venerdì 7 marzo 2014

Quinta lettera a Beppe Grillo - Silvano Agosti

Per rispetto alla privacy la lettera è “strettamente riservata e personale”.
Caro il mio Beppe,
non conosco le vere ragioni che ti spingono a sfiorare il rischio di una lenta e inesorabile erosione, della fresca compattezza di un movimento che, al suo esordio, ha suscitato tante simpatie anche in chi da anni non andava più a votare.
Il movimento 5 stelle rivelava le stesse caratteristiche dell’infanzia : ininterrotta e dinamica vitalità, propensione alla creatività e al gioco.
Poi improvvisamente si schiude la prima trappola, quella di autodefinirsi “il primo partito del Paese”, quella di corteggiare il progetto di ottenere il 51 % dei voti, magari per poter instaurare nuovi esperimenti di ibridi desolanti come l’attuale scelta di questo povero ragazzo di Firenze, che sembra non essersi accorto dell’abisso in cui ha già iniziato a cadere.
Dal ponte di comando è difficile o forse perfino impossibile verificare l’irreparabilità dello scafo. Una nave in sfaldamento, altri direbbero “ormai marcia”, non si ripara cambiando continuamente il comando.
“Dividi e regna”, il metodo aureo per sottomettere qualsiasi realtà nascente, da parte di qualsiasi Potere. Caro Beppe, hai dato una bella mano a chi non sogna altro che il tuo bel movimento si frantumi, magari creando appunto un altro partito.
Non conosco i motivi reali delle scissioni che con la tua severa e forse inconsapevole collaborazione ti ha fatto decidere di espellere altri senatori dal movimento e non credo possa neppure esistere una buona ragione per punire qualcuno, senza verificare le proprie dirette o indirette responsabilità in cio’ che accade.
Ho sempre diffidato di considerare democratico un metodo che si basa sulla quantità e non sulla qualità delle scelte.
Tu anche questa volta, invece di offrire una più profonda consapevolezza della gravità di un errore, hai cercato l’appoggio di una maggioranza numerica per “punire” chi aveva sbagliato.
Mentre chi sbaglia andrebbe encomiato o perfino premiato per aver avuto il coraggio e la libertà di esprimere comunque i propri dubbi.
Io ti ho sempre ospitato nel mio affetto pensando che eri l’incarnazione di quel bambino che ha osato contrapporsi a una massa compatta di servi che elogiavano gli abiti inesistenti del re, rivelando che il Re era semplicemente nudo.
Mi piacerebbe farti conoscere quel bimbo, lui era gentile e armonioso e l’intera sua forza risiedeva nella sua innocenza. In un attimo è stato capace di rivelare che la forza di chi regna è nella complicità di chi ha deciso di essere suo servo.
La maggioranza si può comprare, ma l’unanimità e la coesione si conquistano, momento per momento, occasione dopo occasione.
Sono quindi convinto che un movimento debba fluire compatto verso una direzione concordemente stabilita e raggiunta con paziente fiducia nella propria verità…

2 commenti:

  1. Agosti ha troppa fiducia nell'uomo, mentre Beppe si rende conto che l'esempio di coerenza in atto non può cedere senza crollare.

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  2. e però, se non si sta attenti, si finisce come in "Dieci piccoli indiani" di Agata Christie.

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