Con la proposta di modifica delle norme che interessano la
scuola, dopo quelle di modifica dell’ordinamento parlamentare e del sistema
elettorale, questo Governo e questo Parlamento stanno operando la più grave
inversione nel sistema dei diritti sui cui poggia la nostra democrazia. Tutto
ciò che lega la sequela dei provvedimenti approvati dal Partito-Governo e dal
Notaio-Parlamento ha un unico fine svuotare di ogni significato e rilevanza le
norme poste a tutela dei diritti dei cittadini elettori e lavoratori. Lo
spregio alle garanzie approntate dalla nostra Costituzione, sta trasformando la
funzione delle istituzioni rappresentative, di quella che era la sovranità
popolare, in una liturgia burlesca della democrazia.
La proposta sulla scuola è in perfetta linea con questo
disegno. Qui con un cinismo inusitato e inquietante, si intende realizzare una
radicale spoliazione dei diritti fondanti riconosciuti dalla Costituzione al
nostro sistema di istruzione e alla sua funzione primaria, l’insegnamento, che
viene ad essere privata di ogni garanzia. Brandendo la spada della
stabilizzazione del lavoro, tra l’altro ormai imposta dalle sentenze della
magistratura, il Governo gira la lama nella carne lacerata da anni di sacrifici
dei tanti precari della scuola, ai quali promette una stabilità più precaria di
quella finora vissuta, in cambio di sostegno ad un estremo sradicamento della
democrazia nelle nostre scuole e alla loro trasformazione in un sistema feudale
assai lontano dalle esperienze più buie della nostra storia post unitaria.
I precari entreranno “nudi” nei cosiddetti “albi” e
potranno, in ogni tempo, dopo un’infruttuosa messa in disponibilità, uscirne
“spogliati”, se non cacciati dalla stessa scuola e senza più alcuna possibilità
di potervi fare ritorno. In modo non dissimile toccherà agli attuali docenti
cosiddetti "di ruolo" che nelle aule scolastiche hanno visto i loro
capelli divenire sempre più grigi e i loro ex alunni divenire padri, madri,
colleghi. Anch’essi saranno ogni tre anni, ed in ogni momento, sottoposti al
volere di novelli satrapi a cui questo Governo vuole affidare il loro futuro
professionale e lavorativo e la vita e il destino della scuola italiana.
I satrapi
di Renzi nelle “loro”
scuole, amministreranno la giustizia (procedimenti disciplinari), riscuoteranno
i tributi (5 x mille e balzelli vari a carico di famiglie e studenti),
recluteranno “le truppe per l’esercito del Gran Re” (chiamata diretta dei
docenti e il loro licenziamento), nomineranno tra i paria coloro
(collaboratori) che dovranno essere i loro “occhi” e le loro “orecchie”, che
possano riportare al “Gran Re” ogni percezione, ogni battito di ciglia. Ben presto
alcuni dei nuovi satrapi stamperanno moneta con la loro effigie, altri
personalizzeranno la “loro” scuola con la loro immagine -qualcuno l’ha già
fatto e il signor ministro dell’istruzione e il signor presidente del Consiglio
non possono non esserne a conoscenza -. Ma è proprio questo che vogliono:
trasformare le nostre scuole in moderne satrapie.
La nostra Costituzione, signor Presidente della Repubblica,
ha ancor senso citarla? Ha ancora senso chiedere ai giudici di applicare le
leggi che dalla Costituzione discendono ed in essa trovano la loro legittimità?
Ci auguriamo che tutto questo sia il racconto di un brutto sogno che
gradualmente svanisce alle prime ore del mattino. Purtroppo sappiamo che così
non è. Per la nostra scuola si annunciano tempi bui e il nostro appello ai
docenti con può che essere: resistere, resistere, resistere. Anzi,
reagire, reagire, reagire per non perire.
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