera porta il segno della presenza di
Dorine, del suo sostegno, del dialogo sempre vivo tra loro. André e Dorine Gorz
hanno attraversato insieme la seconda metà del Novecento, vivendo da comprimari
le idee, le battaglie, le sfide sociali e personali di quest'ultima metà del
secolo. Un racconto che è la storia di una vita, dell'impegno politico e
intellettuale, ma anche il ritratto di un'epoca, dalla fine della guerra ai
giorni nostri, di incontri con uomini straordinari, da Sartre a Marcuse.
Lettera a D. si conclude con questa frase: "Vorremmo non sopravvivere
l'uno alla morte dell'altro. Ci siamo detti che se, per assurdo, dovessimo
vivere una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme". Gorz ha messo fine
ai suoi giorni, insieme a sua moglie Dorine afflitta da una grave malattia, il
25 settembre 2007.
…Gorz è costretto a raccontare di come, negli anni più
difficili, fosse completamente assorbito dal suo lavoro e di come D.
rappresentasse un appoggio imprescindibile. Il punto è che lui lasciava
intendere che fosse lei quella incapace di vivere senza dare questo sostegno.
In altre parole, lei era scontata, scontato il suo amore, quindi scontate tutte
le manifestazioni amorose e, infine, scontata sembrava la sua mancata
realizzazione personale. Questa considerazione dei lei era poco dignitosa. In
una visione antiquata della figura femminile, D. appariva la classica donna che
sostiene sempre il suo uomo, il quale a sua volta non sente di essere
abbastanza fino a quando non ha realizzato principalmente se stesso. Ma André e
D. non erano una coppia di altri tempi, anzi. Erano invece moderni e D. più di
André, grazie al suo donare senza pretendere nulla. La Lettera, dunque, è non
solo manifestazione dell’amore dell’autore per la compagna della sua vita, ma
anche atto di onestà intellettuale. Egli sente doveroso ammettere che D. non è
una donna qualsiasi, ma è quella donna che rende l’esistenza quotidiana, con i
suoi alti e bassi, degna di essere vissuta. La vita di André è D. e non può
esserci altra vita senza di lei. Ormai vecchio, ma sempre lucido ed estremamente
acuto, Gorz è pronto ad ammetterlo, accetta questo dato e se ne assume ogni
responsabilità.
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