domenica 16 marzo 2014

dice Carlo Verdone, e poi Davide Ghezzo

Carlo Verdone:
Una volta al mese mi chiamano in case che non conosco per portare conforto a un caso disperato, a un malato terminale, a qualcuno che sta soffrendo intensamente. Il dolore è democratico. Frequento proletari e nobili, ceto medio. “Mi faceva piacere conoscerla, volevo ringraziarla per tutta l’allegria che mi ha dato” mi dicono. Io mi siedo, ascolto le loro storie e anche se esco con il cuore a pezzi, so di essere utile a qualcosa. So’ una specie di antidepressivo in carne e ossa. Forse il più bel premio della mia carriera.

Davide Ghezzo:
…arte come terapia dell’anima dunque del corpo. Per questo non ho mai pensato a chiedere l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta, nemmeno nei momenti più difficili. Mi sono sempre bastate letteratura e musica, romanzi e canzoni, capaci non di cancellare il dolore, ma di sublimarlo, di rigenerarti dentro, di ridarti l’energia e lo sguardo giusto sul mondo.

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