Carlo
Verdone:
Una volta al mese mi
chiamano in case che non conosco per portare conforto a un caso disperato, a un
malato terminale, a qualcuno che sta soffrendo intensamente. Il dolore è
democratico. Frequento proletari e nobili, ceto medio. “Mi faceva piacere
conoscerla, volevo ringraziarla per tutta l’allegria che mi ha dato” mi dicono.
Io mi siedo, ascolto le loro storie e anche se esco con il cuore a pezzi, so di
essere utile a qualcosa. So’ una specie di antidepressivo in carne e ossa.
Forse il più bel premio della mia carriera.
Davide Ghezzo:
…arte come terapia dell’anima dunque del
corpo. Per questo non ho mai pensato a chiedere l’aiuto di uno psicologo o
psicoterapeuta, nemmeno nei momenti più difficili. Mi sono sempre bastate
letteratura e musica, romanzi e canzoni, capaci non di cancellare il dolore, ma
di sublimarlo, di rigenerarti dentro, di ridarti l’energia e lo sguardo giusto
sul mondo.
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