Nell’ultimo anno e mezzo, mentre la percezione dell’opinione pubblica sulla
solidarietà in mare si rovesciava, abbiamo costruito una mappa di indagini e
storie per raccontarvi come avviene il soccorso nel Mediterraneo, chi se ne
occupa, chi lo coordina, cosa fanno le Ong, cosa dicono le leggi, e decifrando
man mano anche fascicoli giudiziari e iniziative politiche. Vi proponiamo i
nostri approfondimenti qui tutti insieme in ordine cronologico.
Un anno e mezzo di lavoro sul soccorso in mare, il ruolo italiano e il
coinvolgimento delle navi delle Ong si è in parte necessariamente incrociato
con i nostri approfondimenti sulla Libia e la Guardia Costiera libica, che trovate
invece riuniti qui.
1. I numeri degli arrivi via mare nel 2014, 2015 e 2016
A fine gennaio 2017, mentre si parlava di “record di sbarchi in
Italia”, abbiamo analizzato i dati degli arrivi del 2016,
comparati a quelli dei due anni precedenti, con le nostre infografiche.
2. Più di 8 mila salvati a Pasqua – diario di bordo
A Pasqua del 2017, con un mare tempestoso, è stato messo in mare dai
trafficanti in Libia un numero molto alto di imbarcazioni tutte insieme, che
hanno richiesto il salvataggio di 8.300 mila persone in pochi giorni. Mentre
alcuni media ed esponenti politici riprendevano le generiche accuse del
procuratore di Catania Zuccaro alle Ong di costituire un “fattore di
attrazione” per il flusso di migranti, e di essere conniventi con gli
scafisti, Giulia Bertoluzzi era a bordo della nave di soccorso Iuventa
della Ong tedesca Jugend Rettet, e scriveva per noi un diario di viaggio dei salvataggi di
quei giorni.
3. Cosa c’è di falso o sviante nelle accuse alle Ong
Pochi giorni dopo, il 10 maggio 2017, Francesco Floris e Lorenzo Bagnoli pubblicavano per noi
un’indagine, dati e documenti alla mano, dimostrando punto per punto
cosa non tornava nelle generiche accuse lanciate alle Ong: la questione del
“pull factor”, le contraddizioni di Frontex, le smentite della Guardia
Costiera, la natura della Guardia Costiera libica, il ruolo di Malta, la
questione dei transponder.
4. Chi sono, come lavorano e come si finanziano le Ong in mare
A maggio 2017, Giacomo Zandonini ha creato per noi un identikit delle navi di soccorso delle Ong presenti in
quel momento in mare di supporto a navi militari e mercantili,
dalla più grande alla più piccola: chi erano, come si finanziavano, come si
chiamavano le barche, di chi erano le barche, le differenze di capacità, quanto
costavano a ogni Ong le operazioni, le dimensioni degli equipaggi, la
fisionomia dei loro uffici a terra.
5. Il rapporto Blaming The Rescuers di Forensic
Oceanography
Il 10 giugno 2017, a fronte di più di 1.800 persone tratte in salvo, sette
cadaveri recuperati e 27 dispersi, la Marina libica sostiene di avere
intercettazioni che dimostrerebbero che le Ong ricevono informazioni in
anticipo sulle partenze dei gommoni; intima loro di stare fuori dalle acque
territoriali libiche e respinge verso la Libia 570 persone. Soltanto 24 ore
prima veniva presentato a Roma un rapporto investigativo dettagliato, “Blaming the rescuers”, che
argomenta una volta per tutte che non solo le accuse alle Ong sono infondate,
ma che servono a oscurare precise responsabilità dell’Europa.
6. Cosa dice l’insieme di leggi sul soccorso in mare
A luglio 2017, la Coalizione per le Libertà e i Diritti Civili pubblica una guida fondamentale al soccorso in mare,
che ricostruisce attraverso l’evoluzione del diritto marittimo e delle
convenzioni internazionali la storia della solidarietà con chi è in difficoltà
nel Mediterraneo e gli obblighi che questa comporta per tutti.
7. Dalle accuse di Zuccaro al “codice di condotta”
Durante l’estate 2017, la campagna denigratoria nei confronti delle Ong –
inaugurata dalle dichiarazioni del Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro prima
che fosse aperto alcun fascicolo – rovescia completamente l’atteggiamento
dell’opinione pubblica italiana, la stessa che nel 2013 aveva salutato con
grande solidarietà l’inaugurazione dell’operazione Mare Nostrum. In parallelo,
fra aprile e agosto del 2017 l’accordo fra Italia e Libia stravolge lo scenario
nel Mediterraneo. In questo sommario del 28 luglio 2017 vi
raccontavamo quali fossero le cose nuove da sapere, fra cui la presenza di navi
militari italiane in acque libiche, e le continue morti in mare mentre si
imponeva alle Ong, da sempre coordinate dalla Guardia Costiera italiana, un
cosiddetto “codice di condotta”.
8. La Libia annuncia unilateralmente la creazione della propria Sar
Il 10 agosto 2017, la Marina libica annuncia da Tripoli di voler allargare
il divieto di ingresso alle Ong di decine di chilometri oltre le canoniche 12
miglia nautiche nazionali, quindi in acque internazionali, istituendo una
propria zona di “Search and rescue” per intercettare e riportare i migranti in
Libia. Si presume si tratti del ripristino della zona Sar imposta a suo tempo
da Muammar Gheddafi – una decisione unilaterale la cui legalità è dubbia. La
Guardia Costiera italiana chiede alle Ong di arretrare le operazioni per la
loro incolumità.
Nancy Porsia è stata la prima giornalista a ricostruire le figure dei
trafficanti libici più coinvolti nel traffico di persone, a denunciarne i
legami con quella stessa Guardia Costiera libica con cui l’Italia stava facendo
accordi, e a raccontare dalla Libia la complessità dell’impatto dei fondi
europei e italiani su uno scenario polverizzato in fazioni e afflitto –
nonostante l’abbondanza di risorse – da una disperante povertà. Il giorno dopo l’annuncio di Tripoli le abbiamo chiesto
di rispondere a quattro domande per noi cruciali.
9. Perché Msf non firma il “codice di condotta”
Il 1° agosto 2017, in una concitata giornata di mediazioni con il Viminale,
Medici senza frontiere spiega in questa intervista a Open Migration perché
ha deciso, insieme ad altre Ong impegnate in mare, di non firmare il cosiddetto
“codice di condotta”.
10. Gefira e gli Identitari di Defend Europe
A Cipro come a Catania viene fermata e respinta la C-Star, un’imbarcazione
di Defend Europe che emula le Ong in mare “al contrario” dicendo di voler
respingere i migranti. Intanto, il think tank Gefira e il movimento degli
Identitari che hanno innescato la campagna contro le Ong vanno conosciuti più
da vicino. Ad agosto 2017, Lorenzo Bagnoli ne ha ricostruito qui per noi la storia, le
origini (molto distanti da dove si collocano adesso) e i legami politici – e ha
intervistato per noi sia la Gefira vecchia e nuova sia gli italiani di
Generazione Identitaria.
11. Il sequestro della Iuventa e gli infiltrati sulla nave di Save The
Children
L’Ong tedesca Jugend Rettet si vede sequestrare la nave di soccorso Iuventa
dalle autorità italiane, che avevano messo agenti in borghese a bordo di alcune
navi delle Ong per sorvegliarne l’operato (e, come poi si è scoperto nel caso
della Von Hestia di Save The Children, per sorvegliare i sorveglianti). Un anno
dopo, un’investigazione per favoreggiamento degli scafisti per l’equipaggio
della Iuventa è ancora pendente – l’unico procedimento ancora aperto fra tutti
quelli intentati contro le Ong. In queste due analisi vi raccontavamo in tempo
reale cosa stava succedendo in mare con la
presenza delle forze dell’ordine a bordo delle navi di soccorso, e cosa potevamo concludere dalla lettura completa e
dall’analisi del fasciscolo sul sequestro della Iuventa.
12. Meno gommoni dalla Libia, ma in mare si muore di più
È quello che conclude Francesca Romana Genoviva analizzando per noi a settembre 2017 i dati sulle
partenze dalla Libia e sui naufragi nel Mediterraneo centrale.
13. Soccorrere diventa sempre più pericoloso
Il 6 novembre 2017, Sea Watch denuncia uno scontro in mare con l’aggressivo
equipaggio di un’unità della Guardia costiera libica, un episodio durante il
quale annegano almeno 50 persone. Il 18 gennaio 2018 l’allora direttore
dell’Ong tedesca Sea Watch Axel Grafmanns ci racconta in questa intervista il
suo timore che soccorrere in mare stia diventando sempre più pericoloso.
14. Diario dall’Aquarius in un gennaio letale
Nonostante d’inverno le partenze dalla Libia tendano sempre a diminuire, il
gennaio del 2018 fa registrare un alto numero di morti. Federica Mameli si
trova a bordo della nave Aquarius di SOS Méditerranée durante alcuni difficili
salvataggi e un naufragio, e tiene un diario per noi.
15. Il breve sequestro della nave spagnola Open Arms
A marzo scatta il sequestro della nave dell’Ong spagnola ProActiva
Open Arms, che si è rifiutata di consegnare alla Guardia Costiera libica 218
migranti salvati in mare. Capitano della nave, capo missione e direttore della
Ong vengono accusati di associazione a delinquere e favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina – dalla stessa procura che accusò le Ong prima
che venisse bloccata la Iuventa. Nel giro di poche settimane, tutte le accuse
cadranno, la nave verrà dissequestrata, l’inchiesta archiviata. Qui vi raccontavamo cosa dicevano le carte e su quali
basi giuridiche poggiavano le accuse.
16. Il secondo fascicolo su Open Arms e il fantasma di Malta
Ad aprile il Gip di Catania Nunzio Sarpietro conferma il sequestro
della nave di soccorso spagnola Open Arms, mentre i nuovi dati
dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni dicono che a fronte di un calo
negli arrivi, in mare si muore il 75 per cento di più. E sono rimaste poche le
navi di soccorso, costrette, come Aquarius in questi giorni, a negoziare con la
Guardia Costiera libica il salvataggio di centinaia persone. Abbiamo analizzato le nuove, più dettagliate carte sulla Open
Arms, e siamo andati a Malta per capire come mai, da molti anni, lì non si
sbarca.
17. Il ricorso a Strasburgo per il naufragio del 6 novembre
Alcuni parenti delle vittime del naufragio del 6 novembre 2017, legato al
comportamento aggressivo di un’unità della Guardia costiera libica, hanno
deciso di fare ricorso contro l’Italia presso la Corte europea di Strasburgo.
Il nostro paese è di fatto accusato di delegare alla Guardia costiera libica il
compito di effettuare respingimenti che sono vietati dalle convenzioni
internazionali. Il 9 maggio 2018 Claudia Torrisi ricostruisce per noi come si è arrivati
al processo e cosa hanno scoperto su quell’incidente in mare i ricercatori di
Forensic Oceanography.
18.L’aeroplano che aiuta ad avvistare le barche in difficoltà
Marta Bellingreri e il fotografo Alessio Mamo sono stati con i piloti della
Humanitarian Pilots Initiative a bordo di Moonbird, l’aeroplano che supporta i
soccorsi nel Mediterraneo centrale e che ha partecipato alle contese operazioni
dei primi di maggio 2018. Ci hanno raccontato in esclusiva la loro esperienza. Mentre
scriviamo, Moonbird, come la nave Sea Watch 3, è bloccato a Malta senza
spiegazioni.
19. Nelle mani della Guardia costiera libica si muore di più
A fronte di un drastico calo negli arrivi dalla Libia rispetto al 2017, dai
dati che ci ha comunicato Iom Libia a giugno 2018 emerge che si muore in
proporzione di più, e sotto la nuova, rivendicata responsabilità della Guardia
costiera libica. Subito dopo l’uscita di questa analisi realizzata da Laura Clarke il
28 giugno con le nostre infografiche, alla Libia viene ufficialmente
riconosciuta la sua zona Sar esclusiva di ricerca e soccorso. In pochi giorni,
si verificano tre nuovi naufragi.
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