…Ma, allora, se oltre
ai giovani italiani, francesi, anche quelli inglesi e tedeschi partono di casa,
pardon, dal loro Paese. Soprattutto se diplomati e laureati. E vanno altrove.
Negli USA, in Sud America, in Australia. Ma anche in Germania, in Inghilterra.
Perfino in Francia e in Italia. Insomma non fuggono, ma vanno
"altrove". Per fare esperienze, per migliorare le loro competenze,
per imparare meglio le lingue. Per "sfuggire" al controllo della
famiglia e della comunità. Per inseguire le loro curiosità e per raggiungere,
incontrare, i contatti stabiliti sulla rete. Ovviamente, per cercare quel non
trovano nel loro Paese. Lavoro, ma anche riconoscimento, novità e innovazione.
Amicizia. D'altronde, l'Erasmus, all'università, li ha socializzati al mondo. Così,
non fuggono, "partono" e, a volte, ritornano. Ma poi ripartono.
Dipende dalle opportunità, dalle convenienze. Ma anche dalle loro scelte
"personali". Il fatto è che sta finendo, in parte è già finito, il
tempo della civiltà stanziale. Quando ci si muoveva solo per necessità o per
costrizione. Certo, in altre aree, ovviamente, la "fuga" è e resta
una necessità drammatica. Causa di grandi migrazioni. Ma in Europa i giovani
non fuggono. Se non, talora, da noi. Gli adulti. I loro genitori.
Al loro posto, lo farei anch'io.
Al loro posto, lo farei anch'io.
Nessun commento:
Posta un commento