martedì 28 aprile 2015

Appello ai docenti resistere, resistere, resistere. Anzi, reagire, reagire, reagire per non perire

Con la proposta di modifica delle norme che interessano la scuola, dopo quelle di modifica dell’ordinamento parlamentare e del sistema elettorale, questo Governo e questo Parlamento stanno operando la più grave inversione nel sistema dei diritti sui cui poggia la nostra democrazia. Tutto ciò che lega la sequela dei provvedimenti approvati dal Partito-Governo e dal Notaio-Parlamento ha un unico fine svuotare di ogni significato e rilevanza le norme poste a tutela dei diritti dei cittadini elettori e lavoratori. Lo spregio alle garanzie approntate dalla nostra Costituzione, sta trasformando la funzione delle istituzioni rappresentative, di quella che era la sovranità popolare, in una liturgia burlesca della democrazia.
La proposta sulla scuola è in perfetta linea con questo disegno. Qui con un cinismo inusitato e inquietante, si intende realizzare una radicale spoliazione dei diritti fondanti riconosciuti dalla Costituzione al nostro sistema di istruzione e alla sua funzione primaria, l’insegnamento, che viene ad essere privata di ogni garanzia. Brandendo la spada della stabilizzazione del lavoro, tra l’altro ormai imposta dalle sentenze della magistratura, il Governo gira la lama nella carne lacerata da anni di sacrifici dei tanti precari della scuola, ai quali promette una stabilità più precaria di quella finora vissuta, in cambio di sostegno ad un estremo sradicamento della democrazia nelle nostre scuole e alla loro trasformazione in un sistema feudale assai lontano dalle esperienze più buie della nostra storia post unitaria.
I precari entreranno “nudi” nei cosiddetti “albi” e potranno, in ogni tempo, dopo un’infruttuosa messa in disponibilità, uscirne “spogliati”, se non cacciati dalla stessa scuola e senza più alcuna possibilità di potervi fare ritorno. In modo non dissimile toccherà agli attuali docenti cosiddetti "di ruolo" che nelle aule scolastiche hanno visto i loro capelli divenire sempre più grigi e i loro ex alunni divenire padri, madri, colleghi. Anch’essi saranno ogni tre anni, ed in ogni momento, sottoposti al volere di novelli satrapi a cui questo Governo vuole affidare il loro futuro professionale e lavorativo e la vita e il destino della scuola italiana.
I satrapi di Renzi nelle “loro” scuole, amministreranno la giustizia (procedimenti disciplinari), riscuoteranno i tributi (5 x mille e balzelli vari a carico di famiglie e studenti), recluteranno “le truppe per l’esercito del Gran Re” (chiamata diretta dei docenti e il loro licenziamento), nomineranno tra i paria coloro (collaboratori) che dovranno essere i loro “occhi” e le loro “orecchie”, che possano riportare al “Gran Re” ogni percezione, ogni battito di ciglia. Ben presto alcuni dei nuovi satrapi stamperanno moneta con la loro effigie, altri personalizzeranno la “loro” scuola con la loro immagine -qualcuno l’ha già fatto e il signor ministro dell’istruzione e il signor presidente del Consiglio non possono non esserne a conoscenza -. Ma è proprio questo che vogliono: trasformare le nostre scuole in moderne satrapie.
La nostra Costituzione, signor Presidente della Repubblica, ha ancor senso citarla? Ha ancora senso chiedere ai giudici di applicare le leggi che dalla Costituzione discendono ed in essa trovano la loro legittimità? Ci auguriamo che tutto questo sia il racconto di un brutto sogno che gradualmente svanisce alle prime ore del mattino. Purtroppo sappiamo che così non è. Per la nostra scuola si annunciano tempi bui e il nostro appello ai docenti con può che essere: resistere, resistere, resistere. Anzi, reagire, reagire, reagire per non perire.

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